Quando la fotografia si fonde con la pittura

L’eredità di Toscani riaccende il dibattito sul valore della fotografia: non solo un mezzo documentaristico, ma una tecnica che vive in simbiosi e in parallelo con la pittura.

L’addio a Oliviero Toscani, fotografo che ha fatto della provocazione la sua cifra stilistica, apre un interrogativo sul potere multiforme della fotografia e sulla sua relazione – a tratti conflittuale, a tratti simbiotica – con la pittura.

Toscani, con la sua estetica irriverente e spesso dissacrante, ha dimostrato con forza come la fotografia possa trascendere la sua funzione documentaristica per divenire un potente mezzo di comunicazione, capace di scuotere le coscienze, innescare dibattiti e persino plasmare il pensiero collettivo.

Raffaello, Madonna Sistina, dettaglio, 1513-1514. Foto da Wikimedia

Ma al di là del suo innegabile valore sociale e politico, questa nuova materia artistica si erge come una forma di espressione in perenne evoluzione, alla continua ricerca di nuove modalità per catturare e interpretare l’essenza inafferrabile del reale. Fin dalla sua genesi, la fotografia è stata accostata alla pittura, con la quale condivide l’ambizioso obiettivo di rappresentare il mondo visibile, di tradurre la realtà tridimensionale in un linguaggio bidimensionale. Tuttavia, a differenza della pittura, che si affida alla mano sapiente dell’artista e alla sua soggettiva interpretazione, la fotografia sembra apparentemente affidarsi a un “occhio meccanico”, un occhio freddo e distaccato in grado di catturare la realtà in modo oggettivo e impersonale. Questa presunta oggettività, questa fedeltà al dato reale, ha portato alcuni a relegare la fotografia al ruolo di mera tecnica di riproduzione, priva di quell'aura magica che avvolge l’opera d'arte. Ma è davvero lecito confinare la fotografia in questa dimensione puramente tecnica, negandole la dignità di espressione artistica?

Il rapporto simbiotico tra fotografia e pittura riguarda proprio la scelta dei soggetti. Entrambi i mezzi espressivi si sono confrontati, nel corso dei secoli, con i grandi temi della rappresentazione.

Un’analisi più attenta e profonda ci rivela che la fotografia, pur basandosi su un processo tecnico e scientifico, non può e non deve essere considerata immune da scelte estetiche e interpretative. L’inquadratura, la sapiente gestione della luce, l’armonia della composizione, la scelta del soggetto, l’istante decisivo catturato dall’obiettivo: sono tutti elementi cruciali che contribuiscono a definire lo stile, il messaggio e l’anima di un’immagine fotografica. In questo senso, il fotografo, al pari del pittore, opera una selezione del reale, una personale interpretazione del mondo, guidata dalla propria sensibilità, dal proprio vissuto e dalla propria peculiare visione.


Innumerevoli sono gli esempi di artisti che hanno saputo sfruttare appieno le potenzialità espressive della fotografia, elevandola a vera e propria forma d’arte. I ritratti intensi e psicologici di Nadar, le sperimentazioni audaci e innovative di Man Ray e Moholy-Nagy, i paesaggi mozzafiato di Ansel Adams, le immagini crude e toccanti di Robert Capa e Henri Cartier-Bresson e David LaChapelle, che con la sua “Pietà” sovverte i canoni con una dissacrante Courtney Love, sono solo alcuni dei maestri che ne hanno esplorato le infinite potenzialità espressive.

Jacques-Louis David, Napoleone che attraversa le Alpi al Passo del San Bernardo, 20 maggio 1800

Ma non dimentichiamoci l’influenza dell’occhio “fotografico” di tanti pittori. Le inquadrature oblique e voyeuristiche di Pierre Bonnard, la luce vibrante degli Impressionisti, i ritratti del Settecento, echeggiano nelle opere di grandi fotografi contemporanei. Annie Leibovitz, ritraendo Will Smith a cavallo, sembra richiamare il Napoleone di Jacques-Louis David; e nei bimbi di Oliviero Toscani rivivono i putti del Rinascimento.

A/I 1989, “Mazzo di fiori” Credits: Oliviero Toscani

Il rapporto simbiotico tra fotografia e pittura riguarda  proprio la scelta dei soggetti. Entrambi i mezzi espressivi si sono confrontati, nel corso dei secoli, con i grandi temi della rappresentazione: il ritratto, specchio dell’anima umana; il paesaggio, sublime e maestoso; la natura morta, silenziosa e contemplativa; il nudo, celebrazione della bellezza del corpo. Tuttavia, la fotografia, grazie alla sua straordinaria capacità di catturare l’istante fuggente, di fermare il tempo, ha saputo aggiungere nuovi soggetti al repertorio artistico, aprendo nuove frontiere espressive. La vita quotidiana colta nella sua spontaneità, il movimento frenetico della metropoli, l’azione colta sul fatto, l’emozione di un evento sportivo: sono solo alcuni esempi di generi che hanno trovato nella fotografia il loro mezzo di espressione ideale.

Ma la fotografia non si limita a documentare passivamente la realtà, può anche trasformarla, manipolarla, interpretarla secondo la visione dell’artista. Il fotomontaggio, la solarizzazione, le infinite tecniche di post-produzione digitale sono solo alcuni degli strumenti che consentono al fotografo di creare immagini che vanno oltre la semplice riproduzione del visibile, aprendo a nuove dimensioni espressive, a mondi onirici e surreali. In questo senso, la fotografia si avvicina alla pittura, condividendo con essa la ricerca di un linguaggio visivo che vada oltre la mera mimesi, che sappia scavare nell’inconscio e nell’immaginario collettivo.

Edouard Manet, Bouque di fiori, 1882

Pur nascendo come tecnica di riproduzione meccanica, la fotografia si è evoluta nel corso del tempo, emancipandosi e affermandosi come forma d’arte autonoma e complessa e al pari della pittura, si confronta con i grandi temi dell’esistenza umana, ma lo fa attraverso un linguaggio proprio, inconfondibile. 

Immagine di apertura: A/I 1991, “ Angelo e diavolo” Credits: Oliviero Toscani

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