Un loop di tessuto aperto nel mezzo, che nasconde una tasca a una delle estremità, dove riporre l’iPhone, mentre lo si indossa sulla spalla o al polso o lo si appende alla borsa. Questa è in sintesi estrema iPhone Pocket, l’accessorio sviluppato dal marchio di moda Issey Miyake e da Apple come accessorio per portare lo smartphone. Anzi, per indossarlo: un aspetto che sembra essere sempre più nel cuore delle strategie dell’azienda di Cupertino, a pochi mesi dall’esordio del Crossbody Strap. Dopo averci sformato le tasche dei pantaloni o essersi inabissato nei meandri più irraggiungibili di milioni di borse, borsette e zaini, l’iPhone riemerge come uno statement da portare addosso quasi fosse un coronamento di stile.
Al lancio, avvenuto qualche settimana fa con un effetto sorpresa pari a quello di un Kendrick Lamar che annuncia il suo disco pochi minuti prima di pubblicarlo su Spotify, le immagini dell’iPhone Pocket hanno fatto il giro di tutte le homepage dei maggiori giornali e spopolato su Instagram e altri social (anche su Domus, ovviamente). Ma una cosa è vedere, una cosa è provare.
Un oggetto che entra nella vita quotidiana
Da qualche settimana, l’iPhone Pocket è entrato a fare parte della mia vita quotidiana. Dei due modelli, uno più corto e da appendere alla borsa o portare al polso, e quello più lungo (circa ottanta centimetri) che si porta alla spalla, ho preferito quest’ultimo. Il colore è nero d’ordinanza, ma è disponibile anche in zaffiro e cannella. Più vasta e colorata la scelta per il modello corto, dal giallo limone al rosa, dal blu pavone al mandarino. Messi in vendita sul sito di Apple e in un numero selezionatissimo di store, l’iPhone Pocket è andato velocissimamente esaurito in ogni lunghezza e colore. Sono stato più volte fermato per strada a Milano da chi mi chiedeva dove l’avessi trovato. Anche da chi non aveva una chiara idea di chi fosse Miyake: “È quello che Apple ha fatto con lo stilista giapponese, vero?”, mi è stato domandato.
Una scultura elastica che si espande e si adatta: l’iPhone Pocket entra nella vita quotidiana e cambia il nostro gesto di portare la tecnologia.
Eh già, Miyake. New Balance ai piedi – prima che tornassero di moda, prima che diventassero uno statement di stile trumpiano –, jeans Levi’s, dolcevita appunto firmato Issey Miyake. Questo era l’outfit con cui ricordiamo Steve Jobs, indossato come una divisa per la sua “seconda vita” ad Apple. Quella della tecnologia che ci ha cambiato la vita. Come iMac, iPod e appunto l’iPhone. Jobs non c’è più, Miyake nemmeno, e questo iPhone Pocket in qualche modo ne raccoglie l’eredità, oltre a suggellare un rapporto di grande stima che non aveva mai avuto però una messa a terra in una collaborazione. Ricordando sempre che quegli anni di Jobs erano “foolish” e innovativi, pieni di un senso di stupore per la tecnologia che oggi probabilmente abbiamo perso. E che ci portano a nuove strade per riscoprirla sorprendente.
Il gesto che cambia
Certo, a usarlo in giro l’iPhone Pocket, ancora più dello strap, fa un po’ strano. Abituati a “imboscare” il telefono prima che qualche malintenzionato te lo soffi di nascosto, portarlo fuori dalla tasca o dalla borsa è un passaggio di paradigma, soprattutto in quelle città occidentali e quei contesti (come i mezzi pubblici) dove il pickpocketing è ancora la normalità. Ma infilato sopra il maglione e sotto la giacca nella fredda Milano di fine autunno, o utilizzato in bici, portando lo smartphone sempre al collo come l’indimenticabile Bill Cunningham con le sue Nikon tra le strade di New York, il problema non si pone e il telefono risulta più raggiungibile che mai – anche se personalmente non ho provato, come ho letto in alcune recensioni, che sia possibile consultare lo schermo attraverso le maglie elastiche del tessuto.
L’iPhone Pocket è un oggetto bellissimo e molto raffinato, una scultura elastica in maglia 3D che si espande e si adatta all’oggetto che deve ospitare – praticamente ogni modello di iPhone, ma all’occorrenza anche digitam, portafogli o persino un Apple Watch scarico da riporre per qualche ora, come mi è capitato recentemente. È un dispositivo che fa da contenitorie della tecnologia e sicuramente alla tecnologia deve molto nella progettazione e nella realizzazione, pur non essendo propriamente un gadget tech. Questo ha ovviamente spiazzato chi si occupa di tech journalism, che ne ha parlato con toni disorientati che riecheggiano tra i vari The Verge o Cnet, strano insomma trovare il marchio Apple su un oggetto così poco “tecnologico”. È piaciuto invece parecchio a chi si occupa di moda, come si legge su Vogue.
La forma come linguaggio
L’iPhone Pocket incarna pienamente la filosofia di Miyake e gli abiti minimal del suo brand, che si adattano a chi li veste. La sua famosa linea Pleats Please è l’apoteosi dell’uso del plissé utilizzato per deformarsi in maniera intelligente a seconda del corpo di chi lo indossa: “We wanted it to feel like a single piece of fabric that expands with what you put inside”, ha raccontato Yoshiyuki Miyamae, il direttore creatico di Issey Miyake. iPhone Pocket non è rigida, è tessile puro e ha un design immediatamente associabile all’estetica del brand giapponese.
L’iPhone smette di essere un oggetto neutro per tornare a essere un segno visibile, dichiarato, quasi un gioiello.
E la flessibilità di iPhone Pocket, che si adatta al contenuto ma anche all’uso, è anche la metafora di qualcosa che abbiamo tutti davanti agli occhi. Il segnale che lo smartphone smette di essere un oggetto neutro per tornare a essere un segno visibile, dichiarato, quasi un gioiello. Ma anche un oggetto comodo, una parte ovvia della nostra vita. Da portare sempre addosso. Senza perdere un pizzico di meraviglia. Ci fa sentire a nostro agio, ma è anche il riflesso di una evoluzione di Apple, iniziata ai tempi dell’Apple Watch: quella di essere non solo una delle “big tech”, ma protagonista assoluto dello stile e della creatività dei nostri giorni.
Tutte le immagini: iPhone Pocket by Issey Miyake ÔÇö ┬® Miyake Design Studio
