Come farti una casa di design italiano su Vinted

Dall’Eclisse alla Superleggera, fino alle copie storiche di Domus: l’ossessione per il second hand travolge anche il design italiano, trasformando Vinted in una sorta di Porta Portese digitale.

Lampade Sono il bersaglio più ambito. Tra le più ricorrenti, Nesso, Nessino ed Eclisse.

Vico Magistretti, Eclisse, 1965. Courtesy Artemide

Caffettiere Tutto Alessi è a buon mercato su Vinted, anche le caffettiere e i bollitori fuori produzione.

Michele De Lucchi, Pulcina, 2015

Riviste Non solo oggetti di design, ma oggetti del design: vecchi numeri di Domus e altre testate soddisfano il feticismo della carta stampata.

Domus 650, aprile 1984: la prima copertina per Zaha Hadid sulla Domus di Alessandro Mendini

Elettronica La Radio Cubo di Brionvega e altri oggetti che nel passato erano il futuro.

Richard Sapper e Marco Zanuso, Brionvega Radio.Cubo 50° Arancio Sole, 1962. Courtesy Brionvega

Icone dimenticate Come Timor, il calendario perpetuo di Enzo Mari.

Enzo Mari per Danese Milano, Calendario Timor, 1967

Vasi e decorazioni Tutti i grandi classici, da Aalto a Pesce e perfino il vaso che quest’ultimo disegnò per Domus.

Gaetano Pesce, Vaso Goto, Domus Caffe Florian, 1995

Stoviglie Abbiamo trovato i piatti che Joe Colombo “tagliò” per Alitalia.

Joe Colombo e Ambrogio Pozzi per Alitalia, Linea ‘72, 1972

Piccoli e medi arredi Gli studi degli anni ‘60 sulle forme riconfigurabili tornano utili per spedire il design: dalla poltrona Sacco ai Componibili di Anna Castelli Ferrieri.

Anna Castelli Ferrieri per Kartell, Componibili, 1967

Gadget Dalle fiere ai saloni, gli oggetti promozionali diventano oggetti di culto. Qui la moda non resiste alla riduzione a forma, ma la asseconda: vi ricordate la shopper di stoffa di Zegna?

The Born in Oasi Zegna Tote Bag di Zegna diventata virale durante la Milano Design Week 2024

Candele e oggetti decorativi Vanno forte gli occhi di Fornasetti e tutto il design da scaffale. 

Fornasetti, Vassoio Occhi

Tutti vogliono il design italiano. Non è più soltanto un patrimonio degli addetti ai lavori: negli ultimi anni la conoscenza e il riconoscimento dei suoi prodotti storici si sono diffusi a un pubblico sempre più ampio e trasversale. È l’effetto naturale del passare del tempo, che ci consente di guardare a questa disciplina con maggiore distanza critica e di leggerne meglio i movimenti ciclici, i tratti immutabili, le qualità che si sedimentano nella memoria collettiva. Così lampade, poltrone e perfino posate diventano immagini condivise, “icone del design italiano” che raccontano non solo un’estetica, ma un modo di vivere.

A cambiare la prospettiva ha contribuito sicuramente l’importanza globale della Milano Design Week, ma anche i social. E la moda e il cinema hanno avuto un ruolo fondamentale. Come conseguenza di questa nuova consapevolezza, tutti vogliono le icone del design italiano dentro casa loro.


Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’altra grande tendenza: quella del second hand. Non è soltanto una questione di prezzo, ma il desiderio di riuso e di oggetti che portano con sé un’aura particolare e irripetibile. Mentre imparavamo a riconoscere nomi come l’Eclisse, la Superleggera o Gae Aulenti, imparavamo anche — più lentamente rispetto ad altri paesi europei e al resto del mondo — a comprare vestiti usati. Oggi ci siamo abituati al punto che l’acquisto di abbigliamento di seconda mano è diventato una mania, e la stessa logica ha contagiato mobili e oggetti. Così anche il design italiano è approdato su Vinted, la piattaforma che oggi fa rima con “usato”, soprattutto per i vestiti, ma dove si possono scovare anche pezzi d’arredo e oggetti di culto.

Le collaborazioni di Alessandro Mendini per Alessi in vendita su Vinted

Su Vinted si trovano oggetti immacolati, usati o usurati e, sebbene meno spesso rispetto all’abbigliamento, anche copie e imitazioni. Un occhio attento, però, può imbattersi in rarità, prime edizioni e pezzi fuori produzione. La presenza del design italiano su Vinted è più caotica e disordinata rispetto a piattaforme specializzate come Catawiki o Deesup, dove gli articoli raggiungono prezzi spesso esorbitanti. È la differenza tra partecipare a un’asta privata e rovistare tra i banchi di Porta Portese: meno patinato, ma con la possibilità di scoprire tesori inaspettati.

Il design nato per vivere nelle case rischia di trasformarsi in feticcio da scaffale, un ricordo nostalgico di un’epoca che non c’è più e che proprio per questo ci attrae.

Resta aperta una domanda centrale: questa smania di possedere le icone accresce il valore del design o rischia di snaturarlo? Da un lato, la vitalità di molti oggetti progettati anche cento anni fa conferma il successo dell’intento originario: democratizzare il progetto onesto e intelligente, un principio che accomuna il grande design italiano a quello scandinavo, anch’esso tornato in voga negli ultimi anni. Dall’altro, emerge il tema del formalismo, una minaccia che la moda conosce e fronteggia da più tempo.

Vasi e altri oggetti firmati da Gaetano Pesce in vendita su Vinted

Il rischio è che forme nate per essere usate, per dialogare con le persone e servire concretamente la vita quotidiana, vengano oggi trattate come reliquie museali: vendute al miglior offerente, conservate, esposte, come se il loro valore fosse soltanto formale. Così il design nato per vivere nelle case rischia di trasformarsi in feticcio da scaffale, un ricordo nostalgico di un’epoca che non c’è più e che proprio per questo ci attrae.


Per indagare il fenomeno, Domus ha raccolto dieci esempi di oggetti italiani che pochi anni fa non ci saremmo aspettati di trovare su Vinted.

Immagine di apertura: La lampada Nessino di Artemide in vendita su Vinted

Lampade Vico Magistretti, Eclisse, 1965. Courtesy Artemide

Sono il bersaglio più ambito. Tra le più ricorrenti, Nesso, Nessino ed Eclisse.

Caffettiere Michele De Lucchi, Pulcina, 2015

Tutto Alessi è a buon mercato su Vinted, anche le caffettiere e i bollitori fuori produzione.

Riviste Domus 650, aprile 1984: la prima copertina per Zaha Hadid sulla Domus di Alessandro Mendini

Non solo oggetti di design, ma oggetti del design: vecchi numeri di Domus e altre testate soddisfano il feticismo della carta stampata.

Elettronica Richard Sapper e Marco Zanuso, Brionvega Radio.Cubo 50° Arancio Sole, 1962. Courtesy Brionvega

La Radio Cubo di Brionvega e altri oggetti che nel passato erano il futuro.

Icone dimenticate Enzo Mari per Danese Milano, Calendario Timor, 1967

Come Timor, il calendario perpetuo di Enzo Mari.

Vasi e decorazioni Gaetano Pesce, Vaso Goto, Domus Caffe Florian, 1995

Tutti i grandi classici, da Aalto a Pesce e perfino il vaso che quest’ultimo disegnò per Domus.

Stoviglie Joe Colombo e Ambrogio Pozzi per Alitalia, Linea ‘72, 1972

Abbiamo trovato i piatti che Joe Colombo “tagliò” per Alitalia.

Piccoli e medi arredi Anna Castelli Ferrieri per Kartell, Componibili, 1967

Gli studi degli anni ‘60 sulle forme riconfigurabili tornano utili per spedire il design: dalla poltrona Sacco ai Componibili di Anna Castelli Ferrieri.

Gadget The Born in Oasi Zegna Tote Bag di Zegna diventata virale durante la Milano Design Week 2024

Dalle fiere ai saloni, gli oggetti promozionali diventano oggetti di culto. Qui la moda non resiste alla riduzione a forma, ma la asseconda: vi ricordate la shopper di stoffa di Zegna?

Candele e oggetti decorativi Fornasetti, Vassoio Occhi

Vanno forte gli occhi di Fornasetti e tutto il design da scaffale.