Chi è Hito Steyerl, l’artista che ha firmato una delle mostre più forti in circolazione

“The Island” di Hito Steyerl esplora come immagini, tecnologia e potere si intreccino in mondi paralleli. Vi raccontiamo l’artista che c’è dietro alla mostra di Fondazione Prada.

Se oggi il dibattito sull’immagine – la sua circolazione, il suo statuto di verità, la sua capacità di produrre realtà – è diventato un tema centrale anche fuori dai recinti dell’arte contemporanea, è difficile ignorare il ruolo di Hito Steyerl nel renderlo leggibile, discutibile, persino narrabile. Regista, artista dell’immagine in movimento, scrittrice e teorica dell’“essay documentary”, Steyerl nasce a Monaco di Baviera il 1º gennaio 1966 e costruisce, nel corso di tre decenni, una pratica che non separa mai estetica e politica.

È proprio questo a distinguerla: Steyerl non “parla di” media e tecnologia, ma lavora dentro il loro regime di visibilità, facendone emergere i costi, le asimmetrie, le zone d’ombra. I suoi temi principali – media, tecnologia e circolazione globale delle immagini – non sono etichette, ma un campo di forze in cui si giocano sorveglianza, militarizzazione, finanza, migrazioni, lavoro digitale, potere istituzionale.

Hito Steyerl. Foto Marta Marinotti

Con “The Island”, presentata all’Osservatorio Prada a Milano, Steyerl costruisce una costellazione di elementi eterogenei che convergono attorno al tema dell’inondazione, metafora della saturazione informativa, della crisi climatica, del dilagare di intelligenze artificiali incontrollate e delle derive autoritarie che esse possono alimentare.

Steyerl non ‘parla di’ media e tecnologia, ma lavora dentro il loro regime di visibilità, facendone emergere i costi, le asimmetrie, le zone d’ombra.

“The Island” è una delle opere più complesse e stratificate di Hito Steyerl, un dispositivo che intreccia discipline apparentemente distanti – archeologia, fisica quantistica, storia, scienza, cultura pop – e le trasforma in un’unica narrazione multistrato, capace di generare disorientamento, ma anche nuove possibilità di pensiero. La mostra non offre soluzioni né consolazioni: il suo compito è quello di riorganizzare lo spazio e il tempo attraverso salti, collisioni e cortocircuiti, mostrando quanto fragile e manipolabile sia la nostra percezione della realtà.

Stills from: The Island, 2025. Courtesy of the artist, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York, and Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

Nella coralità delle sue immagini – povere, kitsch, speculative, scientifiche – Steyerl interroga il presente come un territorio instabile, in cui ogni cosa può trasformarsi in un’altra e in cui il potere delle immagini continua a essere il campo di battaglia decisivo della contemporaneità.

Ma chi è l’artista dietro alla mostra più interessante del momento? Cresciuta a Monaco, la sua formazione è volutamente disallineata: studia regia documentaria al Japan Institute of the Moving Image (nato dall’esperienza di Shōhei Imamura), poi alla Hochschule für Fernsehen und Film di Monaco; infine consegue un PhD in filosofia all’Accademia di Belle Arti di Vienna.

Liquidity Inc. (film still), 2014. ©Hito Steyerl, Courtesy WikiArt

Tra le influenze dichiarate figura Harun Farocki, ma Steyerl insiste spesso su un’educazione più “di precisione”, legata allo sguardo e alla storia del cinema: il film historian Helmut Färber come influenza diretta, quasi come disciplina dello sguardo. Da qui deriva un tratto cruciale della sua poetica: la capacità di usare il linguaggio audiovisivo non per “illustrare” una tesi, ma per costruire un pensiero che avviene nel montaggio, nel suono, nella relazione spaziale con lo spettatore.

Se dovessimo isolare una domanda che attraversa molte sue opere sarebbe questa: chi controlla le condizioni del vedere? E, soprattutto: in che modo il vedere diventa essere visti, misurati, profilati, monetizzati? Non è un caso che uno dei suoi lavori più celebri, How Not to Be Seen: A Fucking Didactic Educational .MOV File (2013), assuma la forma di un tutorial satirico sulla (im)possibilità di diventare invisibili nell’era della sorveglianza e delle immagini ad alta risoluzione. La scelta della parodia non alleggerisce il tema, ma lo rende più penetrante, perché usa la grammatica dell’istruzione e dell’intrattenimento per denunciare l’assurdità di una visibilità obbligatoria.

Factory of the Sun (film still), 2015. ©Hito Steyerl, Courtesy WikiArt

Steyerl lavora spesso attraverso ciò che potremmo chiamare un “realismo stratificato”: materiali d’archivio, found footage, interviste, grafica digitale, animazioni, set installativi. Ne deriva un registro che alterna rigore quasi forense e deriva onirica, documentazione e montaggio da sogno, come se il reale fosse ormai leggibile solo per addensamenti, distorsioni, glitch.

L’immagine non è più un oggetto da interpretare: è un ambiente da attraversare, un sistema da comprendere, un campo di battaglia da cui dipendono i nostri modi di pensare, desiderare, ricordare.

Un’altra linea forte della sua ricerca riguarda la trasformazione del capitalismo in ambiente atmosferico: qualcosa che non si vede frontalmente, ma si respira, si attraversa, ci attraversa. In Liquidity, Inc. (2014), Steyerl costruisce una metafora potente tra l’acqua e le immagini/denaro nel digitale: onde, flussi, previsioni del tempo, interviste e maschere si mescolano fino a produrre l’idea che economia e media condividano la stessa logica di volatilità. In Factory of the Sun (2015) entra in scena la luce come risorsa estratta e convertita in valore, dentro un mondo dove sorveglianza e mega-finanza si presentano come videogame e coreografia.

Nel 2019, alla Serpentine di Londra, con Power Plants, integra un’app in realtà aumentata che sovrappone dati, testi e grafici allo spazio del museo e, in alcune visualizzazioni, rimuove il nome “Sackler” dalla facciata: un gesto che vuole essere una lezione sul potere della mediazione tecnologica nel riscrivere ciò che appare “dato”.

Power Plants, 2019. ©Hito Steyerl, Courtesy WikiArt

Qui Steyerl mostra come il potere operi attraverso interfacce, layers, filtri – e come possa essere contestato con gli stessi strumenti. Steyerl è, in fondo, un’artista della soglia: tra documentario e fiction, tra analisi e satira, tra istituzione e contro-istituzione, tra visibile e invisibile. Il suo lavoro ci ricorda che l’immagine non è più un oggetto da interpretare; è un ambiente da attraversare, un sistema da comprendere, un campo di battaglia da cui dipendono i nostri modi di pensare, desiderare, ricordare.

Immagine di apertura: How Not to Be Seen: A Fucking Didactic Educational .MOV File (film still), 2013. ©Hito Steyerl, Courtesy WikiArt 

Mostra:
Hito Steyerl: The Island
Dove:
Osservatorio Fondazione Prada, Milano
Date:
4.12.2025 – 30.10.2026

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