Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic. La natura non antropocentrica in mostra a Carquefou

La residenza di sei artisti rumeni al FRAC des Pays de la Loire porta in primo piano una lettura multi-attoriale di lavoro, produzione e ambiente.

“Le vite di una pletora di organismi diversi formano e sono formate da forze politiche economiche e culturali”, come direbbero Kirksey e Heimreich, e un ulteriore passo di allontanamento da un’interpretazione antropocentrica della natura è stato fatto in questo spirito presso il FRAC des Pays de la Loire. Un’esplorazione transmateriale dell’etnografia multispecistica è stata la base del 32° Atelier internazionale tenuto dall’istituzione francese come parte dell'anno franco-rumeno 2019, per il quale il FRAC ha invitato la curatrice Diana Marincu a concepire una residenza dedicata, assieme a 6 artisti rumeni.

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

Installation view, Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Vlad Nanca, Nona Inescu, Anca Benera & Arnold Estefan. Photo: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

Anca Benera & Arnold Estefan, L'ultime particule, 2018. Installazione multimediale. Foto: Fanny Trichet.

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Anca Benera & Arnold Estefan, L'ultime particule, 2018 et Olivia Mihaltianu, Cette histoire n’est pas fantastique, 2018. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

Olivia Mihaltianu, Cette histoire n’est pas fantastique, 2018, Installazione. Foto: Fanny Trichet  

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Olivia Mihaltianu, Cette histoire n’est pas fantastique, 2018. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Nona Inescu, Vestigial Structures, 2018. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

Alex Mirutziu, The gaze is a prolapse dressed in big business, 2018. Performance e installazione. Foto: Alex Mirutziu.

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Vlad Nanca, Grid growth, 2018. Foto: Fanny Trichet.

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

Courtesy Frac des Pays de la Loire

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Foto: Fanny Trichet

Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic Immagini dalla mostra con cui il Frac des Pays de la Loire ridiscute l’idea di una binarietà uomo-natura.

veduta della mostra Manufacturing nature/Naturalizing the synthetic, Frac des Pays de la Loire, Carquefou. Vlad Nanca, Nona Inescu, Anca Benera & Arnold Estefan. Foto: Fanny Trichet

Il cuore di “Manufacturing nature/ Naturalizing the synthetic” tanto come residenza quanto come mostra, è costituito dalla riflessione sul conflittuale binomio umano-naturale, e sulle implicazioni politiche di ciò che oggi chiamiamo la “fatica materiale”. Il progetto esplora l’ecologia ecocentrica come una rete di processi, più che di definizioni; uno scambio continuo che caratterizza la condizione contemporanea di post-umanità e va a sfumare confini ontologici a lungo dati per scontati. Nell’idea del progetto, “il continuum natura-cultura è messo in questione attraverso gli sviluppi della genetica, della chimica e delle tecnologie, mentre il potere dell’uomo è ridimensionato attraverso nuove modalità di riferimento alla natura e al naturale”.

Anca Benera e Arnold Estefan esplorano una geologia alterata delle particelle, dove tracce residue di guerra (ad esempio lo sbarco in Normandia del 1944) possono creare micro-monumenti invisibili ad occhio nudo. Nona Inescu si concentra invece sulla connessione tra corpo umano e concrezioni stabilendo tra i due una relazione di delicatezza ed empatia. Olivia Mihălțianu affronta l’analogia tra l’innesto e il montaggio, tra la manipolazione delle piante e l’editing cinematografico, esplicitandola attraverso il mezzo dei cianotipi, mentre Vlad Nancă mette in questione le utopie moderniste del ventesimo secolo prendendo in prestito la griglia di Superstudio (come sistema di mediazione spaziale simbolo di egualitaria orizzontalità) e lasciando che la natura selvaggia la meta in questione, crescendo incurante di tutto e sfidando ogni regola imposta. La ricerca performativa di Alex Mirutziu  invece sposta gli occhi da una prospettiva orizzontale, da uno sguardo orizzontale – responsabile della produttività dell’ansia e soprattutto dell’immagine che ognuno ha di sè – verso una comprensione verticale dello spazio che modifica la percezione della sala e apre ad una inclusione illimitata di testo, spazio espositivo e pubblico in un tutt’uno.

  • Manufacturing nature / Naturalizing the synthetic
  • Diana Marincu
  • Anca Benera & Arnold Estefan, Nona Inescu, Olivia Mihălțianu, Alex Mirutziu, Vlad Nancă
  • Frac des Pays de la Loire
  • La Fleuriaye, boulevard Ampère, 44470 Carquefou
  • fino al 27 Gennaio 2019