10 oggetti di design ispirati al mare e all’estate

Dalla Cabina dell’Elba di Aldo Rossi alla poltrona gonfiabile Blow, passando per le lampade Fish di Frank Gehry, Domus ha selezionato dieci oggetti di design ispirati al mondo marino e alle suggestioni della bella stagione.

1. Cabina dell'Elba, Aldo Rossi, 1980 “Le cabine erano un’architettura perfetta, ma erano anche molto legate al presente, allineate lungo la sabbia e le strade bianche in mattinate senza tempo, immutabili. Ammetto che in questo senso rappresentano un aspetto particolare della forma e della felicità: la giovinezza. Tuttavia, questo aspetto non è essenziale, anche se è legato al mio amore per le estati trascorse al mare.” Così scrive Aldo Rossi in uno dei vari passaggi della sua "Autobiografia Scientifica" (1981) nei quali è menzionata la Cabina dell’Elba. Il celebre armadio è uno degli esempi più noti del dialogo costante tra architettura e design nella pratica dell’architetto milanese: partendo dalle cabine incontrate da bambino sulle spiagge dell’isola d’Elba, Rossi mantiene tutti i tratti evocativi originari – il timpano sul frontone, il decoro a strisce verticali, la forma di parallelepipedo – ma li trasforma in un mobile‑oggetto, un armadio‑cabina che conserva dentro di sé la memoria del mare. Il primo prototipo venne realizzato nel 1980 con Molteni & Co. in quattro esemplari e solo due anni dopo Cabina dell’Elba entrò a far parte delle produzioni dell’atelier di Cantù di Bruno Longoni.

Aldo Rossi, armadio Cabina dell’Elba, produzione Bruno Longoni Atelier d’Arredamento, 1980-82. Courtesy Bruno Longoni Atelier d’arredamento

2. Bricola Veneziana, Federica Marangoni, 1971 La Bricola Veneziana, ideata da Federica Marangoni nel 1971 su commissione di Gio Ponti per l’Euro-Domus di Torino, è una lampada-scultura ispirata alle strutture nautiche composte da pali di legno che segnalano i canali lagunari veneziani. Nata come installazione luminosa su pavimento specchiante, la prima versione era stata realizzata in plexiglas spruzzato con poliestere bianco, e composta da un alto cilindro centrale con tre tubi fluorescenti, a cui si raccordavano cinque braccia coniche ovalizzate, il tutto fermato da un anello nero. Successivamente, per il Centro Domus di Milano, vennero realizzate cinquanta Bricole in vetro di Murano – come l’esemplare oggi nella collezione permanente del Museo del Design Italiano della Triennale di Milano – prodotte poi a partire dal 1980 dalla I3 di Salzano. La lampada, in vetro striato lattimo bianco, fu realizzata continuativamente per oltre vent’anni in versioni da tavolo, da terra e da parete, entrando di diritto nell’Olimpo delle icone del design italiano.

Bricola, 1975 Murano glass Special Edition for Centrodomus, Milano, Italy, 1975 by I-TRE, Venice, Italy. Courtesy Federica Marangoni

3. Coppa del Nonno, Salvatore Gregorietti, 1973 Nel 2025 compie settant’anni uno dei gelati nazional-popolari diventati simbolo dell’estate all’italiana, la Coppa del Nonno. Prodotto da Motta a partire dalla metà degli anni Cinquanta, nel 1973 Salvatore Gregorietti – maestro della grafica italiana e co-fondatore dello studio Unimark insieme a Massimo Vignelli, Bob Noorda, Franco Mirenzi, Mario Boeri – firma un nuovo packaging per questo gelato, contribuendo a ridefinirne in modo duraturo l’identità visiva. Il progetto nasce da una raffinata sintesi tra design industriale e comunicazione visuale: la coppetta marrone, dalla silhouette inconfondibile, richiama quella di una tazzina da espresso. Il piccolo manico sporgente ne evoca la ritualità quotidiana, trasformandola in un oggetto d’uso riconoscibile, familiare e carico di valore affettivo.

Salvatore Gregorietti, Coppa del nonno, Motta, 1974, Courtesy Gregorietti Associati.

4. Poltrona gonfiabile Blow, Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, 1967 Forse non tutti sanno che i gonfiabili di cui pullulano le spiagge italiane, con buona pace dei più minimalisti, hanno un antenato illustre: la poltrona gonfiabile Blow. Ideata nel 1967 da Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, con Carla Scolari, e prodotta da Zanotta, questa seduta è il primo oggetto di design pneumatico in Italia. Leggera e portatile, realizzata in PVC trasparente saldato ad alta frequenza, si gonfia con una semplice pompa e scompare una volta sgonfiata, segnando un momento di rottura con la staticità e la pesantezza del mobile borghese tradizionale. Pensata per un pubblico giovane e moderno, fu presentata al Salone del Mobile del 1968 e divenne simbolo del design pop e radicale, espressione di una nuova cultura domestica libera e ironica. La sua essenzialità formale e il materiale plastico innovativo ne fecero un oggetto-manifesto, capace di sintetizzare lo spirito degli anni a cavallo tra due decenni.

Poltrona gonfiabile Blow, Courtesy Zanotta

5. Algae Geographies, Atelier Luma e Studio Klarenbeek & Dros, 2019 Atelier LUMA, con il progetto Algae Platform avviato nel 2017, ha istituito un bio-laboratorio per studiare e valorizzare le alghe della Camargue, zona umida dove il fiume Rodano incontra il Mar Mediterraneo. L’obiettivo è rispondere alla domanda: come possono le alghe diventare strumenti di transizione per le bioregioni? In questo contesto, come parte del programma di ricerca transnazionale Algae Géographies (2018–2020), volto a trasformare risorse locali in biomateriali tramite tecniche come estrusione, stampa 3D, e produzione di carta d’alga, nasce la collezione di bicchieri e caraffe Algae Geographies (2019), realizzata da Eric Klarenbeek e Maartje Dros per Atelier LUMA. Gli oggetti, oggi parte della collezione del MoMA, sono stampati in 3D con un materiale interamente bio-based, ottenuto mescolando microalghe e biopolimeri di origine vegetale, in alternativa alle plastiche fossili.

Atelier Luma / Luma Arles, Eric Klarenbeek, Maartje Dros, Studio Klarenbeek & Dros. Algae Geographies glasses and carafes. 2019. Microalgae and sugar-based biopolymer. Courtesy MoMA

6. Superonda, Archizoom, 1967 “Superonda ha affermato la completa autonomia del prodotto d’arredo dall’architettura che lo conteneva e dalla tradizione formale del divano”, racconta Andrea Branzi, che insieme a Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi fonda a Firenze il collettivo Archizoom Associati nel 1966. Superonda è il primo divano realizzato senza la tradizionale struttura portante, ed è anche uno dei progetti più noti del gruppo fiorentino, oltre che pietra miliare della storia del design italiano. Come deducibile dal nome, Superonda richiama il dinamismo di un’onda marina, con un sistema strutturale che consiste in due elementi ondulati ricavati da un blocco unico di poliuretano, separati da una curva a “S”: le due onde si incastrano e si sovrappongono, permettendo configurazioni diverse che trasformano il divano in chaise longue o letto. Prodotto da Poltronova, nel 1972 sbarca a New York in occasione della mostra del MoMA “Italy:The New Domestic Landscape”, e ancora oggi l’azienda fiorentina rende omaggio allo spirito originale del progetto con nuove versioni e pattern.

Divano Superonda, Courtesy Poltronova

7. Transat Chair, Eileen Gray, 1927 Tra il 1925 e il 1927 l’architetta e designer irlandese Eileen Gray progettò la Transat Chair – nota anche come “Transatlantic Chair” – per la terrazza della sua Villa E.1027 a Cap Martin, in Costa Azzurra, tra Montecarlo e Mentone. Il nome “Transat” richiama i transatlantici dell’epoca, l’intento era evocare l’esperienza dei viaggi via mare ispirandosi alle deck chairs delle navi. La struttura laterale è in legno, caratterizzata da geometrie rigorose, incastri a tenone e supporti cromati, elementi costruttivi che sottolineano la precisione artigianale del progetto, e un poggiatesta regolabile a pivot, per un comfort flessibile. La Transat Chair fu scelta anche da Eckart Muthesius per arredare il palazzo del Maharajah di Indore nel medesimo periodo, confermandone l’appeal internazionale.

Transat Chair, Eileen Gray, 1925-1930, Courtesy V&A Museum

8. Fish Lamps, Frank Gehry, 1984 Negli anni Ottanta Frank Gehry iniziò a esplorare il potenziale scultoreo della luce: le sue Fish Lamps nascono nel 1983 da una commissione della Formica Corporation per promuovere il laminato plastico ColorCore. Dopo averne rotto accidentalmente un campione, Gehry fu colpito dalla somiglianza dei frammenti di questo materiale con le squame di un pesce. Da qui, l’architetto canadese naturalizzato statunitense sviluppò una serie di lampade costruite su armature in fil di ferro a forma di pesce, rivestite con frammenti incollati a mano di ColorCore. Le prime furono esposte nel 1984 alla Gagosian Gallery di Los Angeles, seguite da mostre internazionali. Ogni lampada è un pezzo unico, a metà tra arte e design: forme curve e dinamiche, luce calda e texture organiche danno vita a una sinergia fra materiale, movimento e immaginario marino. Quella dei pesci, per Gehry, è una forma perfetta, organica, primitiva e libera dalla rigidità della geometria architettonica tradizionale. Ricorre come simbolo in molte sue opere, dalla scultura El Peix (1992) situata sul lungomare di Barcellona, fino alle superfici fluide e cangianti del Guggenheim di Bilbao, del Jay Pritzker Pavilion e dell’hotel Marqués de Riscal.

Frank Gehry, Fish Lamps, Courtesy Gagosian Gallery

9. Il mare come artigiano, Bruno Munari, 1992 “Se lanci qualcosa in mare, il mare (dopo un periodo di tempo imprecisato e indeterminabile) te lo restituisce scolpito, rifinito, levigato, lucido o lucidato a seconda del materiale e anche bagnato, perché in questo modo i colori sono più brillanti.” Non un vero e proprio oggetto di design, ma un piccolo libro da collezione che racconta il mare come un paziente artigiano, “Il mare come artigiano” è una pubblicazione poetica e concettuale di Bruno Munari, parte della serie “Block Notes” creata dall’artista e designer milanese per Corraini. In poche frasi essenziali accompagnate da immagini leggere, Munari invita a guardare il mare non solo come ambiente naturale, ma come metafora di progettualità: lavora per sottrazione, leviga, semplifica, trasforma ogni oggetto in qualcosa di nuovo. Il libro racchiude l’essenza della poetica di Munari, dove arte, design e natura si incontrano in un’idea di fare umile, intelligente e paziente.

Courtesy Corraini Edizioni

10. Posata Moscardino, Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, 2000 Il moscardino è un mollusco molto simile al polpo, che abita le coste mediterranee. I designer Giulio Iacchetti e Matteo Ragni hanno visto nei suoi tentacoli i rebbi di una forchetta, e nella sua testa il profilo tondeggiante di un cucchiaio: da qui nasce Moscardino, una posata multiuso che crea una relazione di perfetta reversibilità tra i due utensili, rispondendo ai mutamenti della convivialità contemporanea, al mangiare in piedi, velocemente o in modo informale. Realizzato inizialmente per Pandora Design in mater‑bi – una bioplastica biodegradabile ottenuta dall’amido di mais – Moscardino ha conquistato il premio Compasso d’Oro nel 2001. La sua fama è cresciuta ulteriormente grazie alla sua inclusione nella collezione permanente del MoMA di New York, e dal 2022 è stato rilanciato da Alessi con una riedizione in acciaio inox.

Courtesy Giulio Iacchetti

“Il mare mi sembrava una coalescenza capace di costruire una forma misteriosa e geometrica composta da ogni ricordo e desiderio.” scrive Aldo Rossi nella sua Autobiografia Scientifica (1981). Il mare non è soltanto un elemento naturale o lo sfondo ideale della bella stagione: è una matrice progettuale, una geometria fluida che genera figure, immagini, ricordi. Conserva memorie individuali e collettive, di estati vissute o immaginate. La sua forza ispiratrice non sta solo nella sua immensità, ma nella capacità di attivare significati stratificati, una “coalescenza” – come la definisce l’architetto milanese – di elementi eterogenei, che si fondono per produrre nuove configurazioni visive.

Aldo Rossi, Geometria dell’estate, 1983. Courtesy Antonia Jannone Disegni di Architettura

È forse questa capacità generativa che ha guidato molti designer a ideare oggetti ispirati al mare e all’estate. Elementi che, inseriti negli spazi domestici, richiamano un immaginario marino e luminoso, oppure che, viceversa, hanno contribuito a modellare i riti e le abitudini della bella stagione, trasformandosi in simboli di un certo modo di vivere questo periodo dell’anno.

Dalle sedute come la Clam Chair, pietra miliare del design nordico disegnata dall’architetto danese Philip Arctander nel 1944 – oggi oggetto di culto per collezionisti e appassionati – che ricorda nella forma la struttura morbida e avvolgente di una conchiglia, agli arredi che reinterpretano le architetture temporanee delle spiagge, come la Cabina dell’Elba di Aldo Rossi, o i riferimenti nautici della Transat Chair di Eileen Gray, l’estate, nei suoi molteplici livelli di lettura, ha da sempre offerto al design un patrimonio simbolico ricco e trasversale, capace di unire la ricerca formale alla dimensione emozionale.

Coppia di clam armchairs “Little Petra” del 1938 circa. Foto: Phillips

A partire da questa prospettiva, Domus presenta una selezione di dieci oggetti che, ognuno a proprio modo, dialogano con il mondo marino e con l’estetica della stagione estiva. Progetti che interpretano suggestioni attraverso soluzioni funzionali, dove memoria e ricerca convivono, delineando un linguaggio visivo ispirato al paesaggio marittimo, aperto all’innovazione e all’immaginazione.

Immagine di apertura: Poltrona gonfiabile Blow, Courtesy Zanotta

1. Cabina dell'Elba, Aldo Rossi, 1980 Aldo Rossi, armadio Cabina dell’Elba, produzione Bruno Longoni Atelier d’Arredamento, 1980-82. Courtesy Bruno Longoni Atelier d’arredamento

“Le cabine erano un’architettura perfetta, ma erano anche molto legate al presente, allineate lungo la sabbia e le strade bianche in mattinate senza tempo, immutabili. Ammetto che in questo senso rappresentano un aspetto particolare della forma e della felicità: la giovinezza. Tuttavia, questo aspetto non è essenziale, anche se è legato al mio amore per le estati trascorse al mare.” Così scrive Aldo Rossi in uno dei vari passaggi della sua "Autobiografia Scientifica" (1981) nei quali è menzionata la Cabina dell’Elba. Il celebre armadio è uno degli esempi più noti del dialogo costante tra architettura e design nella pratica dell’architetto milanese: partendo dalle cabine incontrate da bambino sulle spiagge dell’isola d’Elba, Rossi mantiene tutti i tratti evocativi originari – il timpano sul frontone, il decoro a strisce verticali, la forma di parallelepipedo – ma li trasforma in un mobile‑oggetto, un armadio‑cabina che conserva dentro di sé la memoria del mare. Il primo prototipo venne realizzato nel 1980 con Molteni & Co. in quattro esemplari e solo due anni dopo Cabina dell’Elba entrò a far parte delle produzioni dell’atelier di Cantù di Bruno Longoni.

2. Bricola Veneziana, Federica Marangoni, 1971 Bricola, 1975 Murano glass Special Edition for Centrodomus, Milano, Italy, 1975 by I-TRE, Venice, Italy. Courtesy Federica Marangoni

La Bricola Veneziana, ideata da Federica Marangoni nel 1971 su commissione di Gio Ponti per l’Euro-Domus di Torino, è una lampada-scultura ispirata alle strutture nautiche composte da pali di legno che segnalano i canali lagunari veneziani. Nata come installazione luminosa su pavimento specchiante, la prima versione era stata realizzata in plexiglas spruzzato con poliestere bianco, e composta da un alto cilindro centrale con tre tubi fluorescenti, a cui si raccordavano cinque braccia coniche ovalizzate, il tutto fermato da un anello nero. Successivamente, per il Centro Domus di Milano, vennero realizzate cinquanta Bricole in vetro di Murano – come l’esemplare oggi nella collezione permanente del Museo del Design Italiano della Triennale di Milano – prodotte poi a partire dal 1980 dalla I3 di Salzano. La lampada, in vetro striato lattimo bianco, fu realizzata continuativamente per oltre vent’anni in versioni da tavolo, da terra e da parete, entrando di diritto nell’Olimpo delle icone del design italiano.

3. Coppa del Nonno, Salvatore Gregorietti, 1973 Salvatore Gregorietti, Coppa del nonno, Motta, 1974, Courtesy Gregorietti Associati.

Nel 2025 compie settant’anni uno dei gelati nazional-popolari diventati simbolo dell’estate all’italiana, la Coppa del Nonno. Prodotto da Motta a partire dalla metà degli anni Cinquanta, nel 1973 Salvatore Gregorietti – maestro della grafica italiana e co-fondatore dello studio Unimark insieme a Massimo Vignelli, Bob Noorda, Franco Mirenzi, Mario Boeri – firma un nuovo packaging per questo gelato, contribuendo a ridefinirne in modo duraturo l’identità visiva. Il progetto nasce da una raffinata sintesi tra design industriale e comunicazione visuale: la coppetta marrone, dalla silhouette inconfondibile, richiama quella di una tazzina da espresso. Il piccolo manico sporgente ne evoca la ritualità quotidiana, trasformandola in un oggetto d’uso riconoscibile, familiare e carico di valore affettivo.

4. Poltrona gonfiabile Blow, Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, 1967 Poltrona gonfiabile Blow, Courtesy Zanotta

Forse non tutti sanno che i gonfiabili di cui pullulano le spiagge italiane, con buona pace dei più minimalisti, hanno un antenato illustre: la poltrona gonfiabile Blow. Ideata nel 1967 da Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, con Carla Scolari, e prodotta da Zanotta, questa seduta è il primo oggetto di design pneumatico in Italia. Leggera e portatile, realizzata in PVC trasparente saldato ad alta frequenza, si gonfia con una semplice pompa e scompare una volta sgonfiata, segnando un momento di rottura con la staticità e la pesantezza del mobile borghese tradizionale. Pensata per un pubblico giovane e moderno, fu presentata al Salone del Mobile del 1968 e divenne simbolo del design pop e radicale, espressione di una nuova cultura domestica libera e ironica. La sua essenzialità formale e il materiale plastico innovativo ne fecero un oggetto-manifesto, capace di sintetizzare lo spirito degli anni a cavallo tra due decenni.

5. Algae Geographies, Atelier Luma e Studio Klarenbeek & Dros, 2019 Atelier Luma / Luma Arles, Eric Klarenbeek, Maartje Dros, Studio Klarenbeek & Dros. Algae Geographies glasses and carafes. 2019. Microalgae and sugar-based biopolymer. Courtesy MoMA

Atelier LUMA, con il progetto Algae Platform avviato nel 2017, ha istituito un bio-laboratorio per studiare e valorizzare le alghe della Camargue, zona umida dove il fiume Rodano incontra il Mar Mediterraneo. L’obiettivo è rispondere alla domanda: come possono le alghe diventare strumenti di transizione per le bioregioni? In questo contesto, come parte del programma di ricerca transnazionale Algae Géographies (2018–2020), volto a trasformare risorse locali in biomateriali tramite tecniche come estrusione, stampa 3D, e produzione di carta d’alga, nasce la collezione di bicchieri e caraffe Algae Geographies (2019), realizzata da Eric Klarenbeek e Maartje Dros per Atelier LUMA. Gli oggetti, oggi parte della collezione del MoMA, sono stampati in 3D con un materiale interamente bio-based, ottenuto mescolando microalghe e biopolimeri di origine vegetale, in alternativa alle plastiche fossili.

6. Superonda, Archizoom, 1967 Divano Superonda, Courtesy Poltronova

“Superonda ha affermato la completa autonomia del prodotto d’arredo dall’architettura che lo conteneva e dalla tradizione formale del divano”, racconta Andrea Branzi, che insieme a Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi fonda a Firenze il collettivo Archizoom Associati nel 1966. Superonda è il primo divano realizzato senza la tradizionale struttura portante, ed è anche uno dei progetti più noti del gruppo fiorentino, oltre che pietra miliare della storia del design italiano. Come deducibile dal nome, Superonda richiama il dinamismo di un’onda marina, con un sistema strutturale che consiste in due elementi ondulati ricavati da un blocco unico di poliuretano, separati da una curva a “S”: le due onde si incastrano e si sovrappongono, permettendo configurazioni diverse che trasformano il divano in chaise longue o letto. Prodotto da Poltronova, nel 1972 sbarca a New York in occasione della mostra del MoMA “Italy:The New Domestic Landscape”, e ancora oggi l’azienda fiorentina rende omaggio allo spirito originale del progetto con nuove versioni e pattern.

7. Transat Chair, Eileen Gray, 1927 Transat Chair, Eileen Gray, 1925-1930, Courtesy V&A Museum

Tra il 1925 e il 1927 l’architetta e designer irlandese Eileen Gray progettò la Transat Chair – nota anche come “Transatlantic Chair” – per la terrazza della sua Villa E.1027 a Cap Martin, in Costa Azzurra, tra Montecarlo e Mentone. Il nome “Transat” richiama i transatlantici dell’epoca, l’intento era evocare l’esperienza dei viaggi via mare ispirandosi alle deck chairs delle navi. La struttura laterale è in legno, caratterizzata da geometrie rigorose, incastri a tenone e supporti cromati, elementi costruttivi che sottolineano la precisione artigianale del progetto, e un poggiatesta regolabile a pivot, per un comfort flessibile. La Transat Chair fu scelta anche da Eckart Muthesius per arredare il palazzo del Maharajah di Indore nel medesimo periodo, confermandone l’appeal internazionale.

8. Fish Lamps, Frank Gehry, 1984 Frank Gehry, Fish Lamps, Courtesy Gagosian Gallery

Negli anni Ottanta Frank Gehry iniziò a esplorare il potenziale scultoreo della luce: le sue Fish Lamps nascono nel 1983 da una commissione della Formica Corporation per promuovere il laminato plastico ColorCore. Dopo averne rotto accidentalmente un campione, Gehry fu colpito dalla somiglianza dei frammenti di questo materiale con le squame di un pesce. Da qui, l’architetto canadese naturalizzato statunitense sviluppò una serie di lampade costruite su armature in fil di ferro a forma di pesce, rivestite con frammenti incollati a mano di ColorCore. Le prime furono esposte nel 1984 alla Gagosian Gallery di Los Angeles, seguite da mostre internazionali. Ogni lampada è un pezzo unico, a metà tra arte e design: forme curve e dinamiche, luce calda e texture organiche danno vita a una sinergia fra materiale, movimento e immaginario marino. Quella dei pesci, per Gehry, è una forma perfetta, organica, primitiva e libera dalla rigidità della geometria architettonica tradizionale. Ricorre come simbolo in molte sue opere, dalla scultura El Peix (1992) situata sul lungomare di Barcellona, fino alle superfici fluide e cangianti del Guggenheim di Bilbao, del Jay Pritzker Pavilion e dell’hotel Marqués de Riscal.

9. Il mare come artigiano, Bruno Munari, 1992 Courtesy Corraini Edizioni

“Se lanci qualcosa in mare, il mare (dopo un periodo di tempo imprecisato e indeterminabile) te lo restituisce scolpito, rifinito, levigato, lucido o lucidato a seconda del materiale e anche bagnato, perché in questo modo i colori sono più brillanti.” Non un vero e proprio oggetto di design, ma un piccolo libro da collezione che racconta il mare come un paziente artigiano, “Il mare come artigiano” è una pubblicazione poetica e concettuale di Bruno Munari, parte della serie “Block Notes” creata dall’artista e designer milanese per Corraini. In poche frasi essenziali accompagnate da immagini leggere, Munari invita a guardare il mare non solo come ambiente naturale, ma come metafora di progettualità: lavora per sottrazione, leviga, semplifica, trasforma ogni oggetto in qualcosa di nuovo. Il libro racchiude l’essenza della poetica di Munari, dove arte, design e natura si incontrano in un’idea di fare umile, intelligente e paziente.

10. Posata Moscardino, Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, 2000 Courtesy Giulio Iacchetti

Il moscardino è un mollusco molto simile al polpo, che abita le coste mediterranee. I designer Giulio Iacchetti e Matteo Ragni hanno visto nei suoi tentacoli i rebbi di una forchetta, e nella sua testa il profilo tondeggiante di un cucchiaio: da qui nasce Moscardino, una posata multiuso che crea una relazione di perfetta reversibilità tra i due utensili, rispondendo ai mutamenti della convivialità contemporanea, al mangiare in piedi, velocemente o in modo informale. Realizzato inizialmente per Pandora Design in mater‑bi – una bioplastica biodegradabile ottenuta dall’amido di mais – Moscardino ha conquistato il premio Compasso d’Oro nel 2001. La sua fama è cresciuta ulteriormente grazie alla sua inclusione nella collezione permanente del MoMA di New York, e dal 2022 è stato rilanciato da Alessi con una riedizione in acciaio inox.