Un architetto visionario

Il Pritzker Architecture Prize 2015 è stato assegnato a Frei Otto – scomparso nella nativa Germania il 9 marzo 2015 – per il suo contributo come architetto, visionario, utopico, ecologista, pioniere di materiali leggeri e protettore delle risorse naturali.

Frei Otto, 2000. Photo © Ingenhoven und Partner Architekten, Düsseldorf
Il 10 marzo Tom Pritzker ha annunciato l’assegnazione del Pritzker Architecture Prize 2015 a Frei Otto.

“La giuria ha valutato la carriera di Frei Otto come un modello per generazioni di architetti, la cui influenza continuerà a farsi sentire. La notizia della sua morte è molto triste, senza precedenti nella storia del premio. Siamo grati che la giuria gli abbia assegnato il premio mentre era in vita.

Fortunatamente, dopo la decisione della giuria, i rappresentanti del premio si sono recati a casa di Otto e sono stati in grado di condividere la notizia con lui. Alla cerimonia di premiazione a Miami il 15 maggio si celebrerà la sua vita e e il suo lavoro senza tempo.” ha detto Pritzker.

Frei Otto with Buro Happold and others, Aviary in the Munich Zoo at Hellabrunn, 1979-1980, Munich (Hellabrunn), Germany
In apertura: Frei Otto, 2000. Photo © Ingenhoven und Partner Architekten, Düsseldorf. Sopra: Frei Otto con Buro Happold e altri, Aviary in the Munich Zoo at Hellabrunn, 1979-1980, Monaco (Hellabrunn), Germania. Photo © Atelier Frei Otto Warmbronn
La Giuria del Pritzker ha selezionato Otto all’inizio di quest’anno e, poco dopo, il direttore esecutivo del premio è recato a casa di Otto a Warmbronn, in Germania, a dare la notizia di persona. Apprendendo di aver ricevuto il Premio Pritzker, Otto ha detto: “Sono felice di ricevere questo premio e ringrazio la giuria e la famiglia Pritzker. Non ho mai fatto nulla per ottenere questo premio. Il mio obiettivo architettonico è stato quello di progettare nuovi tipi di edifici per aiutare i più poveri, in particolare in seguito a calamità naturali e catastrofi. Cosa potevo chiedere di più oltre a questo premio? Userò il tempo che mi resta per me continuare a fare quello che ho fatto, aiutare l’umanità. Avete qui un uomo felice.”
Design–OHO (Otto, Happold, Omrania), Diplomatic Club, 1980, Riyadh, Saudi Arabia. Photos © Atelier Frei Otto Warmbronn
Design–OHO (Otto, Happold, Omrania), Diplomatic Club, 1980, Riyadh, Saudi Arabia. Photo © Atelier Frei Otto Warmbronn

Frei Otto ha sviluppato un approccio olistico e collaborativo all’architettura, lavorando con ambientalisti, biologi, ingegneri, filosofi, storici, naturalisti, artisti e altri architetti. Insegnante e autore, Otto ha aperto la strada all’uso di strutture leggere moderne simili a tende per molti scopi.

Era attratto da queste strutture per i loro aspetti economici ed ecologici. Credeva nel fare un uso efficiente e responsabile dei materiali, e che l’architettura dovesse avere un impatto minimo sull’ambiente. Frei Otto era un utopista che non ha mai smesso di credere che l’architettura può creare un mondo migliore per tutti.

<b>Left</b>: Frei Otto, The 1967 International and Universal Exposition or Expo 67, 1967, Montreal, Canada. Photo © Burkhardt. <b>Right</b>: Frei Otto, Umbrellas for Pink Floyd’s 1977 concert tour of the United States, 1977. Photo © Atelier Frei Otto Warmbronn
A sinistra: Frei Otto, The 1967 International and Universal Exposition or Expo 67, 1967, Montreal, Canada. Photo © Burkhardt. A destra: Frei Otto, Umbrellas for Pink Floyd’s 1977 concert tour of the United States, 1977. Photo © Atelier Frei Otto Warmbronn

In contrasto con l’architettura pesante fatta di colonne, pietra e muratura amata dai nazionalsocialisti della Germania in cui è cresciuto, il lavoro di Otto era leggero, aperto alla natura e alla luce naturale, non gerarchica, democratica, a basso costo, energeticamente efficiente, e talvolta progettata per essere temporanea.

Tra le sue opere più conosciute la copertura per i principali impianti sportivi del Parco Olimpico di Monaco di Baviera per le Olimpiadi Estive del 1972 (con Behnisch + Partner e altri), per il padiglione tedesco del 1967 all’Esposizione Universale  Internazionale (Expo 67), il Padiglione del Giappone a Expo 2000 di Hannover, in Germania (con Shigeru Ban), una serie di strutture a tenda per le Esposizioni federali tedesche nel 1950 e le realizzazioni in Medio Oriente.

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