Ogni nuovo anno porta una nuova stagione di mostre: alcune guardano al passato, altre si concentrano sul contemporaneo, altre ancora mettono in dialogo le due dimensioni.
È in questa varietà – tra riletture storiche, attese monografiche e nuovi progetti site-specific – che si delinea la mappa delle esposizioni più interessanti del prossimo anno.
Per orientarsi in un panorama ormai globale, abbiamo raccolto alcuni appuntamenti che, se non necessariamente da raggiungere, vale almeno la pena segnare in agenda.
Dall’Europa alle Americhe fino all’Asia, abbiamo tracciato un percorso completo, mostra per mostra, per immaginare già da ora l’anno d’arte che verrà.
Inverno 2025/2026
Il 2026 si apre nel segno di alcune grandi mostre già avviate a fine 2025: in Cina continua la Biennale di Shanghai; in Italia, da Fondazione Prada, è in corso la prima mostra personale di Hito Steyerl, un progetto che intreccia fisica quantistica, fantascienza e politica per interrogare le fragilità del presente. In Francia, il Grand Palais ospita le personali di Claire Tabouret, che presenta modelli e studi per le nuove vetrate di Notre-Dame, ed Eva Jospin, che trasforma gli spazi in un paesaggio di grotte, radici e foreste immaginarie.
Mostre che chiudono l’anno precedente e definiscono già il clima culturale del nuovo: un inizio segnato da pratiche ibride, riflessioni sulla memoria e un ritorno alla materialità del paesaggio.
A Milano, Fondazione Prada inaugura la stagione con la mostra personale di Mona Hatoum, un percorso in tre atti sulla fragilità e l’instabilità dello spazio, mentre Pirelli HangarBicocca presenta un progetto immersivo di Benni Bosetto, che porta nel museo ritualità, corporeità e immaginazione domestica. A Los Angeles, una retrospettiva su Bruce Conner ripercorre l’invenzione del found footage e del montaggio come strumento critico, rivelandone la sorprendente attualità nell’era dell’algoritmo.
La Tate Modern dedica una grande mostra a Tracey Emin, che attraversa quarant’anni di pratica e riafferma il ruolo centrale della pittura, mentre a Washington il National Museum of Women in the Arts presenta Making Their Mark, una delle più ampie esplorazioni sull’astrazione al femminile dal dopoguerra a oggi.
Primavera
La primavera si annuncia come una stagione densissima, segnata da uno degli appuntamenti più attesi del 2026: la riapertura del New Museum di New York. L’istituzione presenterà il suo ampliamento con una grande collettiva dedicata ai rapporti tra tecnologia e condizione umana; la data esatta non è ancora stata resa pubblica, ma segnerà un momento chiave per la scena internazionale del prossimo anno.
Nel frattempo a Parigi inaugura Claire Obscur alla Bourse de Commerce, mentre il Guggenheim di New York ospita la nuova personale di Carol Bove. In parallelo si moltiplicano progetti in tutta Europa: Lugano dedica una collettiva alla videoarte coreana; la Serpentine presenta David Hockney e Cecily Brown in due mostre complementari dedicate al paesaggio come archivio emotivo; il Mudam di Lussemburgo accoglie la monografica di Simon Fujiwara; mentre al Museion di Bolzano una grande mostra sui “ambienti” di Franco Vaccari rilegge la sua pratica partecipativa.
In Italia, Palazzo Strozzi apre una delle rassegne più attese: la retrospettiva dedicata a Mark Rothko, costruita in dialogo con la storia artistica di Firenze. A Venezia, alla vigilia della Biennale, Palazzo Grassi presenta la personale di Michael Armitage, che intreccia Africa orientale, storia dell’arte europea e mitologie contemporanee. A Londra, la National Gallery dedica una rassegna a Zurbarán, approfondendo la sua capacità di trasformare il sacro in visione intima.
Ad aprile torna uno degli artisti italiani più attenzionati sulla scena internazionale, Diego Marcon che presenterà alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Krapfen, una nuova grande mostra realizzata in collaborazione con il New Museum di New York, The Renaissance Society di Chicago, The Vega Foundation e Lafayette Anticipations di Parigi (che gli dedicherà allo stesso modo un appuntamento nel suo programma). Presentato nell’ambito di Biennale Tecnologia in partnership con il Politecnico di Torino, il progetto esplora le ambiguità dell’immagine in movimento e la tensione tra artificiale e umano che caratterizzano da tempo la sua ricerca.
La Biennale Arte, sotto il titolo In Minor Keys, apre a fine primavera: i nomi dei padiglioni nazionali sono già noti, ma resta forte l’attesa per gli interventi che animeranno i Giardini, l’Arsenale e la città.
Estate
L’estate porta con sé nuove traiettorie. Al MACBA di Barcellona, la retrospettiva dedicata a Stan Douglas riattiva la sua indagine sulle narrazioni possibili, sulla storia come struttura instabile e sui punti in cui un evento avrebbe potuto deviare verso un altro futuro. A Los Angeles, il MOCA presenta i due progetti vincitori dell’Eric and Wendy Schmidt Environment and Art Prize: Julian Charrière, con un’immersione negli abissi e nei sistemi idrici del pianeta, e Cecilia Vicuña, che intreccia acqua, rituale e attivismo in un quipu collettivo tra Cile e California.
In Svizzera, la Fondation Beyeler dedica una grande personale a Pierre Huyghe, che continua a spingere i confini tra organico, digitale e biotecnologico, costruendo ecologie in cui la percezione diventa un sistema in evoluzione.
Autunno
Ad ottobre, la Fondation Cartier ospita a Parigi l'artista Ibrahim Mahama che in linea con la sua pratica artistica, ha deciso di condividere l'occasione della mostra invitando a partecipare artisti e architetti esterni, trasformando la sua personale in un dispositivo collettivo.
A Montréal, il MMFA celebra Allison Katz e la sua rilettura di temi legati all'identità, la psiche e la memoria attraverso un linguaggio pittorico inafferrabile e stratificato. A Tokyo, il Mori Art Museum presenta una retrospettiva di Mariko Mori, che promette di rilevare la straordinaria attualità dell'artista che — già dagli anni ’90 — univa scienza, cosmologia e tecnologia per ripensare il concetto di “onnità” e vita interconnessa. A Londra, infine, la Tate Britain dedica una grande esposizione a Vanessa Bell & Duncan Grant, restituendo uno dei sodalizi più influenti della modernità britannica.
L’autunno culmina con uno degli appuntamenti museali più importanti dell’anno: la National Gallery di Londra riunisce per la prima volta i ritratti attribuiti a Jan van Eyck, un’occasione irripetibile per osservare da vicino la rivoluzione dello sguardo naturalistico inaugurata dal maestro fiammingo.
E mentre l’anno si chiude, lo sguardo si sposta già al 2027: Cardiff & Miller arriveranno a Milano con le loro installazioni immersive, dove il suono costruisce mondi, memoria e presenza fisica.
La lista completa degli appuntamenti con date, sedi e dettagli completi è disponibile nella gallery.
