Eptacaidecafobia

Simboli scaramantici, emblemi sacri. Da sempre anche l’arte si fa  interprete di una delle più antiche tradizioni popolari dove opere e oggetti d’arte combattono la mala sorte. Un giorno nefasto: venerdì 17.

Eptacaidecafobia. Paura del numero 17. Una credenza tutta italiana, che presenta diversi pregiudizi legati a esso, principalmente legati alla cultura popolare e alla superstizione, in special modo quando questo numero arriva in compagnia del venerdì: sventura.

Paul Valery sosteneva che l’ingegno può coesistere con le superstizioni più grossolane. Assolutamente vero. Le immagini e i simulacri ebbero una funzione primaria, in ogni cultura, la loro funzione era quella di proteggere i popoli dai demoni e dalle infauste sorti del caso e nell’ambito della storia dell’arte la produzione è più che rilevante. Immagini, gesti, forme e figure che venivano utilizzate per richiamare la fortuna, per agire sulla memoria, per allontanare la sfortuna.

Sfortuna. Courtesy Sebald Beham
Sfortuna. Courtesy Sebald Beham

La Vergine Maria si propone come emblema religioso, un punto di riferimento contro il demonio, contro il male. Intercede per l’umanità e spetta a lei il compito di schiacciare la testa del demonio, del male.

Giambattista Tiepolo, tra il 1767 e il 1768, realizza un’opera di straordinaria magnificenza: L’Immacolata Concezione. La Madonna è descritta secondo la più tradizionale iconografia. Avvolta da vesti candide e da un ampio manto azzurro l’artista raffigura la Vergine seguendo la descrizione biblica nel libro dell’Apocalisse ( 12, 1-3): “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi”.

Immacolata concezione, Giambattista Tiepolo,  1767-68
Immacolata concezione, Giambattista Tiepolo, 1767-68

Fiera, sicura, Tiepolo la descrive con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, verso l’umanità, tra vivaci angeli che l’accompagnano e la sostengono. In un esercizio pittorico di straordinario bellezza, il Tiepolo si rifà allo stile di Giovanni Battista Piazzetta, Sebastiano Ricci, arrivando ad una plasticità dei panneggi sorprendente. Il particolare più affascinate però appare ai suoi piedi. Maria calpesta un serpente, un drago, un mostro. Questa creatura orribile tiene in bocca una mela, chiaro riferimento al giardino dell’Eden e al peccato originale. Uno ramo di palma, uno specchio, appaiono nascosti sul lato in basso a sinistra del dipinto. La palma viene inserita a rappresentare la vittoria della Vergine sul male, mentre lo specchio, simbolo di verità, rimanda alla sua purezza.

La superstizione popolare legata al venerdì 17 risale appunto ad eventi biblici, non a caso è di venerdì che muore il Cristo. Ma non solo la religione argomenta il tema che viene proposto anche dall’antichità filosofico-matematica. Per i pitagorici infatti il 17 era un numero avverso poiché si trovava tra il 16 e il 18, numeri che per loro rispecchiavano la rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6, quindi la perfezione. 

Artista del nord Italia, satiro con una coppa e un tirso, fine del 15mo sec.
Artista del nord Italia, satiro con una coppa e un tirso, fine del XV sec.

In un bassorilievo risalente al XV secolo, probabilmente di un artista sconosciuto del nord Italia, troviamo un satiro con una coppa e un tirso, raffigurato mentre compie un tipico gesto scaramantico: le corna. Simbolo di forza e virilità, le corna assumono anche simbologie scaramantiche dedicate proprio ad allontanare il maligno, la sfortuna. Non è un caso che nella città di Napoli ancora oggi turisti di varie nazionalità acquistano e cercano il tipico cornetto rosso.

Il male, la disgrazia, la cattiva sorte. Un venerdì 17 che segue pandemie e vede guerre. Un venerdì 17 che, in controtendenza alle tradizioni popolari, potrebbe, magari, portare pace e fortuna.

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