Oggetto contenitore fin dalla nostra preistoria, archetipo che qualsiasi cultura ha imparato a riconoscere e fare proprio, il vaso fa parte degli oggetti più familiari del nostro panorama domestico. Abbandonata la funzione di anfora, si è trasformato nei secoli in un oggetto di pura decorazione, da esporre solo in tutto il suo richiamo iconico, o da ingentilire insieme a un mazzo di fiori.
Eppure, il pregiudizio di inutilità a cui è stato spesso legato non ha mai interrotto un processo di continua sperimentazione tecnica e artistica che, a prescindere dai materiali impiegati – la terracotta nuda o smaltata, la porcellana, l’argento, il vetro soffiato – ne ha fatto l’oggetto di un virtuosismo a tratti maniacale e di una contemplazione ossessiva da parte di collezionisti e pittori. Del vaso, poi, si sono appropriati ogni stagione o movimento della storia del design, trasformandolo in un barometro sensibile per raccontare nuove visioni e suggestioni formali.
Negli ultimi anni, il vaso ha ritrovato una centralità che ultimamente era apparsa un po’ sfuocata grazie a numerose esposizioni e all’interesse di molti giovani designer, attenti non solo a riscoprirne il valore ornamentale, ma anche a sperimentarvi gli effetti della più recente accelerazione tecnica e tecnologica. Ecco allora che, stregato da un artificio che contraddice la sua natura, il vaso del ventunesimo secolo conquista qualità sensoriali inattese, come la morbidezza, l’espansione, la fluttuazione. Ancora, grazie a nuove ricerche speculative il vaso diventa capace di esprimere una vera e propria narrativa, o anche rapporti di collaborazione attivi non solo con il suo fruitore, ma anche con altre specie viventi. Occasioni, queste, per riflettere non solo sulla sua intramontabilità, ma anche sull’impossibilità di rinnegargli il suo posto sul piedistallo, dove a dispetto di qualsiasi cambiamento continua a suscitare meraviglia e desiderio di contemplazione.

Time Space Existence: l'Architettura del Futuro a Venezia
Fino al 23 novembre 2025, Venezia è il centro del dibattito architettonico globale con "Time Space Existence". La mostra biennale, promossa dall'European Cultural Centre, presenta progetti da 52 paesi focalizzati su "Riparare, Rigenerare e Riutilizzare" per un futuro più sostenibile.