Da decenni Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi lavorano a un’opera sommessa, potente, necessaria. Noti da sempre nei circuiti del cinema sperimentale, negli ultimi anni i loro film e le loro installazioni hanno ottenuto visibilità crescente presso un pubblico più ampio.

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Non mancano elementi autobiografici, seppur filtrati e reinterpretati. In questo senso la memoria del Genocidio Armeno è fondante, e in alcune opere, quali Ritorno a Khodorciur, dedicata al padre di Gianikian, si fa esplicita. Tra i loro temi ricorrenti, e tuttora in fase di elaborazione, anche la sofferenze dell’avanguardia russa in epoca sovietica.
Sebbene risiedano a Milano, in Italia, fatta eccezione per una bella mostra dedicata loro dall’HangarBicocca, le loro opere sono state viste soprattutto nel circuito del cinema sperimentale. Grande importanza è invece riconosciuta loro negli Stati Uniti e in diversi paesi europei, primo tra tutti la Francia; quest’ultima, in particolare, ne sostiene da tempo le produzioni; così è stato, tra l’altro, per Pays Barbare, un film dedicato al Fascismo, che inizia con immagini della folla radunata in piazzale Loreto il 29 aprile 1945.
Gli episodi dell’ultimo mese confermano questa attenzione.