Madame Giustizia

Tra diritto divino e potere terreno, l’arte ha dato forma per secoli alla Giustizia come principio morale, politico e cosmico: da Giotto al Barocco, un viaggio iconografico nel cuore dell’Occidente.

La Giustizia. Un concetto sacro quanto profano, tanto antico quanto attuale.

Per affrontare il tema, dobbiamo risalire alle fondamenta della nostra civiltà, dove la Giustizia non era funzione statale, ma l'asse portante dell'intero ordine cosmico. È qui che si svela il millenario e drammatico scontro, o talvolta l'abbraccio, tra il Potere Temporale e il Potere Spirituale. Fin dall'epoca medievale, e anche prima, la legittimità della Giustizia ha avuto due fonti: il Diritto divino (custodito e amministrato dalla Chiesa o dal clero, come emanazione della volontà superiore) e il Diritto Civile (emanato dall'Imperatore, dal Re o dalla Res Publica).

Questa dualità ha plasmato non solo la filosofia politica, ma la vita quotidiana. Se il Potere Temporale (la Spada) si occupava di garantire l'ordine qui e ora, punendo l'omicidio e il furto con sanzioni materiali, il Potere Spirituale (il Pastorale) mirava alla giustizia eterna, giudicando il peccato e la salvezza dell'anima. La Giustizia, in questo contesto, divenne il punto di frizione e di equilibrio. Un sovrano era considerato giusto solo se le sue leggi rispecchiavano la morale divina; un ecclesiastico, d'altro canto, doveva rispettare l'autorità civile nella sfera secolare.

Giotto di Bondone, Iustitia (Justice), from The Seven Virtues, c. 1306, Cappella degli Scrovegni, Padova. Courtesy Wikipedia

Oggi, l'eco delle crisi globali, dai conflitti inattesi alle disparità economiche che squarciano il tessuto sociale, rende la richiesta di giustizia una necessità. Non parliamo solo di codici e tribunali, ma di un'esigenza morale, di equità nel senso più vasto. La giustizia, nel mondo contemporaneo, si presenta come un mosaico incompiuto dove la bilancia sembra troppo spesso inclinata dal peso del potere, e la benda, purtroppo, non sempre simboleggia l'imparzialità, ma talvolta una tragica cecità di fronte alle sofferenze degli ultimi. 

Le immagini che ci giungono quotidianamente sono i nostri nuovi affreschi: drammi in presa diretta che interrogano il senso profondo del ius suum cuique tribuit – dare a ciascuno il suo. Ma è nell'arte, in quella cassa di risonanza emotiva e intellettuale che chiamiamo storia, che il concetto di Giustizia ha trovato la sua forma più sublime e austera. Ci muoviamo tra secoli, in un viaggio iconografico che non teme confronti.

Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, descrive la Giustizia come una presenza etica, che affonda le sue radici nella morale cristiana. L'artista ce la presenta come una figura femminile, maestosa, seduta su un trono dalle linee severe, che riflettono la sua incorruttibilità. 

Sulle labbra, quell'espressione assorta non è distacco, ma un monito di profonda responsabilità. I piatti della bilancia, perfettamente in equilibrio, sono il simbolo dell'equità impeccabile che premia la virtù e condanna l'azione malvagia. Nel dipinto, Giotto la lega alla Carità, alla Temperanza e alla Prudenza: la giustizia non è arida applicazione della norma, ma deve essere intrisa di pietà, misura e discernimento, valori fondamentali del Potere Spirituale. È l'ideale della giustizia come ordinamento del bene comune, essenziale per la salvezza sia terrena che ultraterrena.

Raffaello Sanzio, Giustizia, 1508, Musei Vaticani, Città del Vaticano. Courtesy Wikipedia

Tuttavia, il Medioevo cede il passo all'umanesimo civico. L'ordine cosmico deve farsi ordine urbano. Il sublime equilibrio del Rinascimento è raggiunto da Raffaello Sanzio, nella Stanza della Segnatura in Vaticano, dove si celebra l'armonia del sapere tra Teologia e Giurisprudenza. Qui, la Giustizia si eleva in tutta la sua dignità intellettuale come Giustizia Divina, fonte e origine di ogni legge umana. La Spada è sollevata, non brandita in modo minaccioso, un gesto di potenzialità e legittimità del potere giudiziario, riconosciuto sia dal Papato che dagli Stati. La scritta Ius suum cuique tribuit riassume questo messaggio di equilibrio supremo: la vera giustizia si legittima nel cielo (Potere Spirituale), per poi discendere e ordinare la terra attraverso il diritto canonico e civile (Potere Temporale), trovando una sintesi quasi perfetta tra le due sfere. Ma l'armonia è destinata a frantumarsi.

Fondamento della giustizia è la fede, cioè la costanza e la sincerità nel mantenere le cose dette e convenute

Cicerone

Nel Barocco l'urgenza è la vittoria esplicita del Bene sul Male. Bernardino Mei (1625-1676) con la sua Allegoria della Giustizia ci trasporta in un ambiente saturo di tensioni emotive e di splendore carnale. Qui, la Giustizia non è l'austera figura classica, ma un corpo vivo, teso nell'azione, avvolto in un drappeggio cangiante e teatrale che esalta le forme e il movimento. Egli carica la scena di pathos e dinamismo. La Giustizia, con una forza quasi fisica, solleva il ginocchio e inarca il busto. È una figura femminile potente, esposta e trionfante, il cui vigore non è solo morale ma intensamente sensuale. I panneggi agitati, le luci vibranti e l'espressione determinata le conferiscono un’aura di fatalità ineluttabile. Questa è una giustizia che non solo giudica, ma combatte attivamente, ponendosi figura, elemento morale, in un'epoca di grandi tumulti sociali e religiosi, dove il Potere Spirituale reclamava una forte influenza sul rigore etico e giudiziario del Potere Temporale.

Queste opere non sono semplici decorazioni. Sono atti di fondazione. E qui sta il punto, la vera narrazione. Queste opere si mostrano e ci mostrano come la Giustizia sia stata di volta in volta ideale, potere, e fondamento della civiltà, sempre al centro del dialogo tra autorità terrena e morale ultraterrena. È la tesi che regge l'impalcatura stessa della civiltà occidentale.

“Fondamento della giustizia è la fede, cioè la costanza e la sincerità nel mantenere le cose dette e convenute” Cicerone.

Immagine di apertura: Bernardino Mei, Allegoria della Giustizia, 1656, collezione privata. Courtesy Wikipedia

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