Il numero doppio di Domus di luglio-agosto 2025 è dedicato a due diversi materiali: ”Tessuto e Plastica”. Due diverse dimensioni che modellano il nostro mondo, svelando le loro anime nascoste e le connessioni inaspettate. Il Guest Editor 2025, Bjarke Ingels, nel suo editoriale, dipinge un quadro vivido della dicotomia tra la plastica, considerata l'"enfant terrible" del XX secolo per le sue promesse di un futuro leggero e le sue applicazioni innovative (come le cupole gonfiabili di Biosphere 2e i mattoncini Lego che incarnano una "sostenibilità estetica"), ma anche simbolo di spreco e inquinamento.
Domus 1103 è in edicola
Nel doppio numero di Domus luglio agosto, il guest editor 2025 Bjarke Ingels mette al centro tessuto e plastica, due storici supporti all’architettura, immaginandone i futuri scenari politici ed estetici.
Curato da Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo Alejandro Zaera-Polo
Curato da Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo Petra Blaisse
Testo Nick Tidball
Intervista Bjarke Ingels con José Selgas, Lucía Cano
Testo MAD
Testo Maio Architects
Testo Fernando Rodríguez, Pablo Oriol
Foto Luis Asín
Testo Guillermo Santomà + TEST
Foto Gregori Civera
Foto Wolfgang Volz/Laif/Contrasto
Testo Niko Koronis
Foto Mathijs Labadie
Testo Charlotte Kingsnorth
Testo Tate Modern
Foto Jeon Taeg Su
Testo Christoph Niemann
Testo Walter Mariotti
Testo Valentina Petrucci
Testo Loredana Mascheroni
Testo Simona Bordone
Testo Elena Sommariva
Testo Silvana Annicchiarico
Testo Antonio Armano
Testo Valeria Casali
Testo Stefano Mancuso
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- La redazione di Domus
- 05 luglio 2025
Il tessuto, invece, si rivela la controparte elegante e discreta, il sostegno silenzioso dell'architettura, dalle figure iconiche come Lilly Reich a Mies van der Rohe, dalle tensostrutture di Frei Otto per le Olimpiadi di Monaco del '72 al monumentale Hajj Terminal di Gedda di SOM dell'81, fino alle audaci esplorazioni di Ingels con i gonfiabili come The Orb al Burning Man e il Serpentine Pavilion del 2016.
Approfondendo la natura di questi materiali, Alejandro Zaera-Polo apre le danze con una panoramica sulla "Politica della plastica", svelando come questo materiale, nato per scopi militari, abbia permeato la vita quotidiana post-bellica (dalla Tupperware alle Barbie). Zaera-Polo esplora il paradosso di un materiale che, pur offrendo libertà e leggerezza, ha spesso ceduto il passo a un'"atettonicità" che ne ha nascosto il potenziale architettonico, e discute la "Sindrome dell'edificio malato" (SBS) causata dalla non traspirabilità delle plastiche, pur riconoscendone le virtù nel "Mondo delle serre", dove policarbonato, PTFE ed ETFE hanno rivoluzionato agricoltura e architettura.
Parallelamente, Filippo Cartapani e Shane Dalke curano le "Tavole", una guida visiva attraverso i "Morbide vincoli" di tessuto e plastica, dalla tenda nomade alle strutture sperimentali contemporanee. Petra Blaisse ci incanta con la sua riflessione su "L'emancipazione del sipario", raccontando come abbia introdotto l'idea di movimento e cambiamento nell'architettura attraverso i tessuti, con esempi che spaziano dalla Kunsthal di Rotterdam alla Maison à Bordeaux. Il viaggio nel futuro dei materiali prosegue con Nick Tidball, co-fondatore di Vollebak, che, in "Futuro dei tessuti", esamina l'evoluzione dell'abbigliamento dalle pelli animali alla seta di ragno coltivata in laboratorio e ai materiali ingegnerizzati a livello atomico, preannunciando tessuti capaci di regolare la temperatura e raccogliere energia.
Le pagine di Domus si popolano di progetti visionari e di architetti che sfidano i limiti del possibile. Nel "Studio visit", Bjarke Ingels dialoga con José Selgas e Lucía Cano di Selgascano, i quali rivelano come la loro affinità con la plastica, spesso dettata dal budget, si trasformi in una profonda esplorazione delle possibilità tettoniche e formali attraverso l'uso audace di acrilico ed ETFE. Lo studio MAD ci trasporta in "Nuvole nel paesaggio" con lo stadio di Quzhou e la Ephemeral Bubble in Giappone, esplorando come morbidezza e leggerezza possano generare forme inedite e nuove connessioni emotive. Maio Architects presenta "Tende climatiche", un innovativo complesso residenziale a Sant Feliu de Llobregat dove ampi balconi e tende esterne in tessuto locale contribuiscono a ridurre drasticamente il consumo energetico.
FRPO – Rodríguez & Oriol ci svelano "Energia trasparente" con l'impianto per la DH Ecoenergías a Palencia, una costruzione che unisce una base di calcestruzzo a una leggera lanterna di acciaio e plastica riciclabile. MVRDV ci invita a una "Soffce piazza urbana" con il Mega Mat a Bangkok, un gigantesco tappeto modulare fatto di tappetini di plastica riciclata. Guillermo Santomà + TEST ci portano in "Uno spazio in tela cementizia" con il negozio Gimaguas di Barcellona, dove soffitto, pareti e pavimento sono stati rivestiti con Concrete Canvas indurito in loco. Infine, Erased Studio presenta "Coreografie di tessuto in movimento", un allestimento per un ricevimento di nozze che trasforma dinamicamente lo spazio. Il "Portfolio" celebra l'epopea tessile di Christo e Jeanne-Claude attraverso le evocative fotografie di Wolfgang Volz, che immortalano opere monumentali come il Running Fence, il Wrapped Reichstag e i Floating Piers.
La sezione "Design" esplora le frontiere dell'arredo e dell'innovazione materica: Willo Perron ci presenta il "Divano salsiccia", un audace e versatile "parco giochi" di moduli cilindrici; Studio Niko Koronis ci illumina con la "Resina cattura luce" nel tavolo BKT, un "passo importante" nella ricerca sulla resina; Charlotte Kingsnorth ci porta in una "Terra prima del tempo" con una reinterpretazione dello scrittoio classico rivestito di cuoio dipinto a mano; e Finemateria presenta il "Poliuretano portante" con la sedia Please Hold Up, una seduta monomaterica solida ed essenziale.
Il dialogo tra arte e spazio si manifesta nella sezione "Art", dove Do Ho Suh ci introduce alle sue "Architetture fantasma" in mostra alla Tate Modern, opere che cuciono insieme stanze di edifici di Seul, New York, Londra e Berlino. Chiude il numero l'"Ossimoro" di Christoph Niemann, che riflette sulla "potente semplicità" dell'ordinario mattoncino Lego. La copertina, frutto di una collaborazione con Nick e Steve Tidball di Vollebak, è un tessuto di rame intrecciato con il logo Domus inciso al laser, una gabbia di Faraday che scherma il contenuto editoriale dalle onde elettromagnetiche, un connubio perfetto tra estetica e funzione.
Il contrordine a firma del direttore editoriale Walter Mariotti invita a guardare oltre i facili primati, come quello di Copenaghen designata "città più vivibile". Mariotti parte dalla recente installazione di Domus a Copenaghen con il guest editor Bjarke Ingels, e provoca con la domanda: "E tutte le altre città?". Un'analisi che sviscera i parametri della ricerca di The Economist, evidenziando come la stabilità – un fattore sempre più precario a causa delle tensioni geopolitiche globali – sia diventato il vero ago della bilancia.
Domus 1103 apre con la sezione "Diario", esplorando temi cruciali del nostro tempo. Ancora il Direttore editoriale, Walter Mariott,i introduce la 24ª Esposizione Internazionale della Triennale Milano, "Inequalities", curata dal Presidente della Triennale Stefano Boeri con altri 28 curatori di fama internazionale (tra cui Norman Foster e Hans Ulrich Obrist). La mostra affronta le crescenti disuguaglianze economiche, etniche, geopolitiche e di genere, con l'obiettivo di trasformarle in "fertili differenze".
La sezione "Letture Globali" presenta il progetto "Cinque tute per il mestiere di vivere", che documenta un'esperienza di inclusione con persone in esecuzione penale a Palermo, e "Viaggi nel tempo: lo Yemen di Marco Zanuso", un reportage fotografico del 1979 pubblicato da Humboldt Books che celebra la Sana'a antica. Si analizza anche "The House of Dr Koolhaas", il primo titolo della nuova collana "Gumshoe" di Park Books, che investiga Villa dall'Ava di Rem Koolhaas come un vero e proprio mistero architettonico.
Paul Smith, in "Luoghi comuni", riflette sul potere evocativo degli specchi nell'arte e nell'architettura, citando opere come lo "Sky Mirror" di Anish Kapoor. Valentina Petrucci, in "La mia città", esplora il concetto di città come luogo di relazioni e l'importanza dell'architettura sacra secondo Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta. Francesco Franchi, in "Grafica", analizza il design innovativo di Auge Design per i liquori "Nazionale". Loredana Mascheroni, in "Ricerca", introduce la collezione di urne cinerarie "The Last Pot" di Il Tornitore Matto by Alessi.
Il "Personaggio del Mese" è Dante O. Benini, architetto eclettico e prolifico, allievo di Carlo Scarpa e Oscar Niemeyer, che condivide la sua filosofia progettuale basata sull'idea di "esagerare con cuore, mente e mani" per creare spazi emozionanti. Simona Bordone, in "Archivio Domus", ripercorre la storia del turismo sull'Isola d'Elba, confrontando i 162 letti del 1940 con gli attuali 40.000, e solleva il tema dell'overtourism.
Alberto Mingardi, in "Elogio del lusso", analizza il calo della violenza nelle società moderne. Paola Carimati, in "Human Design", discute l'importanza di rallentare, un concetto chiave ripreso da Byung-Chul Han, e introduce il lavoro di Andrea Botero sul design partecipativo. Elena Sommariva, in "Bambini", celebra la riedizione dei nove libri di Bruno Munari del 1945. In "Talenti", Silvana Annicchiarico presenta Mehari di Davide Biancucci per Campeggi. Antonio Armano, in "Aziende", narra la crescita di PLH Italia di Enrico Corelli. Elena Sommariva, in "Minimalismi", dedica spazio alla borsa di Cini Boeri, un progetto degli anni '70 ora realizzato da Prada in Re-Nylon.
Valeria Casali, in "Interni", descrive gli spazi di Sauvage TV a Barcellona, un progetto di Vania Gaetti che combina cemento a vista e accenti di colore. Roberto Battiston, in "Intelligenza del clima", sottolinea il successo del Protocollo di Montréal. Marco Pierini, in "Il museo di domani", riflette sul rapporto intimo tra osservatore e opera d'arte. Elena Sommariva, in "Ufficio", presenta Alis, il sistema di arredi per ufficio di Park Associati per Fantoni. Stefano Mancuso, in "Homo urbanus", evidenzia come le città siano i principali responsabili del riscaldamento globale. Valentina Sumini, in "Architettura dello spazio", esplora l'uso della realtà estesa (XR).
Infine, Javier Arpa Fernández, in "Territori urgenti", lancia un appello per salvare Malaga dall'overtourism. Walter Mariotti intervista Simone Giorgi, General Manager del Park Hyatt Milano, che ha supervisionato una ristrutturazione da 35 milioni di euro. Daniela Brogi, in "Finzioni", analizza le peculiarità stilistiche dei film di Wes Anderson, come "La trama fenicia" (2025). Un numero doppio, ricco, interessante, dove l’attualità, l’architettura, il design, l’arte, l’economia raccontano il nostro tempo. Buona lettura estiva.
Dalle prime tende dei nomadi, costruite tendendo pelli animali, alle strutture sperimentali contemporanee, il tessuto e la plastica hanno delineato una curiosa traiettoria nella storia dell’architettura.
Ogni materiale edilizio contiene in sé un universo politico, determinato dalle sue qualità fisiche e dalla sua filiera. L’acciaio era associato all’imprenditorialità, all’estrazione e al colonialismo; il calcestruzzo era il materiale guida dell’Impero romano, dei Piani quinquennali sovietici e delle economie pubbliche dello Stato sociale postbellico; il vetro venne a rappresentare la fine dell’Ancien régime, l’ascesa dei valori democratici e delle libertà della società aperta. Le plastiche sono materiali sintetici costituiti da composti di polimeri organici. Sono leggere, flessibili, modellabili, generalmente impermeabili e possono avere molti differenti gradi di trasparenza. Costituiscono una famiglia dalle proprietà differenti, apparsi appena un secolo fa e tuttora in evoluzione. Sono prodotte da giganteschi gruppi petrolchimici mondiali e spesso sono contraddistinte da un marchio commerciale. Hanno conquistato l’immaginazione popolare con una promessa di progresso e di libertà sociale e politica, ma in qualche caso sono divenute il supporto invisibile di rigide strutture sociopolitiche e lo strumento di vaste trasformazioni ecologiche.
Le fibre e i filati di origine naturale hanno a lungo dato forma al modo in cui fabbrichiamo oggetti, ci vestiamo e costruiamo.
Nel 1986, dopo aver trascor - so sette anni al dipartimento Arti applicate dello Stedelijk Museum di Amsterdam come assistente conservatrice, ho avuto i primi incarichi da Rem Koolhaas, che considerava na - turale combinare tessile e ar - chitettura. Si ispirava, molto probabilmente, a Mies van der Rohe e a Lilly Reich (soprattut - to al Café Samt & Seide, Berli - no, 1927) e anche al Surreali - smo, alla filosofia dell’assur - do, al Costruttivismo, all’Arte concettuale o anche al Grup - po Zero. Questi influssi hanno dato forma alla sua sensibilità per gli effetti contraddittori, gli scenari cinematografici, gli scambi tra attori diversi per professione e talento.
L’evoluzione dell’abbigliamento e dei tessuti – dalle pelli animali alla seta di ragno coltivata in laboratorio, fino ai materiali progettati a livello atomico – traccia l’arco del nostro progresso come esseri umani. Per meglio comprendere dove possiamo andare, è importante capire da dove veniamo.
Dal loro studio nei boschi attorno a Madrid lavorano a progetti che si distinguono per la policromia, la relazione tra architettura e paesaggio e l’uso innovativo dei materiali, tra cui acrilico e policarbonato.
Due progetti di scala molto diversa – lo stadio di Quzhou e la Ephemeral Bubble, piccola estensione di una fattoria – esplorano come la morbidezza, la tensione e la leggerezza possano generare una forma e creare nuove connessioni emotive tra le persone e il luogo
I grandi balconi dei 40 alloggi di edilizia sociale sono un cuscinetto climatico e sociale, mentre le tende esterne offrono un’efficace strategia a basso costo per regolare il calore solare dell’edificio.
Foto Luis Asín
Con vasche di calcestruzzo e una leggera lanterna di acciaio e plastica riciclabile, l’impianto per la DH Ecoenergías è un’architettura industriale dalla valenza simbolica e pedagogica, capace di rendere visibile la trasformazione dei processi produttivi per cui è stata progettata.
Foto Gregori Civera
Per creare un senso di continuità, soffitto, pareti e pavimento del negozio Gimaguas di Barcellona sono stati rivestiti con Concrete Canvas indurito in loco
Foto Mathijs Labadie
Combinando superfici piatte con curve morbide e spessori diversi, il tavolo BKT sfrutta la naturale traslucenza della resina per influenzare la luce
Land Before Time rivisita il classico scrittoio con sedia, trattandoli come arredi imbottiti, il cui rivestimento di cuoio è cucito come un tessuto
Foto Jeon Taeg Su
Cucite insieme, stanze e pareti divisorie di edifici di Seul, New York, Londra e Berlino, in mostra alla Tate Modern, formano un’unica, impossibile, architettura di tessuto
Dopo una riflessione durata una vita, sono arrivato alla conclusione che il processo creativo è molto difficile. Tanto difficile, in realtà, che ho paura mi farà diventare matto. Ciononostante, continuo a buttarmici imperturbabilmente, perché fare arte è la sola strategia affidabile per dare senso a questo pazzo mondo e quindi, paradossalmente, mi aiuta a restare sano.
“Inequalities”, diseguaglianze. È il fil rouge di un mondo sempre più globale, dall’economia all’etnicità, dalla geografia al gender. Così, dopo aver affrontato i temi della sostenibilità con “Broken Nature” nel 2019 e i misteri dell’universo dallo spazio cosmico fino alla scala invisibile dei virus con “Unknown Unknowns” nel 2022, Triennale Milano ha chiuso questa inconsueta trilogia inaugurando la 24. Esposizione Internazionale con la riflessione sulla dimensione umana attraverso il tema per così dire più politico, globale e urgente.
Dagli oggetti per la tavola a quelli per la fine della vita. Il secondo capitolo della ricerca de Il Tornitore Matto by Alessi sul significato del fare design cambia bruscamente scenario, apparentemente, ma in realtà il tema di fondo è univoco: contenere e prendersi cura. Il marchio nato dalla volontà di Alberto Alessi di celebrare la tornitura, la prima operazione meccanica adoperata per creare gli oggetti dell’azienda di famiglia, e curato da Giulio Iacchetti, quest’anno si è focalizzata sul “contenitore ultimo”, una variante tipologica che il mondo del progetto aveva trascurato, finora.
Finestre e occhi, valigie e gabbie, fustelle e fori che si aprono l’uno dopo l’altro e scatenano la fantasia, l’inven- zione e la scoperta. I nove libri pensati da Bruno Munari nel 1945, ora riproposti da Corraini Edizioni, sono stati una vera rivoluzione: immersivi decenni prima dei libri interat- tivi, dove narrazione, illustrazione e progetto cartotecnico procedono insieme.