10 profili Instagram che dovresti conoscere

Ispirazione, referenza, futuro. La collezione di immagini quadrate ha cambiato la comunicazione del progetto e non solo. Dieci account da seguire che non sono soltanto “i soliti”.

Scavalcando a piè pari la concorrenza con le altre piattaforme social, Instagram è diventato il mezzo perfetto per comunicare progetti vecchi e nuovi in ambito creativo. Si incontrano sulla piattaforma professionisti e studi che propongono i loro lavori, osservatori passivi, collezionisti di immagini d’archivio.

La proposizione di immagini è eterogenea, quasi anarchica. Svariati sono i format usati, a partire da account tematizzati, caratterizzati da un’estetica comune o da un argomento di ricerca unico e omogeneo, a raccolte sempre più bizzarre come gli screen di google maps di luoghi dai nomi tristi (@sadtopography) o… l’atlante di piante che ricordano organi sessuali (@sexy.plans).

Questi sono i dieci profili da seguire oggi scelti da Domus ed elencati senza un ordine preciso. Si va dai must fino a ricerche più audaci.

@brutopolis

Libri, mostre, kit di montaggio. Lo stile brutalista è diventato certamente uno degli stili architettonici più amati, anche dai non addetti ai lavori. L’estetica cruda e monumentale ha un impatto immediato sullo spettatore, e forse anche per questo è diventato un hashtag così popolare. Brutopolis, fra i vari, si definisce come una piattaforma “spensierata” che mette in vetrina tutto ciò che è sullo “spettro scuro, di cemento”.

@atlasofplaces

Atlas of places è un progetto interdisciplinare, che tratta di architettura e cartografia, così come di arte e cinema, puntato a interrogarsi sul “significato dei luoghi”. Con una raccolta di screen di google maps, disegni cartografici e progetti, la ricerca ritrae le infrastrutture antropiche che hanno fortemente contaminato i paesaggi naturali. Sempre dallo stesso gruppo di ricerca dipendono gli altri due account, Atlas of industry e Altas of rural.

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East China Sea — Territorial Patterns V

Un post condiviso da Atlas of Places (@atlasofplaces) in data:

@aseriesofroom

“L’arte è fatta per essere condivisa o venduta?” Così esordiscono Bonell+Dòriga curatori di A series of rooms. Per loro i social media sono una “banalizzazione di tutti i discorsi artistici”, a causa del ripescaggio continuo da parte dei suoi algoritmi di immagini sempre più uguali tra loro. Ma, d’altro canto, è anche un’opportunità per condividere conoscenze e per “celebrare ciò che è raro e audace”. La loro è una ricerca nata con lo scopo di esplorare lo spazio domestico da un punto di vista multidisciplinare e trasversale. Osservando quindi la singola stanza, e le differenti possibilità di viverlo e guardarlo, come unità essenziale dello spazio architettonico. L’obbiettivo è quello creare un atlante sulla costruzione della domesticità.

@neontalk

Re dei click il richiamo alla cultura anni ’80. A partire da Netflix, con la produzione di Stanger Things e San Junipero per citarne un paio, fino all’ultimo album di Dua Lipa, la cultura pop fa sempre più affidamento alla nostalgia di tempi passati. L’architettura, e soprattutto il design, non sono certo immuni da questo fascino. Per Neon Talk, “è tutta una questione di passione per l’estetica retrò e newretro”, e tra vecchie pubblicità e interni dai colori accesi, l’account è un tuffo nel passato, ma con smartphone alla mano.

@elarafritzenwalden

Esperimento curioso su come riconciliare strumenti propri dell’architettura, piante e disegni, ai mezzi della società dello spettacolo, in questo caso Instagram. Intitolato come il nome dato alla libreria d’architettura degli avventurosi Tintin e Milou, il blog è nato dall’idea di mappare edifici, e catalogare soluzioni architettoniche “scadute”. Ogni singolo post è una fotografia dell’edificio correlato dalla sua pianta principale.

@hiddenarchitecture

Progetto nato nel 2015, Hidden Architecture è una ricerca che ambisce a costruire una narrazione parallela della storiografia architettonica acclamata, andando a creare un atlante di tutto ciò che è stato per tempo ignorato dalla cultura “filo-occidentale, globalizzanta, omogeneizzante, unidirezionale, patriarcale”, per andare a ripescare “l’inclassificabile, l’ambiguo, trasverso, ribelle, scomodo”. Si presenta quindi come un tentativo di raccogliere e comunicare tutto ciò che è stato per tempo lasciato alla periferia dei dibattiti architettonici.

@bizarrecolumns

Curato da Carmelo Rodríguez, co-fondatore dello studio madrileno Enorme, Bizarre Columns è una piattaforma che punta a creare un abaco di tutte le reinterpretazioni, riutilizzi, e distorsioni fatte sull’archetipo della colonna. A partire dal tempio greco, al corridore rosso incastonato nella colonna di casa Milan firmata Fabio Novembre, è una collezione di foto, disegni e prototipi dell’uso postmoderno che è stato fatto di questo elemento, in architettura così come in design e arte. L’architetto spagnolo considera Instagram il social “più organico e fluido”, una piattaforma capace non solo di metterti in diretto contatto con le persone, ma anche di ricevere facilmente nuovi spunti e nuovi punti di vista riguardo alla ricerca.

@makearchitecturebooksagain

Nel bombardamento di immagini e idee nel mondo dell’arte e dell’architettura, ritroviamo anche dei tentativi di comunicare attraverso il cartaceo. Make architecture books again è un account che cataloga, con un tris di foto, libri del mondo architettonico. “I libri di architettura sono sempre stati una parte critica della pratica architettonica”, ci dice il curatore del blog Joel Stewart. “Questo account è stato creato per promuovere i media tradizionali dell’architettura utilizzando proprio il nuovo mezzo che la minaccia”.

@whos____who

In ambito artistico, invece, Who’s who rappresenta un esperimento bizzarro che lavora per associazione di immagini. Ogni post è composto da due foto di opere d’arte affiancate tra loro, con caratteristiche comuni. Alcune sono similitudini del tutto casuali, altre potrebbero essere dei diretti riferimenti. Una ricerca sul copy-paste simile a quella portata avanti da un altro account, Twin Pix. Come descrizione di ogni foto, solo due hashtag con i nomi degli artisti presentati e nessun’altra informazione. Infatti per l’anonimo curatore curatore “i followers interpreteranno questo account in qualsiasi modo essi vogliano”.

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#catherinetelfordkeogh #janineantoni

Un post condiviso da @ whos____who in data:

@ofhouses

Of Houses, curata da Daniel Tudor Munteanu, è una collezione di “Old Forgotten Houses”. L’account è un catalogo di case unifamiliari, abaco in continua espansione anche grazie a un intervallarsi di guest curators, i quali contribuiscono a ricerche tematizzate, con foto che ritraggono sia gli esterni, che gli interni.

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