“Il caffè è una scintilla, è sempre l’inizio di qualcosa”, così Francesca Lavazza, board member del Gruppo Lavazza, inaugura l’uscita dell’ultimo calendario dell’azienda torinese: una storia cominciata nel 1993 da un dialogo tra Helmut Newton e suo fratello Giuseppe Lavazza, presidente del marchio dal 2023.
Pleasure Makes Us Human — così si intitola — mette insieme i tasselli di tutta questa storia, coinvolgendo Alex Webb: un fotografo camaleontico che è riuscito a occuparsi di tutto, dalla lotta per la sopravvivenza nell’America del Sud fino ai fotoreportage in Messico e nei Caraibi, e alle campagne dei brand del lusso.
Calendario Lavazza 2026: la Dolce Vita di Alex Webb che cattura la bellezza nel caos
Il pluripremiato fotografo Magnum racconta a Domus del suo Calendario Lavazza 2026, dove il caffè va cercato nel “caos delle situazioni” e tra una italianità sempre in bilico con il cliché.
Foto Alex Webb
Foto Alex Webb
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- La redazione di Domus
- 04 dicembre 2025
Fotografo Magnum, ormai settantatreenne, Webb ha realizzato uno dei calendari più complessi (e inattesi) della storia del brand. Il brief, in sintesi, era: “dare un nuovo senso di italianità” e il progetto è stato elaborato con Armando Testa. “Ho pensato per molti anni che gli italiani sapessero vivere meglio della maggior parte di noi”, esordisce Webb.
Alex Webb, maestro delle ombre e del colore
Le stole si muovono con gesti ampi mentre un gruppo di preti conduce una partira di bocce. Come nelle fotografie di Mario Giacomelli, dove dei giovani seminaristi marchigiani giocavano a pallone sparsi in mezzo alla neve. Negli scatti di Webb — ovviamente più contemporanei e molto più colorati — uno di loro beve veloce un caffè appoggiato alla rete che delimita il campo. Lo stesso espresso Lavazza finisce su un tavolino verde salvia in un’altra foto: delle mani abbronzate e “addobbate a festa” ci inzuppano una focaccia – evidentemente, siamo sulla riviera ligure.
Ho pensato per molti anni che gli italiani sapessero vivere meglio della maggior parte di noi.
Alex Webb
E poi ci sono i barbieri, i ristoratori, gli scultori, le modelle, le nonne e i bagnanti, la casa, l’ufficio e la strada. Tutti fanno cose, le composizioni sono caotiche, c’è parecchia gente su piani differenti. E c’è una diversity che pare arrivare dritta da un episodio di Bridgerton. In questi scatti non c’è un centro e non c’è un protagonista. Le lunghe ombre degli edifici italiani si proiettano sulle campiture coloratissime dei muri dei borghi. “D’estate, nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, c’è questa luce dorata e intensa che penetra ovunque”, racconta Webb, ricordando i momenti in cui scattava sotto il sole cocente della Dolce Vita (quella di Fellini, l’unico riferimento che l’artista cita quando gli chiediamo da dove arriva la sua idea di Italia).
Il “Grand Tour” di Webb e Lavazza in Italia
“Volevamo uscire dalla narrazione dei classici posti italiani straconosciuti”, racconta Michele Mariani — direttore creativo del gruppo Armando Testa, che dal 2021 collabora con Lavazza alla realizzazione del calendario. Mariani spiega di un processo lunghissimo di scouting di luoghi, situazioni e persone, alla ricerca di una visione diversa del paesaggio italiano. “La nostra idea di dolce vita è quella che si vive nelle piazze di paese, nelle piazze deserte, nei bar, in una bocciofila, in un traghetto verso un’isola, nella festa di Santa Rosalia”. E così il viaggio si è sviluppato attraverso tutto il Bel Paese: dal Piemonte alla Sicilia.
“Alcuni luoghi li avevo in testa da quando, a 5 anni, ho visitato per la prima volta l’Italia”, commenta Webb. Altri arrivano da ricerche su TikTok e dalle suggestioni del gruppo Armando Testa che si è occupato pressocché in toto della parte scenografica del progetto. Una barberia liberty nel cuore dei “carruggi” — le strette vie del centro storico di Genova —, le botteghe storiche della Milano che non c’è più, i traghetti che partono dall’isola d’Elba, e Palermo che festeggia le contaminazioni tra sacro e profano.
Il caffè nel “caos delle situazioni”
Si tratta di una fotografia quasi situazionista dove, più del soggetto, è importante cogliere il suo movimento, la sua intenzione, quello che potrebbe accadere da un momento all’altro: la “scintilla” dell’imprevedibilità che può esistere anche sul set fotografico di un brand. “Ho cercato in un certo senso di creare situazioni che avessero un certo livello di energia, di vivacità”, prosegue il fotografo Magnum, “sia in termini di colore, sia in termini di ciò che stava accadendo”.
Gesti, movimenti e situazioni che sembrano casuali e caotiche ma non lo sono: Alex Webbancora si definisce “a photographer of the street”. “Saper cogliere la bellezza nel caos” è anche l’unico fil rouge che riesce a tenere insieme una carriera fatta di contraddizioni, fotoreportage e calendari. “Anche se queste fotografie coinvolgono un sacco di modelli, un certo lavoro di pianificazione in anticipo e così via, spesso accadono quelle coincidenze fortunate durante il processo. E credo che sia questo a renderle speciali”, conclude Webb.
D’estate, nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, c’è questa luce dorata e intensa che penetra ovunque.
Alex Webb
Come nei film squisitamente napoletani di Paolo Sorrentino, anche in questo calendario il protagonista — il vero motivo per cui si sta raccontando quella storia — è sempre sommerso da mille altre storie: “È bello che il caffè, la nostra tazzina, vada un po’ cercata nel caos delle situazioni”, dice Mariani a proposito della volontà, tutta contemporanea, di decentralizzare il prodotto.
Una “caccia al tesoro” alla ricerca dell’italianità
La convinzione di Webb che gli italiani sappiano vivere “meglio” nasce quando, da bambino, seguendo il padre nei suoi viaggi di lavoro, si imbatte per la prima volta nelle Gallerie degli Uffizi a Firenze. Al centro della bellezza e della storia del Bel Paese, scopre il caffè come cuore della socialità, una scintilla e un motivo di piacere.
È una convinzione che un italiano non può che mettere in discussione, un’idea di Italia anche architettonicamente molto diversa da quella che su Domus raccontiamo con “occhi italiani”. Tuttavia, questo calendario non si rivolge certamente agli italiani. È una “caccia al tesoro” dell’italianità anche un po’ forzata che evita i cliché solo grazie alla maestria di Webb nel cogliere le “situazioni” di luce e colore.
“Noi sappiamo che la fotografia può raccontare qualsiasi cosa, che può esprimere qualsiasi cosa”, dice Francesca Lavazza, e ci appare chiaro che in questo Calendario Lavazza l’italianità è stata costruita dalla fotografia di Webb: un’idea dai contorni tracciati sul tavolino di un bar, per proseguire con la metafora del caffè. Non importa che sia attuale: l’importante è che sia “dolce”.
Il Calendario Lavazza: da Newton ad Art Basel Miami
Nato nel 1993 come oggetto-regalo e mezzo di comunicazione istituzionale, il Calendario Lavazza si è distinto subito da altri oggetti del suo genere per la creatività inconfondibile del bianco e nero di Helmut Newton, che firma le prime due edizioni. Poi è passato attraverso le mani dei fotografi della Magnum Photos, che lo hanno portato in viaggio in giro per il mondo. E ancora, dai primi Duemila, si è colorato con gli scatti di artisti come David LaChapelle, Annie Leibovitz, Marino Parisotto, Steve McCurry ed Erwin Olaf. Oggi è un “collectible”, un oggetto da collezione della fotografia contemporanea. Dalle pareti delle cucine, dei salotti e delle camerette italiane, racconta un sodalizio tra caffè e cultura che dura da quando le foto si facevano tutte in pellicola. Ogni anno il brand invita un fotografo a popolarlo di scatti: l’anno scorso è stato il fotografo francosenegalese Omar Victor Diop.
Il lancio dell’edizione 2026, Pleasure Makes Us Human, ha avuto un palcoscenico d’eccezione che lo ha consacrato definitivamente come prodotto artistico: Art Basel Miami Beach, la fiera d’arte moderna e contemporanea nata a Balisea, che quest’anno si accompagna anche alla kermesse di Design Miami.