Addio a Frank O. Gehry (1929-2025)
Ricordiamo l’architetto canadese, attraverso 60 anni di archivio Domus: una figura poliedrica, che ha sfidato la tecnica per affermare quanto l’architettura sia (anche) un’opera d’arte.
Ricordiamo l’architetto canadese, attraverso 60 anni di archivio Domus: una figura poliedrica, che ha sfidato la tecnica per affermare quanto l’architettura sia (anche) un’opera d’arte.
Dai primi ‘70, il protagonista più eclettico del radical design italiano ha lavorato all’idea di una casa capace di espandere la nostra percezione: col 1983 arrivavano i suoi arredi per una casa percorsa dall’informazione, poltrone-schermo per una società della tv.
Tra i tarocchi di Jodorowsky, i picnic con Enzo Mari e le città di polistirolo di Yona Friedman, durante il Fuorisalone 2005 Domus per una notte aveva aperto lo stadio alla città, trasformandolo in un Fun Palace nel cuore di Milano.
Il Regno Unito ha perso Nicholas Grimshaw (1939-2025) e Terry Farrell (1938-2025). All’inizio delle loro carriere erano partner, con progetti tra tecnologia e paesaggio: Domus raccontava questa storia, in tre edifici industriali lungo il Tamigi.
L’architetto e designer torinese ha creato vere colonne del contemporaneo italiano, tra il Pratone per Gufram e le case per le olimpiadi invernali del 2006, passando per Piper e Altro Mondo, i nostri primi veri club della cultura radicale: Domus li visitava nel 1968.
Nel 1988, Domus raccontava la progettazione dell'abito secondo Giorgio Armani: un vero processo di design, dallo schizzo, al prototipo, fino a un modello ripetibile ma al tempo stesso inimitabile.
Nel 1955 Domus pubblica la casa del maestro brasiliano, nato tra la roccia, la foresta e il mare di Rio de Janeiro, per poi tornarci mezzo secolo dopo, riscoprendo questo capolavoro di un moderno non eurocentrico.
Maestro italiano del design, ormai newyorkese di adozione, ricordiamo il poliedrico artista attraverso gli articoli e le interviste di Domus.
A 100 anni dalla nascita, ritroviamo nelle pagine di Domus la storia dell’architetto e accademico americano, capace di aprire la strada al postmodernismo, con manifesti che andavano dal celeberrimo Learning from Las Vegas ai servizi da tè per Alessi.
Dall’archivio Domus, una riflessione visionaria di Michele De Lucchi e un viaggio attraverso l’idea di spazio del lavoro proposta dal design di 40 anni fa, tra l’incalzare dell’informatica, la flessibilità e le ultime fantasie space-age.