Il Centre Pompidou di Parigi ha chiuso per un intervento di ristrutturazione che durerà cinque anni, e di cui vi avevamo già anticipato qualcosa su Domus. La riapertura è attesa nel 2030, ma non c’è da disperare: nel frattempo, le attività del museo continueranno attraverso una serie di sedi temporanee in Francia e nel mondo. Le raccontiamo tutte su Domus.
Il Centre Pompidou ha chiuso, per cinque anni avrà solo sedi temporanee
Il Centre Pompidou di Parigi chiude per restauro fino al 2030, ma le sue attività si spostano in una rete di sedi temporanee tra Francia, Europa, Asia e America Latina. Domus vi racconta dove visitare le mostre e i progetti del museo, in attesa della sua riapertura.
Courtesy PCA Stream
Grand Palais, Paris. Source: Wikimedia Commons
Immagine: Henri Matisse, La Gerbe, 1953. Courtesy LACMA Los Angeles
Immagine: Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, impasse Ronsin, 1961
Immagine: Niki de Saint Phalle, Paris, 1961. A sinistra Jean Tinguely
Courtesy Marion Pinaffo & Raphaël Pluvinage
Immagine: Carlos Cruz-Diez, Environnement Chromointerférent, 1974–2003.
Pom Pom Pidou © lille3000, Fiesta, 2025
Immagine: Maurizio Cattelan, Spermini, 1997
Maschere in lattice dipinte, 17,5 × 9 × 10 cm (ciascuna)
Courtesy Maurizio Cattelan’s Archive
Foto: © Attilio Maranzano
Courtesy Maurizio Cattelan’s Archive / Foto: © Attilio Maranzano
Immagine: Maurizio Cattelan, Untitled, 2001
Courtesy Archivio di Maurizio Cattelan
Copyright: Foto: © Centre Pompidou-Metz / Marc Domage / 2025 / Mostra Dimanche sans fin
Immagine: Carlos Cruz-Diez, Chromosaturation, De Ranava x Centre Pompidou
Immagine: Robert Delaunay Formes circulaires, Soleil n° 2, 1912 – 1913 Peinture à la colle sur toile 100 x 68,5 cm Don de Société des Amis du Musée national d'art moderne, 1961 Collection Centre Pompidou, Paris Musée national d’art moderne - Centre de création industrielle.
Foto : © Centre Pompidou, MNAM-CCI/Georges Meguerditchian/Dist. GrandPalaisRmn
Immagine: Andrea Branzi, Germinal Seat, 2022
Immagine: Eszter Salamon, Landscaping, stills. Courtesy Mattias Pollak
Un altro sguardo sull’artista è offerto dalla mostra Kandinsky face aux images, in corso al LaM di Lille fino al 14 giugno 2026.
Immagine: Vassily Kandinsky, Mit dem schwarzen Bogen, 1912. Courtesy Centre Pompidou
Immagine: Tarek Atoui, Standing Waves, Cukrarna Gallery. Foto: Blaz Gutman
Foto: Hervé Gloaguen
Immagine: Modello 3D. Courtesy Solano Benitez
Immagine: Rendering. Courtesy OMA
Foto: Audrey Laurans
Foto: Carlos Criado
Courtesy: Centre Pompidou X West Bund Museum Project
Courtesy Moreau Kusunoki in collaborazione con Frida Escobedo
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- Giorgia Aprosio
- 23 settembre 2025
Sei lunghi anni di lavori, sono quello che ci vuole per rinnovare oggi l'edificio simbolo dell'architettura high-tech, progettato negli anni Settanta da Piano, Rogers e Franchini: un'icona del Novecento che a suo tempo ha rivoluzionato il concetto di museo, trasformandolo in spazio accessibile, multidisciplinare, cuore pulsante di un intero quartiere.
Un intervento innanzitutto strutturale e necessario, che il Pompidou ha saputo trasformare in opportunità.

"Métamorphose" è il titolo scelto per questa fase di transizione, una parola che ben riassume la nuova visione: sparisce l'icona, resta il programma (o forse sarebbe meglio dire: l'icona si trasforma, il programma si moltiplica). Quello che poteva ridursi a un semplice trasloco temporaneo sembra in questo caso essersi rivelato un'occasione di profonda riflessione sul ruolo dei musei. Al centro, una consapevolezza: l'idea di centralità culturale ha bisogno di aggiornarsi. La stagione dei grandi edifici identitari, delle architetture-monumento firmate da archistar, cede il passo a un nuovo paradigma. Le istituzioni si ripensano come reti, non più come contenitori.
Nuove consapevolezza che danno vita a un curioso paradosso: mentre il Beaubourg si svuota, il Pompidou si espande.
Non si tratta più di accentrare, semmai di distribuire. Sperimentare un modello culturale capace di raggiungere pubblici diversi in contesti diversi – anche lontano dai centri della metropoli. Il nuovo programma si articola in una fitta costellazione di collaborazioni, tra nuove aperture, progetti itineranti e presenze strategiche, entra in dialogo con altri luoghi, li abita temporaneamente con una logica ben lontana da quella espansiva di altri tempi, fatta di brand globali e sedi permanenti all'estero. Ma dove si materializza concretamente questa metamorfosi? Scopriamolo insieme, sede per sede, in un viaggio che ci porta dalle banlieue parigine alle capitali europee, dai musei di provincia ai nuovi spazi sperimentali tra Parigi, Île-de-France, Europa, Asia e America Latina.
Grand Palais, il flagship parigino per le mostre di punta del Pompidou
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© ANTOINE MERCUSOT FOR CHATILLON ARCHITECTES
© CHARLY BROYEZ FOR CHATILLON ARCHITECTES
Durante la chiusura del Beaubourg, gli spazi monumentali del Grand Palais accoglieranno parte della programmazione di punta del Centre Pompidou, in una collaborazione strategica tra due pilastri della cultura francese. Già a giugno è andata in scena la retrospettiva dedicata a Mohamed El Khatib; fino a luglio era visitabile Fun Palace, collettiva ispirata all’utopia architettonica di Cedric Price, realizzata con il sostegno del Chanel Culture Fund. In calendario anche mostre dedicate all’Art Brut, a Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, e una grande esposizione su Henri Matisse 1941–1954, che racconterà l’ultima, travolgente stagione creativa del pittore. All’orizzonte, una mostra monografica su Francis Bacon, attesa per il 2027.
Lumière, l'indirizzo temporaneo della Bibliothèque publique d'information
A partire da agosto, la Bibliothèque publique d'information — la storica Bpi che occupava i piani bassi del Beaubourg — si è trasferita nel complesso Lumière, nell’ex centro commerciale di Bercy. Un trasloco che ridisegna la geografia della lettura pubblica e della mediazione culturale a Parigi, spostandola in un quartiere meno centrale ma in piena trasformazione.
Laboratorio aperto e Musée Picasso fuori città: il Centre Pompidou Francilien a Massy
La sede di Massy, a sud di Parigi, è il progetto più ambizioso di questa fase. Non solo un deposito, ma un laboratorio aperto al pubblico. Progettato dallo studio francese PCA-Stream, lo spazio ospita 120.000 opere, inclusa parte della collezione del Musée Picasso. Oltre alle funzioni logistiche e conservative, sarà un luogo di trasparenza museale: il pubblico potrà seguire restauri, spostamenti, processi archivistici. Tra i partner tecnici, anche l’italiana Sintra, responsabile della climatizzazione.
Constellation: il Pompidou, ma non a Parigi
Il programma Constellation è il cuore di questa stagione: una rete di mostre, eventi e collaborazioni che porta la collezione del Pompidou in luoghi inaspettati. Pom Pom Pidou a Lille, Couleurs! a Monaco, Maurizio Cattelan: Dimanche sans fin a Metz, Kandinsky alla Philharmonie, e ancora Hors Champs, nuova declinazione itinerante del festival Hors Pistes. Una costellazione che decostruisce l'idea di museo centralizzato, e si accende in tutta la Francia.
Il Pompidou ma non in Francia: le sedi all'estero
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© Aki
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© Centre Pompidou
© Thibaut Chapotot Centre Pompidou
Ma la geografia temporanea del Pompidou si estende ben oltre la Francia. A Shanghai prosegue la partnership con il West Bund Museum, attiva dal 2019, mentre a Bruxelles, dopo anni di collaborazione e preparazione, aprirà nel 2026 KANAL – Centre Pompidou, un nuovo centro culturale multidisciplinare all’interno dell’ex garage Citroën. Nel 2027 è previsto anche un nuovo centro a Foz do Iguaçu, in Brasile, simbolicamente posizionato tra tre nazioni, a conferma dell’ambizione diplomatica e globale dell’istituzione.
Anche l’Italia rientra in questa costellazione internazionale: tra il 2026 e il 2027, il Pompidou sarà presente con progetti espositivi tra Roma e Rovigo, segnando l’inizio di collaborazioni inedite con il sistema museale italiano.
Scopri le mostre e gli appuntamenti da non perdere nella gallery.
Con la chiusura del Beaubourg da settembre 2025 al 2030 per un importante restauro, il Centre Pompidou ha trasformato una pausa forzata in un'opportunità strategica: ripensarsi come museo diffuso. Il programma espositivo dei prossimi anni si svilupperà infatti in una rete articolata di sedi temporanee. A Parigi, le attività si concentreranno in luoghi simbolici come il Grand Palais, la Philharmonie, la Ménagerie de Verre e il nuovo polo Lumière a Bercy. Nella regione Île-de-France e oltre, spiccano la nuova sede di Massy e progetti a Giverny, Bonifacio, Lione e Lille. A livello internazionale, il Pompidou rafforza la sua presenza in Europa, Asia e America Latina con collaborazioni e mostre a Monaco, Bruxelles, Shanghai, Foz do Iguaçu e – per la prima volta – anche in Italia, con appuntamenti previsti tra Roma e Rovigo.
Progettato dallo studio PCA-STREAM e dotato di tecnologie avanzate per la conservazione, il nuovo polo aprirà ufficialmente nel 2026, ma sarà già animato da attività nel 2025. Pensato come centro tecnico e spazio di mediazione culturale, ospiterà oltre 120.000 opere, inclusa una parte della collezione del Musée Picasso, e offrirà ai visitatori la possibilità di accedere a laboratori, archivi e restauri in corso, trasformando il “dietro le quinte” museale in esperienza pubblica.
Durante il lungo restauro del Centre Pompidou, il Grand Palais diventa la sede principale per le grandi mostre dell’istituzione parigina. Frutto di una collaborazione strategica tra due pilastri della cultura francese, lo spazio monumentale accoglierà una parte significativa della programmazione espositiva, confermando la volontà del Pompidou di restare presente nel cuore di Parigi con progetti di alta qualità.
Ultima stagione creativa e travolgente di Henri Matisse, questa mostra al Grand Palais si concentra sugli anni dal 1941 al 1954, periodo segnato da importanti sperimentazioni, tra cui i celebri “papiers découpés”. Un percorso immersivo attraverso colori, forme e spiritualità che restituisce l’audacia dell’artista nella fase finale della sua vita.
Dal 20 giugno 2025 al 4 gennaio 2026, il Grand Palais ospita una grande mostra che celebra la complicità creativa tra Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely e Pontus Hultén. Una triade inseparabile nella storia del Centre Pompidou e dell’arte europea, protagonista di una stagione segnata da libertà, sperimentazione e rottura delle convenzioni.
Voûtes et Volutes è l’installazione site-specific concepita da Marion Pinaffo e Raphaël Pluvinage per l’ingresso del Grand Palais. Un’opera interattiva che combina design, architettura e suono, amplificando l’esperienza spaziale del pubblico.
Pom Pom Pidou © lille3000, Fiesta, 2025
Una grande mostra al Tripostal di Lille rilegge la storia dell’arte moderna attraverso una prospettiva decentrata e sorprendente. Pom Pom Pidou. Un récit renversant de l’art moderne presenta capolavori della collezione del Centre Pompidou insieme a opere e installazioni immersive, interrogando le narrazioni ufficiali e aprendo nuovi sguardi sul modernismo.
Maschere in lattice dipinte, 17,5 × 9 × 10 cm (ciascuna)
Courtesy Maurizio Cattelan’s Archive
Foto: © Attilio Maranzano
Courtesy Maurizio Cattelan’s Archive / Foto: © Attilio Maranzano
Una delle mostre più attese dell’anno è Dimanche sans fin, personale di Maurizio Cattelan al Centre Pompidou-Metz. L’artista italiano mette in scena un confronto ironico, dissacrante e malinconico con la collezione del museo, in un allestimento che riflette sul gesto museale stesso.
Courtesy Archivio di Maurizio Cattelan
Copyright: Foto: © Centre Pompidou-Metz / Marc Domage / 2025 / Mostra Dimanche sans fin
Plein Soleil segna una tappa speciale nella “costellazione” del Centre Pompidou: una mostra pensata appositamente per Bonifacio, all’estremo sud della Corsica. Ospitata negli spazi della Caserne Montlaur, l’esposizione riflette sulla luce abbagliante, il paesaggio arido e la geografia unica dell’isola, mettendoli in relazione con le opere di artiste e artisti contemporanei. Un’indagine sensibile e immersiva sul Mediterraneo, sulle sue energie e tensioni, attraverso lo sguardo dell’arte.
Foto : © Centre Pompidou, MNAM-CCI/Georges Meguerditchian/Dist. GrandPalaisRmn
Ospitata al Grimaldi Forum di Monaco, la mostra Couleurs! Chefs-d’œuvre du Centre Pompidou propone un viaggio attraverso i capolavori del XX e XXI secolo guidato da un unico filo conduttore: il colore. Da Delaunay a Rothko, da Kandinsky a Martin Barré, l’allestimento si sviluppa come una sinfonia visiva, dove le opere dialogano secondo affinità cromatiche, contrasti e vibrazioni. Un’occasione per (ri)scoprire la collezione del Pompidou da una prospettiva sensoriale e trasversale.
Modello per l'allestimento
Nella cornice bucolica di Giverny, il Musée des Impressionnismes ospita una mostra dedicata ad Andrea Branzi, figura cardine dell’architettura radicale e del design contemporaneo. Le règne des vivants esplora il rapporto tra l’uomo, la natura e la tecnologia, attraverso un dialogo poetico e visionario con la collezione del museo e il paesaggio impressionista che lo circonda.
Alla Biennale de la danse di Lione 2025, il Centre Pompidou partecipa con una sezione di Spectacles Vivants dedicata a tre protagoniste della scena coreografica contemporanea: Eszter Salamon, Gisèle Vienne e Dorothée Munyaneza. Tre approcci diversi alla performance e al corpo, accomunati da una riflessione sul trauma, la memoria e la rappresentazione del potere.
Alla Philharmonie de Paris, luogo simbolo della sperimentazione musicale contemporanea, il Centre Pompidou porta in scena una mostra dedicata a Wassily Kandinsky che mette al centro il suo rapporto con il suono. La musique des couleurs, in programma dal 15 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 presso il Musée de la Musique, esplora come la pittura dell’artista russo si sia ispirata alla musica – dal suono sinestetico delle forme astratte alle collaborazioni con musicisti e teorici del colore. Il percorso espositivo si dispiega tra dipinti, manoscritti, partiture e installazioni audiovisive, ricostruendo la visione di Kandinsky come compositore visivo e pioniere di una nuova grammatica artistica. Un’occasione unica per vivere il dialogo profondo tra arte e musica in uno spazio che, per vocazione, fonde sensi e linguaggi.
Un altro sguardo sull’artista è offerto dalla mostra Kandinsky face aux images, in corso al LaM di Lille fino al 14 giugno 2026.
Alla Ménagerie de verre, storico spazio sperimentale della scena parigina, Spectacles vivants si arricchisce di una nuova creazione: Organon, frutto della collaborazione tra il compositore e artista sonoro Tarek Atoui e il coreografo Noé Soulier. Il progetto, in programma nell’ottobre 2025, incrocia ricerca musicale e gesto coreografico in una performance inedita che espande i confini della percezione sensoriale.
In programma l’8 e il 9 novembre 2025, L’inventaire Deleuze è una due giorni di incontri, proiezioni e performance dedicata al filosofo francese Gilles Deleuze. Ospitata negli spazi del cinema mk2 Bibliothèque in collaborazione con il Centre Pompidou, l’iniziativa esplora la vitalità del pensiero deleuziano attraverso le arti visive, il cinema e la filosofia contemporanea, attivando un confronto tra discipline e generazioni. Un omaggio plurale e sperimentale, nel segno della molteplicità.
Nel 2027, la costellazione del Centre Pompidou si estende fino al confine tra Brasile, Argentina e Paraguay, con l’apertura di una nuova sede a Foz do Iguaçu, nello Stato brasiliano del Paraná. Un progetto inedito e altamente simbolico, che unisce arte, cooperazione culturale e visione geopolitica. Pensato come hub pluridisciplinare, il nuovo centro rafforza il posizionamento internazionale dell’istituzione francese, affermandosi come un ponte tra continenti, culture e linguaggi artistici.
Rendering del futuro Centre Pompidou x Jersey City, progettato dallo studio OMA guidato da Rem Koolhaas. Il centro sarà ospitato nell’ex museo municipale di Journal Square e proporrà una programmazione culturale multidisciplinare in dialogo con la collezione del Pompidou.
Global Resistance è una mostra-dossier del Centre Pompidou che riunisce opere della sua collezione legate ai movimenti di resistenza politica, sociale e culturale nei Paesi del Sud globale. Tra fotografie, film, dipinti e installazioni, il percorso attraversa oltre sette decenni di lotte: dalle battaglie anticoloniali in Africa alle rivoluzioni in America Latina, fino alle proteste più recenti contro disuguaglianze e autoritarismi. Lontana da una narrazione eurocentrica, la mostra restituisce uno sguardo plurale e decentrato sul potenziale politico dell’arte. Un archivio visivo che documenta e amplifica le voci dei marginalizzati, ricordando che ogni immagine può essere anche un atto di resistenza.
Dopo anni di fruttuosa collaborazione, anche il Centre Pompidou Málaga continuerà a far parte della costellazione internazionale dell’istituzione, ospitando una nuova stagione espositiva che accompagnerà il periodo di chiusura della sede parigina.
Dal 2019, il Centre Pompidou collabora con il West Bund Museum di Shanghai in uno dei progetti internazionali più significativi dell’istituzione francese. Questa partnership pluriennale continuerà anche durante la chiusura del Beaubourg, con una nuova serie di mostre e iniziative culturali che portano in Cina capolavori dalla collezione e approfondimenti sulla scena artistica contemporanea.
In vista della riapertura prevista per il 2030, il Centre Pompidou ha affidato il progetto di ristrutturazione a una collaborazione internazionale composta dallo studio francese Moreau Kusunoki Architectes, dallo studio messicano Frida Escobedo Studio e da AIA Life Designers. L'intervento punta a preservare lo spirito originario dell’edificio iconico progettato da Renzo Piano e Richard Rogers nel 1977, rispettandone la struttura visionaria e riconoscibile. Come sottolineato dal presidente Laurent Le Bon, il progetto offre l’opportunità di "reinventare l’utopia originale del Centre Pompidou". Le facciate saranno ricostruite com’erano, mentre nuovi elementi si integreranno in modo discreto nel disegno esistente. La ristrutturazione non è solo tecnica: è l’occasione per aggiornare un’istituzione simbolo, ripensando spazi, funzioni e accessibilità in chiave contemporanea, tra memoria e trasformazione.