Lo scorso novembre, la Biennale Architettura di Venezia ha annunciato che saranno Wang Shu e Lu Wenyu, fondatori dello studio Amateur Architecture, a curare la 20esima Mostra Internazionale di Architettura nel 2027. Una scelta che sembra meno vicina alla Biennale appena conclusa, diretta da Carlo Ratti – incentrata sul tema dell’intelligenza come sapere condiviso e interconnesso – e più in linea con il rinnovato interesse internazionale per l’architettura cinese, ulteriormente rafforzato dalla recente assegnazione del Premio Pritzker 2025 a Liu Jiakun.
Con Liu Jiakun, Wang Shu non condivide soltanto il celeberrimo riconoscimento (Wang lo aveva vinto nel 2012): ma anche l’appartenenza a una generazione di progettisti che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, si è trovata a operare in un territorio che aveva in larga parte cancellato il proprio patrimonio costruito. Una generazione, quindi, chiamata a confrontarsi con la necessità di definire una nuova via verso la modernità, praticabile e sostenibile al tempo stesso. Da qui l’urgenza di immaginare modelli alternativi di sviluppo, lontani tanto dall’icona spettacolare quanto dalla riproduzione seriale.
È in questo contesto che, alla fine degli anni Novanta, nasce lo studio Amateur Architecture Studio fondato dai coniugi Wang Shu e Lu Wenyu, che hanno costruito un percorso coerente e votato all’innovazione quanto alla tradizione cinese. Il lavoro dei due si è sviluppato quasi come una forma di resistenza progettuale, fondata sul riuso dei materiali, sull’impiego di tecniche artigianali e su un’attenzione costante al paesaggio e alla cultura locale.
Lo dimostrano le loro opere più conosciute, andando a ritroso dal Lin’an History Museum (2022), uno degli ultimi progetti realizzati dallo studio, al Ningbo Museum (2008), un edificio che si presenta come una massa geologica artificiale costruita con materiali recuperati da demolizioni locali, in cui la storia della città diventa letteralmente parte della struttura. Lo stesso principio guida il Xiangshan Campus della China Academy of Art (2007) a Hangzhou, un vasto complesso universitario dove gli architetti hanno impiegato milioni di mattoni e tegole di recupero.
Anche gli spazi esterni sono spesso reinterpretazioni della tradizione cinese: i famosi giardini dello Jiangnan – micro-paesaggi ideali tipici delle regioni a sud del fiume Yangtze – rivivono negli spazi del campus, come nella Ceramic House (2005) a Jinhua. Persino la tradizione pittorica entra nel lavoro di Amateur Architecture Studio, come nel Fuyang Cultural Complex, ispirato a un celebre dipinto realizzato a metà del 1300.
Oggi, questo approccio al progetto torna al centro del dibattito con la nomina veneziana di Wang Shu e Lu Wenyu, che hanno sempre affiancato alla progettazione un’intensa attività teorica e accademica – nel 2007 hanno istituito una Scuola di Architettura, di cui Wang Shu è stato il primo preside.
Mentre aspettiamo le prime anticipazioni sulla Biennale Architettura di Venezia 2027, sui temi e sulle partecipazioni che ne definiranno l’impianto curatoriale, vale la pena esplorare l’operazione culturale portata avanti da Lu Wenyu e Wang Shu attraverso cinque dei loro progetti più significativi.
Ningbo Museum, Yinzhou
Situato nel distretto di Yinzhou, il Ningbo Museum è considerato spesso l’opera chiave di Amateur Architecture Studio, perché sintetizza la filosofia progettuale di Wang Shu e Lu Wenyu. Completato nel 2008, l’edificio sorge su una pianura un tempo occupata da risaie e villaggi storici demoliti dopo una decisiva urbanizzazione. È proprio il museo a ridare voce alla tradizione, integrando nel suo design elementi topografici locali: la sagoma frastagliata richiama le catene montuose circostanti, mentre le facciate sono realizzate con oltre 20mila mattoni e tegole recuperati dai villaggi demoliti, combinati con calcestruzzo colato in casseforme di bambù. Utilizzando materiali di riuso e tecniche costruttive vernacolari, il progetto si fa portavoce di una critica radicale all’omologazione urbana e al tempo stesso manifesto della responsabilità etica dell’architettura.
Xiangshan Campus of China Academy of Art, Hangzhou
Il campus di Xiangshan per la China Academy of Art, sviluppato tra il 2001 e il 2007, rappresenta uno dei lavori più articolati di Amateur Architecture, dove l’architettura si intreccia al paesaggio naturale delle colline di Hangzhou. Anche questa volta Wang Shu e Lu Wenyu usano materiali riciclati — oltre 7 milioni di mattoni e tegole salvati da demolizioni — per creare edifici che si integrano con il contesto e riflettono la tradizione locale. Il progetto reinterpreta la tradizione delle scuole cinesi organizzate a corte, adattandola alla topografia collinare attraverso una serie di edifici articolati e permeabili. Il risultato è un’architettura che porta l’artigianato a una scala istituzionale, proponendo una visione alternativa e sostenibile della costruzione dei primi anni 2000.
Vertical Courtyard Apartments, Hangzhou
Progettati nel 2001 e completati nel 2007, i Vertical Courtyard Apartments di Hangzhou si pongono come un tentativo sperimentale di reinterpretare l’edilizia residenziale collettiva su larga scala attraverso un linguaggio architettonico che cerca l’umanità nelle altezze. Invece di anonimi grattacieli o soluzioni costruttive mirate ad attirare l’attenzione, Wang Shu e Lu Wenyu progettano un gruppo di sei edifici dove ogni abitazione ha accesso a un cortile condiviso con lo scopo, nelle parole dei progettisti, di “superare l’isolamento tipico degli edifici residenziali in altezza, mantenendo al contempo l’esperienza abitativa del tradizionale cortile su due piani”, che richiama l’idea tradizionale del cortile cinese applicata in verticale.
Questa scelta non è solo formale: vuole sfidare l’omogeneizzazione del modello abitativo urbano e restituire senso di comunità e scala umana anche nelle densità elevate.
Fuyang Cultural Complex (Huang Gongwang Museum)
Il Fuyang Cultural Complex, situato vicino al corso del fiume Fuchun nella provincia di Zhejiang, è un’opera ambiziosa che fonde museo, gallerie e archivi in un’unica narrazione spaziale. Rispondendo alla topografia scoscesa del sito, il progetto si articola in una serie di volumi a terrazze, collegati da percorsi, cortili e rampe che invitano il visitatore a un’esperienza sequenziale simile a un viaggio attraverso un paesaggio dipinto. E infatti il progetto si ispira direttamente al celebre dipinto del Trecento Dwelling in the Fuchun Mountains di Yuan Huang Gongwang, esplorando la possibilità di tradurre i principi della pittura paesaggistica cinese in architettura. Più che un singolo edificio, il complesso si configura come un paesaggio costruito, attraversabile e stratificato, in cui spazi interni ed esterni si susseguono senza soluzione di continuità. Ritorna ancora una volta l’uso combinato di materiali locali e tecniche contemporanee, con cui Wang Shu e Lu Wenyu costruiscono una riflessione sul rapporto tra architettura e rinnovano in modo sottile l’immaginario dei giardini paesaggistici cinesi.
Ceramic House, Jinhua City
La Ceramic House di Jinhua è un piccolo ma poetico esempio del modo in cui Amateur Architecture concepisce l’architettura come esperienza materiale e sensoriale. Completata nel 2005 nel contesto del Jinhua Architecture Park, Le superfici interne, esterne e pavimentali di questa struttura di 120 metri quadrati, pensata come caffè o padiglione, sono interamente rivestite in piastrelle di ceramica: un’ulteriore rilettura contemporanea della lunga tradizione artigianale della porcellana locale.
Il progetto si concentra sulla relazione tra vento, acqua e pioggia tipica del clima di Jinhua, traducendo queste condizioni in una forma che sembra essere stata modellata dagli elementi stessi. L’uso di superfici inclinate e l’irregolarità dei volumi creano un’esperienza interna fluida e mutevole, dove la luce e le ombre diventano parte integrante della narrazione spaziale.
