Maurizio Cattelan

Ripercorriamo la carriera di Maurizio Cattelan, tra gli artisti più cercati e quotati in circolazione, irriverente maestro dell’arte della provocazione. 

Nel 2022 è tornato a far parlare per una scultura raffigurante sé stesso impiccato nel bagno della casa Corbellini Wassermann della galleria Massimo De Carlo di Milano, durante l’Art Week. Nulla di sconvolgente se l’artista in questione è Maurizio Cattelan. 

Nato a Padova nel 1960, Cattelan è tra gli artisti Italiani più popolari al mondo. Le sue opere uniscono umorismo e grottesco e sono in grado di  interrogare le norme e le gerarchie sociali radicate, le dinamiche della produzione culturale e le politiche contemporanee. Una pratica artistica controversa, tanto da esser definito da alcuni il “buffone di corte del mondo dell’arte”, soprannome con cui lo stesso Cattelan, che si considera un “lavoratore dell’arte” piuttosto che un artista, ha giocato e sperimentato.

Cresciuto in una famiglia umile, Cattelan ha presto abbandonato la scuola superiore per dedicarsi al lavoro, ricoprendo impieghi disparati presso uffici postali, camere mortuarie e cucine. Non mai ha frequentato accademie o corsi d’arte, formandosi completamente da autodidatta. “Fare mostre è stata la mia scuola”, ha dichiarato. 

La sua carriera ha avuto inizio a Forlì, in Italia, negli anni Ottanta, ma è presto migrata a  Milano. Nel capoluogo lombardo Cattelan ha realizzato i cosiddetti “oggetti non-funzionanti”, sculture concettuali non funzionali, realizzate saldando e assemblando elementi di recupero. 

Ci sono voluti dieci anni per correggere l’educazione sbagliata ricevuta dalla mia famiglia: il lavoro visto come strumento per sopravvivere. Io invece volevo un lavoro che servisse a emanciparmi.
Maurizio Cattelan, Untitled 2001. Foto Attilio Maranzano. Courtesy Maurizio Cattelan Archive
Maurizio Cattelan, Untitled 2001. Foto Attilio Maranzano. Courtesy Maurizio Cattelan Archive

L’autoritratto Lessico Familiare, realizzato nel 1989, è considerato la sua prima opera d’arte, raffigurante l’artista che con le mani forma un cuore sul proprio petto nudo. Ma il suo debutto ufficiale coincide con la presentazione dell’opera Stadium 1991 presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna: 11 giocatori della squadra del Cesena e altrettanti immigrati senegalesi, impiegati come operai in Veneto, si sfidano a una partita di calciobalilla alle estremità di un lunghissimo biliardino.

Dal 1993 si trasferisce a New York. 

Sin dagli esordi, Cattelan si è preso gioco dello stesso mondo dell’arte da cui è stato spesso preso di mira, servendosi delle critiche a lui rivolte addirittura integrandole nei suoi lavori per enfatizzarle. Jonathan P. Binstock, curatore di arte contemporanea alla Corcoran Gallery of Art, lo ha definito “uno dei grandi artisti post-duchampiani e anche un furbacchione”. 

Per Errotin, le vrai Lapin (1995), opera esposta in occasione dell’inaugurazione della galleria di Emmanuel Lapin, gallerista e noto donnaiolo, Cattelan lo convince a indossare un gigantesco costume da coniglio rosa a forma di fallo, giocando con la parola francese “lapin”, in italiano “coniglio”. 

Per Another Fucking Readymade (1996), realizzato per una mostra al de Appel Arts Center di Amsterdam, ha rubato l’intero contenuto della mostra di un altro artista per spacciarlo per proprio. La polizia ha dovuto insistere affinché restituisse la refurtiva, minacciandolo di arresto.

Comicità grottesca e travestimenti hanno sempre caratterizzato la sua pratica. Nel 1998 un volontario ha sfilato per il SITE di Santa Fe indossando un enorme costume caricaturale di Georgia O’Keefe in cartapesta; nello stesso anno, una persona travestita da Pablo Picasso ha accolto i visitatori del Museum of Modern Art di New York.

Ciò che faccio è forse difficile da interpretare. Non si presenta con un unico messaggio o un’unica spiegazione. Sicuramente, non dare una precisa definizione all’opera significa consentirle una vita più lunga
Maurizio Cattelan, Frank and Jamie, 2002. Foto Attilio Maranzano. Courtesy Maurizio Cattelan Archive

Nei suoi primi lavori, Cattelan si è spesso servito della tassidermia che, citando Nancy Spector, vicedirettore del Guggenheim, “presenta uno stato di vita apparente che si basa sulla morte reale”. In particolare, ha realizzato installazioni in cui animali tassidermizzati estrapolati dal loro contesto naturale sono re-inseriti in narrazioni paradossali. Tra queste Bidibidobidiboo (1996), raffigurante uno scoiattolo che giace in cucina con una pistola ai piedi dopo il suicidio. Un aneddoto vuole che la sorella di Cattelan, Giada, attraversasse un momento difficile di cui parlò al fratello, che le domandò se avesse mai pensato al suicidio. Contemplata l’opera, Giada percepì con la stessa un forte legame: successivamente dichiarò che fu fondamentale per andare avanti e liberarsi dai suoi pensieri bui. 

Personaggi del mondo dell’arte, animali morti, familiari. L’umorismo macabro di Cattelan non ha risparmiato neanche le istituzioni ecclesiastiche. If a Tree Falls in the Forest and There is No One Around It, Does It Make a Sound (1998) rappresenta una farsa della Domenica delle Palme, festa biblica cristiana, in cui la figura di Cristo è sostituita da un televisore: una critica alla venerazione dei mass media nella società contemporanea. E ancora, In La Nona Ora (1999), una replica in cera di Papa Giovanni Paolo II viene colpita da una meteora e appesa a un tappeto rosso.  

A partire dalla fine degli anni Novanta, Cattelan ha iniziato a realizzare sculture figurative iperrealistiche e caricaturali raffiguranti sé stesso e personaggi storici noti. In Him (2001), scultura iperrealistica raffigurante Adolph Hitler, il dittatore si inginocchia sul pavimento in preghiera. 

Volevo distruggerla io stesso. Ho cambiato idea mille volte, ogni giorno. Hitler è paura pura, è un’immagine di dolore terribile. Fa male persino pronunciare il suo nome. Eppure quel nome ha conquistato la mia memoria, vive nella mia testa, anche se rimane un tabù.
Maurizio Cattelan, Breath, 2021, Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2021. Foto Zeno Zotti. Courtesy Maurizio Cattelan Archive
Maurizio Cattelan, Breath, 2021, Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021. Foto Zeno Zotti. Courtesy Maurizio Cattelan Archive

In linea con tutto il suo percorso, anche le partecipazioni alla Biennale di Venezia hanno sempre suscitato controversie e pareri contrastanti. Per l’edizione del 1993 Cattelan ha realizzato Working Is a Bad Job, affittando lo spazio a lui assegnato a un’agenzia pubblicitaria che lo ha utilizzato per promuovere un nuovo profumo. Qualche anno dopo, durante la Biennale del 2001, ha eretto l'insegna HOLLYWOOD a grandezza naturale sulla più grande discarica di Palermo, in Sicilia.

Per me l’arte è vuota, trasparente: è un dispositivo per mettere in moto interpretazioni che appartengono a chi guarda. Alla fine sono gli spettatori a fare il lavoro degli artisti.

Nel 2004 Cattelan realizza un’installazione per la Fondazione Trussardi di Milano: tre bambini fantoccio impiccati a un albero in pieno centro città, in piazza XXIV Maggio. Il disturbante realismo della grottesca rappresentazione genera sdegno e polemiche. 

Sempre a Milano, tra i lavori più recenti, L.O.V.E. (2010) è una scultura in marmo di Carrara alta 15 piedi che rappresenta una mano a cui sono state tolte tutte le dita tranne il dito medio, rivolto verso la Borsa Italiana. Ai limiti della provocazione anche il suo intervento nel 2016 presso i bagni del Guggenheim di New York, dove Cattelan ha installato una replica in oro massiccio 18 carati di una toilette funzionante, invitando visitatori paganti del museo a utilizzarla. L’opera, intitolata America, richiama intenzionalmente la Fontana realizzata nel 1917 dalla sua icona, Marcel Duchamp.

Impossibile poi non menzionare Comedian (2019), la banana attaccata al muro con il nastro adesivo esposta ad Art Basel Miami, che ha fatto parlare di sé in tutto il mondo per giorni. In un perpetuo paradosso tra arte e non arte, lo stesso frutto è stata mangiato durante la fiera dall’artista georgiano David Datuna, in una performance artistica intitolata Hungry Artist

Maurizio Cattelan, Not Afraid of love, 2000. Courtesy Maurizio Cattelan Archive
Maurizio Cattelan, Not Afraid of love, 2000. Courtesy Maurizio Cattelan Archive

La carriera di Cattelan si sviluppa in molteplici forme e professioni, tra cui quella di curatore. Nel 1999 ha curato con Jens Hoffmann la Biennale dei Caraibi, una presa in giro del concetto stesso di Biennale. Diversi artisti, tra cui Olafur Eliasson, Chris Ofili e Gabriel Orozco, sono stati invitati in un hotel delle Bahamas per partecipare a un evento privo di opere d’arte: fondamentalmente una vacanza. 

Nel 2002 ha co-fondato “The Wrong Gallery”, definita dal The Guardian “La più grande piccola galleria del mondo”: una porta di vetro che conduce a uno spazio espositivo di 2,5 piedi quadrati a New York City. Dopo la vendita dell'edificio che ospitava la galleria, la porta e la galleria sono state esposte nella collezione della Tate Modern fino al 2009. 

Nel 2010 fonda insieme al fotografo Pierpaolo Ferrari il magazine in edizione limitata TOILETPAPER, pubblicazione che ruota intorno a immagini dai colori accesi e surreali, illusioni ottiche e giochi di parole, priva di articoli o pubblicità.

Immagine in copertina:
Maurizio Cattelan, Untitled, 1999, photo Zeno Zotti, Courtesy: Maurizio Cattelan Archive
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