La Grande Guerra

Nel 1964, Magritte dipinge due opere emblematiche, con soggetti diversi, ma titolo uguale. Rappresentano una denuncia elegante e al tempo stesso intensa su cosa sia la guerra, e sul perché accade.

“…Abbiamo la faccia apparente, la mela, che nasconde ciò che è visibile ma nascosto, il volto della persona. È qualcosa che accade in continuazione… C’è un’interesse in ciò che è nascosto e che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra il visibile nascosto e il visibile apparente.”

È così insistente nel voler spiegare la sua arte, non smette mai di tornare sui perchè delle sue simbologie, sul perchè della sua pittura e come sceglie di rappresentarli. Renè Magritte, pittore belga ed esponente di spicco del movimento surrealista, nel 1964 dipinge due opere estremamente emblematiche a cui dà lo stesso titolo pur avendo due soggetti diversi: La grande guerra. L’uomo e la donna, due poli universali di energia, attivo e passivo, femminino e mascolino.

Una signora vestita con un elegante abito bianco sorregge un ombrellino, una donna borghese senza ombra di dubbio. Sullo sfondo il mare. Un bouquet di lillà copre il suo volto. Il visibile nascosto irrompe sulla nostra coscienza.

La Grande Guerra, Renè Magritte, 1964
La Grande Guerra, Renè Magritte, 1964

In maniera assurda, quasi impensabile, Magritte narra i sanguinosi eventi del XX secolo suggerendo un’interpretazione nuova: il volto della guerra è senz’altro più mostruoso della sua veste. Ammiccante nella postura, raffinata nei modi eppure ingannevole poiché nascosta. La visione surrealista però non termina qui. Una sposa vedova eternamente vestita di bianco? E i fiori? Altro non sono che simbolo d’innocenza e tenerezza, un bouquet di una sposa ferita, lasciata sola al suo destino a causa di una guerra assurda. 

Il livelli dell’opera sono molteplici, non da meno quello prospettico che centra la solitudine del personaggio.

Nel secondo dipinto appare un uomo, vestito con la classica bombetta tanto cara all’artista. Un personaggio maschile con il volto coperto da una mela. Il peccato originale, il frutto proibito e poi ancora un elemento che copre un altro elemento. Una figura che a sua volta copre il paesaggio. Qui non abbiamo punti di riferimento, nessuna architettura, nessuno spazio, solo il titolo a dar notizie: La grande guerra.

La Grande Guerra, Renè Magritte, 1964
La Grande Guerra, Renè Magritte, 1964

Gli opposti e il centro, la menzogna e il peccato. Una denuncia elegante ma intensa che entra prepotentemente nel nostro io più profondo e ci aiuta a riflettere.

Cos’è mai una guerra? Per quale motivo ne necessitiamo? Chi è la guerra? Uomini? Donne? Potere? Ambizione? Smania?

Magritte risponde: “Il visibile nasconde sempre un altro visibile dietro di esso. I miei dipinti rivelano semplicemente questo stato di cose in modo diretto e inaspettato. Tra ciò che il mondo ci offre come visibile e ciò che questo dato visibile al di sotto nasconde, si gioca una certa azione. Questa azione è visibile, ed è come una lotta, e quindi il nome “Grande Guerra” ne riproduce il contenuto con sufficiente accuratezza.”

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram