La natura digitale di Ryoichi Kurokawa in mostra a Modena

L’artista giapponese parte da ciò che ci circonda, passa per la sua decodificazione scientifica e, collaborando con scienziati e astrofisici, dà vita, attraverso i mezzi digitali, ad ambienti fisici dove possiamo muoverci, vedere e udire.

Ryoichi Kurokawa, unfold, exhibition view, Galleria Civica di Modena, 2018

Non ci si lasci troppo trasportare dall’istintiva classificazione della ricerca di Ryoichi Kurokawa semplicemente etichettandola come Computer Art, questo potrebbe portare poi a un’altrettanto consequenziale interpretazione in chiave McLuhaniana, limitando le possibilità che invece ci vengono offerte. La questione è ben più complessa e la verità è che il punto di vista inedito dell’artista su una determinata tecnologia, apparentemente fredda e distaccata, permette di svelarne potenzialità inaspettate. 

Scrive Martin Heidegger ne L’origine dell’opera d’arte: “Nella misura in cui un’opera viene prodotta servendosi di questo o quel materiale – pietra, legno, metallo, colore, lingua, suono –, si può dire che essa è ‘portata alla luce’ a partire dal legno, dalla pietra, eccetera; [...] Nell’installare un mondo invece, il tempio – l’opera-tempio - non lascia affatto che la materia svanisca. Al contrario il tempio fa sì che essa venga alla luce [...] la roccia diviene capace di sorreggere e requiare, e così, finalmente è una roccia; i metalli giungono a rilucere e a scintillare, i colori a brillare, il suono cioè nota e tono, a risuonare, la dizione a dire.” Così è la prospettiva dell’artista creatore che getta una luce nuova anche sulla materia che sta utilizzando, in questo caso dei software sofisticati, ampliandone le possibilità, che per quanto non funzionali allo scopo scientifico per cui erano probabilmente nati, si rivelano in grado appunto di “installare un mondo” nuovo. 

Ryoichi Kurokawa, renature, exhibition view, Galleria Civica di Modena, 2018

La base di partenza per Kurokawa è inaspettatamente la natura, il che ci fa fare un salto indietro nella storia dell’arte di almeno 500 anni, ma, abbandonata la mimesi, ora ci si concentra sui dati provenienti dall’osservazione scientifica, come quella che troviamo utilizzata in unfold (nella prima sala della mostra). Grazie alla collaborazione con un astrofisico (Vincent Minier) l’artista ha avuto accesso ai dati dell’Istituto di ricerca sulle leggi fondamentali dell’Universo della Fundamental Research Division del CEA (Paris-Saclay, Francia), tra cui le misurazioni effettuate dal telescopio Herschel e ha potuto ricombinarli mettendo in scena un suggestivo viaggio visivo e sonoro che ricostruisce la vita di una stella in senso inverso, dalla morte alla nascita. 

Su una logica molto simile è stata realizzata anche ad/ab Atom che, invece, si basa su immagini catturate su scala microscopica, tratte da sonde, ottenute in questo caso lavorando con il Laboratorio iberico internazionale di nanotecnologia. Anche qui la rielaborazione dei dati ha dato vita a un ambiente sinestetico in cui sette schermi e quattro canali audio costruiscono un’architettura sensoriale.

Kurokawa ricompone la natura: parte da ciò che ci circonda, passa per la sua decodificazione scientifica (costrutto astratto della mente umana) per poi dare vita, attraverso i mezzi digitali, ad ambienti fisici reali e inediti,

Kurokawa ricompone la natura: parte da ciò che ci circonda, passa per la sua decodificazione scientifica (costrutto astratto della mente umana) per poi dare vita, attraverso i mezzi digitali, ad ambienti fisici reali e inediti, all’interno dei quali possiamo muoverci, vedere e udire, ma anche sentire (le vibrazioni sonore in alcuni momenti si possono percepire anche a livello tattile). Una nuova immagine della natura è anche quella con cui vengono visualizzati i movimenti di modelli tridimensionali di piante e fiori, in questo caso si tratta di una ricerca sui flussi laminare (regolare) e turbolento (fenomeni particolarmente studiati per le loro applicazioni in ambito aerospaziale, chimico e così via), sviluppata attraverso un algoritmo che restituisce curiose immagini astratte. Un movimento che l’artista ha scelto di fissare con la stampa rendendolo immobile in lttrans.

Ryoichi Kurokawa, oscillating continuum, exhibition view, Galleria Civica di Modena, 2018

Ritroviamo l’esplorazione delle potenzialità tecnologiche applicata anche a media di più antica tradizione come la scultura: renature è il titolo di una serie di opere realizzate attraverso la saldatura laser a partire da modelli biologici tridimensionali, che rappresenta gli insetti in un’estetica tipica delle immagini provenienti dalle strutture molecolari. Ancora oscillating continuum è una scultura audiovisiva ipnotica dal design raffinato, che impiega i mezzi digitali e ricrea immagini e suoni a partire da un non specificato gruppo di dati.

Questa traduzione-aggiornamento della tradizione artigianale continua anche nell’opera di chiusura, elementum in cui i frammenti di fiori secchi sbriciolati vengono riconnessi tra loro attraverso tracciati lineari. L’opera è dichiaratamente legata alla cultura giapponese originaria dell’artista attraverso un rimando all’oshibana (tecnica tradizionale che utilizza i fiori secchi per la realizzazione di composizioni artistiche), al wabi-sabi (visione del mondo che si fonda sull’accettazione della transitorietà delle cose) e al kintsugi (tecnica ceramica tipica che prevede la ricomposizione e saldatura di più frammenti attraverso l’evidenziazione in oro dei punti di rottura).

Titolo:
Ryoichi Kurokawa, al-jabr
Date di apertura:
14 settembre 2018 - 24 febbraio 2019
Sede:
Galleria Civica di Modena - Palazzo Santa Margherita
A cura di:
NODE festival

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