Stefano Boeri

“Il futuro della città è istantaneo. C’è una riduzione del tempo che ci separa dalla dimensione della fantascienza: decidiamo ora la città che esisterà tra 50 anni” (Stefano Boeri, 2018).

Stefano Boeri. Foto © Laila Pozzo / Michelangelo Foundation

Stefano Boeri (Milano, 1956) è uno dei progettisti più celebri e più complessi della scena italiana contemporanea, oltre che un’archistar riconosciuta a livello planetario. Nel corso della sua carriera, Boeri si è impegnato in un costante ampliamento del suo campo d’azione. Così, ha lavorato e lavora come architetto, urbanista e pianificatore, accademico e teorico dell’architettura, curatore e comunicatore, uomo politico.

Si forma al Politecnico di Milano, dove si laurea in Architettura nel 1980, e poi allo IUAV di Venezia, dove ottiene il dottorato in Pianificazione Territoriale nel 1989. Negli anni ’90 Boeri è attivo soprattutto nell’ambito dell’analisi e della pianificazione alla grande scala. Nel 1993 fonda Multiplicity, un gruppo di ricerca che riveste un ruolo di primo piano nel processo, in corso all’epoca, di rinnovamento dello sguardo della disciplina urbanistica sui territori costruiti.

La risonanza delle ricerche di Multiplicity alla scala internazionale è confermata dalla collaborazione del gruppo alla mostra Mutations, curata da Rem Koolhaas e dall’Harvard Project on the City all’Arc-en-rêve di Bordeaux, nel 2001. Boeri e Koolhaas condividono lo stesso interesse per le condizioni instabili e in evoluzione della città contemporanea, oltre che simile approccio multidisciplinare e anti-ideologico al progetto a tutte le scale. Questi due elementi resteranno una costante nel percorso di entrambi.

Entro la fine degli anni ’90 Boeri s’impone anche come una delle voci più autorevoli alla scala locale della città dove vive e lavora, Milano. Nel 1996 pubblica, con Arturo Lanzani e Edoardo Marini, l’importante volume Il territorio che cambia. Ambienti, paesaggi e immagini della regione milanese, una delle prime riflessione sulla metropoli lombarda che accetta di analizzarne e progettarne anche lo sprawl, il sobborgo non consolidato fino ad allora trascurato da un’ampia parte della cultura urbanistica.

Proprio a Milano fonda Boeri Studio, nel 1999, con Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, e poi nel 2008 Stefano Boeri Architetti. Nei primi due decenni del secolo l’attività di Boeri incrocia le grandi aree di trasformazione delle città europee, ad esempio a Marsiglia, dove costruisce Villa Méditérranée, centro culturale anfibio inaugurato nel 2013; alcuni eventi cruciali della politica mondiale, su tutti il G8 del 2009, che avrebbe dovuto tenersi nell’ex-arsenale de La Maddalena, da lui riconvertito in centro polifunzionale; eventi cataclismatici, come nel 2016, quando è protagonista della ricostruzione dei centri terremotati di Norcia e Amatrice.

A Milano progetta, tra le altre cose, la Nuova sede per uffici RCS a Crescenzago (2003-2011), l’Incubatore per l’arte a Porta Nuova (2007-2011), l’ampliamento del Policlinico (a partire dal 2008). Soprattutto, a Boeri si deve l’impostazione del masterplan dell’area di Expo 2015, l’evento di maggior rilievo di tutti gli anni ’10 per la città lombarda, e la costruzione dell’edificio più iconico dello stesso decennio, il Bosco Verticale.

Nelle parole di Boeri, si tratta di “un edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi”. Il primo Bosco Verticale è composto da due torri residenziali di 80 e 112 metri di altezza, le cui terrazze molto aggettanti ospitano una vegetazione ricca anche di alberi a medio fusto. Nel 2015 il Bosco Verticale è premiato dal Council for Tall Building e Urban Habitat dell’IIT di Chicago come il miglior edificio alto del mondo.

Come prototipo, il Bosco Verticale è riproposto in diversi contesti, da Nanchino a Tirana, da Il Cairo a Huanggang. Più in generale, Boeri fa propria e promuove con sistematicità una narrazione decisamente attuale, che sottolinea il ruolo di primo piano dell’elemento vegetale nel progetto architettonico e urbano contemporaneo. Lo testimoniano molti dei suoi masterplan e visioni urbane elaborate negli ultimi anni, ad esempio per la Smart Forest City di Cancun, per San Marino 2030 “Giardino d’Europa” (dal 2016) e per Tirana Riverside (2020).

Promotore instancabile di questo discorso dalle ambizioni globali, Boeri resta anche uno dei principali animatori della scena culturale milanese, a partire da diverse piattaforme. Dirige due delle più importanti riviste di architettura della città: Domus, dal 2004 al 2007, e Abitare, dal 2007 al 2011. Dal 2011 al 2013 è Assessore alla cultura, all’interno della giunta di Giuliano Pisapia. È Professore ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano. Infine, dal 2018 è Presidente della Fondazione La Triennale di Milano. Bookcity, Pianocity, Mi/Arch e Milano Arch Week sono solo i principali tra gli eventi ideati da Boeri nella sua città, di cui è ad oggi (2020) la figura più attiva e propositiva nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica.

Boeri Studio, Villa Méditerranée, Marsiglia, 2004-2013. Foto © Paolo Rosselli
Boeri Studio, Villa Méditerranée, Marsiglia, 2004-2013. Foto © Paolo Rosselli

Nelle parole di Dario Trabucco:

Il Bosco Verticale di Stefano Boeri è riuscito a trasformare quella che per decenni era una semplice ‘fantasia’ da renderisti in uno dei complessi immobiliari più interessanti al mondo. Questi due edifici possono essere criticati per diversi aspetti, ma bisogna riconoscerne i caratteri innovativi: il mutevole aspetto (forma, colore) delle torri al variare delle stagioni, la biodiversità favorita da un vero e proprio habitat contemporaneamente naturale e artificiale, il positivo effetto isola di calore urbano, quello sull’acustica della strada, solo per citarne alcuni
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