Se ci si aspetta di trovare, a Rotterdam, le atmosfere contemplative di un quadro fiammingo, le trame avviluppanti di una città storica e l’incantesimo pacificante di mulini a vento e tulipani, la delusione è deflagrante ma, forse, compensata dalla scoperta di una città straordinariamente vitale ed attrattiva: una “fenice” che ha saputo risorgere dalle proprie macerie con un piglio ruvido e pragmatico (tipico di una città portuale) senza mai smettere di rinnovarsi, e che può a ragione dirsi oggi una “Mecca” per gli amanti dell’architettura moderna e contemporanea. Una sensazione che si avverte non appena si sbarca alla Centraal Station, opera dal carattere perentoriamente metropolitano e internazionale, che fa da biglietto da visita di questa città “multipla”, dove qualsiasi lettura univoca è fuorviante.

Perché a Rotterdam convivono diverse anime: da un lato, la grandeur (non solo dimensionale ma anche mediatica) di opere firmate da archistar planetarie (e, molte, sono di casa qui), chiamate a riconfigurare un mosaico urbano post-industriale sempre più globalmente attrattivo; dall’altro, il carattere spigliato e un po' “pop-up” di una città a misura di cittadino, dove a fianco degli iconici ciclopi d’autore pulsa una vivace e godereccia vita di quartiere, dove l’infrastrutturazione dello spazio pubblico governa (ancora) il disegno della città, dove sostenibilità ambientale e inclusione sociale sono un mantra.
L’urbanistica di Rotterdam ha una storia recente e strettamente intrecciata al suo ruolo di città portuale. All’inizio del XX secolo la città, priva di uno strumento unitario di pianificazione urbana (come quello di H.P.B. Berlage per Amsterdam), comincia a svilupparsi dal “triangolo” storico di Stadsdriehoek per addizioni di frammenti, funzionali ad assorbire l’inurbamento scatenato dallo sviluppo del porto. Gli anni tra le due guerre vedono emergere una sensibilità progettuale (a scala architettonica e urbana) di stampo modernista, esplicitata dal lessico radicale del gruppo “Opbouw”, costola olandese dei Ciam: dal rifiuto dei canoni della città tradizionale di Camillo Sitte e dell’ornamento (già deprecato da Adolf Loos), alla fiducia nel funzionalismo in grado di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse urbane. Il risultato sono alcune delle più felici realizzazioni del proto-razionalismo internazionale che plasmano le prime periferie attorno al centro, tra nuovi quartieri residenziali e comparti industriali.

La Seconda Guerra Mondiale spazza via il centro urbano, raso al suolo dalle bombe della Luftwaffe tra il 10 e il 14 maggio 1940 (ottantacinque anni dopo, il 14 maggio 2025 la città ha ricordato l’evento con il lancio di 100.000 poesie da elicotteri sul centro cittadino).
A guerra conclusa, a raccogliere i pezzi (ma senza guardarsi troppo indietro) è Basisplan Herbouw Biennenstad (piano base per la ricostruzione del centro storico) di Cornelis Van Traa del 1946: primo fondamentale strumento pianificatorio che influenzerà i decenni successivi e che, facendo “tabula rasa” dell’impianto preesistente, traccia le maglie della rete viaria come ossatura di un disegno urbano all’insegna della zonizzazione funzionale, spingendo le aree residenziali e produttive nelle periferie e condensando i servizi nel centro.

A partire dagli anni ’60-70, oltre all’esigenza di risanamento dei vecchi quartieri per adeguarli alla crescita esponenziale della città, cominciano a profilarsi lo spettro del trasferimento dell'attività portuale fuori dall’agglomerato urbano (verso ovest, nell’area recuperata dal mare di Maasvlakte) e la correlata sfida di un’eredità post-industriale da reinventare.
Negli anni ’80-90, l’Amministrazione avvia un imponente programma di rigenerazione delle aree adiacenti al centro, tra cui le zone portuali dismesse situate sulle rive del fiume Nieuwe Maas. Il Masterplan di Kop van Zuid (Riek Bakker e Teun Koolhaas) interessa l’immensa “wasteland” di magazzini arrugginiti e spazi deserti sulla riva meridionale del fiume, riconquistata a nuovi usi e riconnessa alla città attraverso il ponte di Erasmo (Van Berkel, 1996). Il programma, prendendo le distanze dalla pianificazione modernista basata sulla zonizzazione, incoraggia il mix funzionale e attiva una consistente operazione di marketing territoriale, coinvolgendo i più prestigiosi architetti del mondo (da Oma a Siza, da Piano a Mvrdv, da Foster a Mecanoo) nel ridisegno di una metropoli del futuro sviluppata in altezza.

Negli anni più recenti, mentre l’industria portuale pesante ha continuato a trasferirsi fuori città (Maasvlakte2 dal 2013 ha esteso di 2.000 ettari il porto di Rotterdam, aumentandone la ricettività e confermandone il ruolo di primo “gateway” d’Europa), l’emergenza rigenerativa ha lasciato spazio anche ad una visione capillare di città sempre più a misura di cittadino, come si percepisce tra le vie del centro, sul lungo-fiume e tra i canali periferici, dove spazi per la cultura e la socialità si intrecciano a fattorie galleggianti e piscine per il surf urbano.
Il risultato è una città ibrida e sperimentale, che alterna con disinvoltura festival e manifestazioni culturali di rilievo internazionale – dall’International Film Festival Rotterdam alla Biennale del Design, dalle fiere d’arte (Art Rotterdam) al più importante Festival di architettura dei Paesi Bassi (Rotterdam Architecture Month) – a vulcanici eventi di intrattenimento di massa (Rotterdam Rooftop Days, quest’anno celebrato con una panica scivolata dal tetto del Museo Marittimo).
Una città abituata a guardare al futuro più che al passato con occhio pragmatico e inclusivo dove, tra le nuove attesissime realizzazioni (J.P. Stok Wzn e J.J. Kanters, Nederlands Fotomuseum, autunno ‘25; ODA, Post Rotterdam, primavera ‘25) ci sarà anche un parco sopraelevato e saettante tra i quartieri, versione olandese dell’High Line di New York (Diller Scofidio +Renfro, 2009): una nuova infrastruttura ambientale e per la socialità dotata, tra le varie attrezzature, anche di scale separate per piccoli mammiferi così che perfino i ricci possano vivere in sicurezza la città (De Urbanisten, Hofbogenpark, avvio lavori 2025).
Stadsdriehoek: il quartiere storico di Rotterdam
L’area di Stadsdriehoek corrisponde all’originario impianto triangolare della città, delimitato dagli assi viari di Coolsingel e Schiedamsevest a ovest, Goudsevest a nord-est e dal fiume Nieuwe Maas a sud e distrutto nella Seconda guerra mondiale. In questa zona e in quelle immediatamente adiacenti, da tempo oggetto di puntuali interventi di rivitalizzazione attraverso l’inserimento di servizi per la cultura, lo sport e la socialità, si leggono ancora alcune delle (poche) tracce del passato sopravvissute ai bombardamenti (Witte Huis), ibridate da testimonianze del modernismo post-bellico (Galeries Modernes) e da opere dall’identità schiettamente contemporanea (Kubuswoningen, Markthal, RiF010).
Willem Molenbroek, Witte Huis, 1898

L’edificio di 10 piani su 43 metri di altezza che sovrasta il Porto Vecchio nel quartiere di Stadsdriehoek è stato il primo hoogbouw (“grattacielo”) di Rotterdam e tra i primi in Europa. L’opera, miracolosamente scampata ai bombardamenti del 1940 (nonostante qualche preservata traccia di proiettile), è ispirata dal mito nascente del grattacielo statunitense ed è caratterizzata da una tecnologia innovativa per il tempo: un sistema di fondazione a pali, necessario nel suolo incoerente della città, e una struttura mista in cemento e acciaio. L’involucro in mattoni smaltati bianchi, punteggiato da cornici nelle finestre, motivi floreali e ornamenti metallici, rimanda ad un limpido stile Art Nouveau.
Piet Blom, Kubuswoningen, 1984

Il complesso residenziale delle “case a cubo“ nel quartiere di Blaak comprende 39 unità distribuite su tre piani e sorrette da pali ed è caratterizzato, oltre che per il giallo vivace dei fronti, dall’insolita forma di cubo inclinato delle abitazioni. Oggi il complesso ospita anche un museo (Kijk-Kubus) e spazi per artisti (The Art Cube). Il prototipo è stato realizzato da Blom anche nella città olandese di Helmond, oltre ad essere stato replicato in Canada a seguito dell’acquisizione dei diritti sul progetto.
Mvrdv, Markthal, 2014

Situato a Laurenskwartier, il Markthal nasce da un’efficace iniziativa pubblico-privata per instillare nuove vibranti energie nel quartiere. Un’ imponente struttura ad arco, alta 40 metri, avvolge un mercato coperto punteggiato nella parte centrale da bancarelle di prodotti alimentari freschi e integrato, ai lati, nei primi due piani, da negozi, ristoranti e caffetterie. Ai piani superiori della struttura si collocano 228 appartamenti. Negli esterni, la facciata rivestita in pietra grigia naturale, riproposta nei pavimenti del mercato e negli spazi pubblici circostanti, crea un vivace contrasto con gli accesi cromatismi degli interni, dominati da “Cornucopia“: il grande murale firmato dagli artisti Arno Coenen e Iris Roskam che ricopre l’interno a volta e che, su una superficie di 11.000 mq, rappresenta fuori scala prodotti alimentari, fiori e insetti a citazione dei maestri olandesi della “natura morta“ del XVII secolo.
Kaan Architecten, Galeries Modernes, 2022 (Van den Broek en Bakema, 1957)

La ristrutturazione conserva lo spirito dello storico edificio del 1957 a firma di Van den Broek en Bakema, uno dei primi e più brillanti esempi della fase di ricostruzione della città, mantenendone la struttura originaria in calcestruzzo a cui è aggiunto un piano superiore. L’edificio ospita negozi al piano terra e un albergo con 180 camere ai piani superiori ed è caratterizzato da prospetti essenziali ed eleganti in cui le fasce marcapiano in pietra si alternano ai vuoti delle ampie vetrate; un patio interno diffonde luce naturale e ventilazione al centro della struttura mentre una terrazza panoramica in copertura offre una vista privilegiata sul paesaggio urbano circostante.
Morfis Architecture & Urbanism, RiF010, 2024

A poca distanza dal Markthal, nel canale Steigersgracht, RiF010 è la prima surf pool urbana al mondo. Un’installazione meccanica è in grado di produrre onde a cadenza serrata e di altezza diversificata a seconda dell’esperienza degli sportivi. Una spiaggia artificiale, un bar e un negozio sportivo integrano gli spazi per il relax e il tempo libero nel cuore della città, richiamando gli appassionati della “grande onda” da tutto il mondo.
Museumpark: il centro culturale di Rotterdam
Ad ovest di Stadsdriehoek, Museumpark è il fulcro della vita culturale della città. Su questa parco progettato dall'architetto Witteveen nel 1927, e ridisegnato da Oma negli aspetti paesaggistici nel 1994, si affacciano cinque dei principali musei urbani: il Nieuwe Institut, istituto che propone mostre, conferenze e ricerca su design e architettura contemporanei; il museo Chabot, dedicato alle opere dell'artista espressionista Hendrick Chabot; il museo di storia naturale Natuurmuseum Rotterdam; il Kunsthal (firmato da Oma) e il museo Boijmans Van Beuningen (in corso di rinnovamento su progetto di Mecanoo), a cui si aggiunge il recente Museum Boijmans van Beuningen Depot di Mvrdv.
Oma, Kunsthal, 1992

Kunsthal è tra i primi lavori di Rem Koolhaas ad emergere sulla scena internazionale. L’opera è rivestita in pietra e vetro e sormontata da un tetto piano in acciaio di ispirazione miesiana. Il progetto combina un programma composito (spazi espositivi, un auditorium e un ristorante) in un unico sistema compatto, creando una sequenza stratificata di ambienti sovrapposti l'uno all'altro in un “groviglio” deliberatamente antigerarchico, dove piani inclinati e una serie di rampe consentono il collegamento fluido tra i locali. Tristemente famosa per il furto di opere d’arte del 2012, nel 2014 è l’opera è stata oggetto di un progetto di rinnovamento a cura dello stesso studio Oma che ha introdotto soluzioni più efficienti dal punto di vista della sicurezza, degli impianti e della sostenibilità ambientale.
Mvrdv, Museum Boijmans van Beuningen Depot, 2021

L’iconico edificio firmato da Mvrdv a forma di vaso, interamente rivestito in pannelli di vetro riflettente, è concepito come ampliamento dell’omonimo Museum Boijmans van Beuningen situato ai margini del parco, e attualmente oggetto di un rinnovamento da parte di Mecanoo (riapertura prevista nel 2029). Depot Boijmans Van Beuningen è il primo deposito di un’istituzione museale interamente aperto al pubblico e si configura per il suo carattere ibrido di deposito e spazio culturale, dove esigenze funzionali di conservazione e movimentazione delle opere si intrecciano con quelle allestitive e comunicative. Il complesso comprende depositi, sale espositive, gli uffici dei curatori, un ristorante e un giardino pensile piantumato. Il collegamento tra gli ambienti si svolge all’interno di un atrio a tutta altezza potentemente teatrale, dove la trama complessa dei percorsi in quota genera suggestioni vagamente disorientanti al pari di un’incisione di Escher.
Brinkman & Van der Vlugt, Sonneveld Huis, 1929

A poca distanza da Museumpark, l’iconica casa-museo è un manifesto di cultura modernista leggibile nelle geometrie scarne e rigorose, negli spazi fluidi e flessibili, funzionali ma esteticamente accattivanti, nell’impiego di tecniche di produzione seriale. Se negli esterni il volume immacolato ed essenziale è articolato solo da giochi di aggetti e squarci vetrati, gli interni si configurano come una polifonia di materiali e finiture, coordinati nei minimi dettagli secondo un principio di “gesamtkunstwerk” (opera d’arte totale): cromo, acciai- cromato, vetro e cemento armato, scelti sia per la loro resistenza sia per le loro potenzialità figurative, tratteggiano gli spazi irradiati di luce che filtra dalle ampie finestre e si irradia sulle superfici dalle tinte accese. La casa offre uno scorcio sulla vita borghese olandese degli anni ’30 in modo talmente puntuale che sembra quasi che i padroni di casa siano appena usciti a fare la spesa.
Il lungofiume: architettura d’autore sul Porto

Kop van Zuid è stata una delle prime esperienze europee di rigenerazione di waterfront, avviata a partire dagli anni ’90. L’intervento comprende le aree portuali dismesse di Binnenhaven, Entrepothaven, Rijnhaven, Spoorweghaven e Wilhelminapier sulla riva sud del fiume Nieuwe Maas. Obiettivi erano ridurre il degrado determinato dalla dismissione delle attività portuali e instillare nuova linfa vitale nel comparto, recuperando le opere di valore testimoniale, realizzando nuove cubature multifunzionali e ricucendo l’area alla città attraverso la realizzazione di un nuovo ponte (Ponte di Erasmo).
In particolare, l’area di Wilhelmina Pier è da tempo un “museo a cielo aperto” di architettura high-rise d’autore ((da Oma a Siza, da Piano a Mvrdv, da Foster a Mecanoo) mentre l’area di Katendrecht, di fronte, da cui partivano le flotte mercantili e di passeggeri in rotta per l’America, è balzata da poco sotto i riflettori con l’apertura, a maggio 2025, del primo museo al mondo dedicato all’immigrazione.
Oma, De Rotterdam, 2013

Il complesso De Rotterdam, situato accanto al Ponte di Erasmo è concepito come una città verticale: tre torri interconnesse a uso misto che ospitano uffici, appartamenti, un hotel, spazi per conferenze, negozi, ristoranti e caffè. Densità urbana e diversità, sia nel programma sia nella forma, sono i principi fondanti del progetto: le torri sono disposte secondo un agglomerato irregolare che rifiuta di risolversi in una forma unica e che muta a seconda dei molteplici usi interni, intrecciando un dialogo sempre diverso con il contesto.
West 8, Jhk Architekten, De Brug (Nassaukade & Oranjeboomterrein), 2007

Procedendo verso nord-est da Wilhelmina Pier, l’edificio per uffici della multinazionale Unilever, sul canale Koningshaven, si erge con vigore nello skyline dell’ex area industriale convertita in un comparto multifunzionale. Su richiesta della proprietà che non voleva compromettere le attività in corso negli spazi parzialmente conservati della vecchia fabbrica, il ciclopico blocco di quattro piani, di dimensioni 32 x 133 metri, poggiante su una struttura reticolare in acciaio e una colonna centrale per i blocchi di risalita e gli impianti, va letteralmente a scavalcare l’edificio sottostante. Gli interni comprendono spazi di lavoro fluidi e flessibili, illuminati dalle ampie facciate vetrate. La monumentale costruzione è stata realizzata tramite tecnologie di prefabbricazione off -site e “montata” in sito in tempi eccezionalmente rapidi.
Mad Architects, Fenix Museum of Migration, 2025

Nel quartiere di Katendrecht, a maggio 2025 è stato inaugurato Fenix, il primo museo al mondo dedicato all’esplorazione della storia globale delle migrazioni, attraverso l’arte, l’architettura, la fotografia e la storia, e il primo progetto culturale di Ma Yansong (Mad Architects) in Europa. Il progetto che si estende su una superficie di 16.000 mq ha riguardato il rinnovamento di un magazzino di inizio XX secolo. Una spettacolare scala elicoidale alta 30 metri e composta da 297 pannelli di acciaio inossidabile, che rimanda nella forma organica e spiraliforme ai complessi moti migratori (“Tornado”), conduce dall’atrio pubblico al piano terra ad una piattaforma panoramica sovrastata da una tettoia sulla terrazza, da cui ammirare lo skyline urbano.
Le periferie moderniste
Gli anni tra le due guerre vedono le prime periferie prendere forma secondo un approccio progettuale di stampo modernista che, a scala urbana e architettonica, sovverte i canoni della città tradizionale e dell’estetica sittiana, ribellandosi all’ornamento (già deprecato da Adolf Loos) e trovando in un disegno rigoroso e funzionale lo strumento per fare fronte all’urbanesimo scatenato dallo sviluppo del porto. Il focus è su una infrastrutturazione viaria razionale e sullo spazio pubblico come perno dell’impianto urbano; a livello edilizio, su volumi scarni e rigorosi, ripetuti secondo una logica seriale e scalabile, su tecnologie performanti a basso costo e rapida realizzazione, in sostituzione o talvolta in sinergia con il consolidato mattone.
Michiel Brinkman, Justus van Effen complex, Spangen, 1922

Il complesso residenziale Justus van Effen per la working class a Spangen, Rotterdam-West, seppure ancora con qualche suggestione déco, rilegge lo schema nord-europeo del blocco edilizio a scala urbana come “fortezza” erosa da spazi di socializzazione tra corti interne e percorsi in quota, anticipando di decenni gli Smithson dei Robin Hood Gardens e qualificandosi come uno dei primi fulgidi esempi di “funzionalismo olandese”.
J.J.P. Oud, Kiefhoek, 1929

Il quartiere abitativo per la working class Kiefhoek a Feijenoord è giocato sulla serialità di elementi modulari con coperture piane e volumi immacolati (in rottura con il consolidato laterizio) che compongono stecche di alloggi duplex a schiera, culminanti in testata in corpi curvilinei. Il complesso prevede 294 unità abitative, negozi, due campi gioco, piazze e una chiesa. Le abitazioni sono realizzate secondo i criteri dell’Existenzminimum, ottimizzando lo spazio ridotto senza deprivarlo della qualità abitativa e del rapporto con lo spazio aperto: la strada come asse di vita comunitaria sul fronte e il giardino privato sul retro.
Brinkman & Van der Vlugt, Fabbrica Van Nelle, 1933

A Spansee Polder, la Fabbrica Van Nelle (Brinkman & Van der Vlugt 1933) di tè e caffè è un manifesto dei paradigmi del Modernismo nascente, leggibili nell’uso dominante di cemento armato, vetro e ferro, nei volumi scarni scanditi da una struttura puntiforme che libera gli interni da partizioni, nelle facciate in curtain wall. L’opera era anche un modello per i servizi che offriva ai suoi operai, antesignana di un concetto di welfare aziendale inusuale per l’epoca: i dipendenti avevano a disposizione spazi in cui praticare attività sportiva e aree verdi per le pause. Lo studio olandese di Wessel de Jonge ha progettato il recupero del complesso, Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2014, che è oggi un hub per start up ed eventi.
Sull’acqua e nel verde (Architetture “anfibie”, tutto quello che galleggia sull'acqua)
In una città solcata da canali e da sempre a contatto con il mare, è normale che l’acqua sia una componente del territorio “strutturante” l’organismo urbano al pari della terraferma. L’acqua è un mezzo di commercio, trasporto e intrattenimento (per le molte attività sportive e ricreative che vi si svolgono dentro e intorno) ma anche una terra di conquista, in un paese che il poco spazio che ha (in rapporto alla sua crescita economica) lo reclama dal mare o che si espande sui canali attraverso un’architettura “anfibia” che galleggia al ritmo variabile delle correnti. Una sensibilità ambientale, tipicamente olandese, che alimenta il rapporto tra gli abitanti e la natura, componente essenziale della vita cittadina. Tra fattorie galleggianti, appartamenti in mezzo agli orti e parchi lineari che serpeggiano tra quartieri densamente edificati, ci tuffiamo tra il verde e il blu di una città che non è solo grigia, come il pregiudizio sulla sua storia industriale e sulla sua “recente” ricostruzione vorrebbe.
Goldsmith Company, Floating Farm, 2019

Floating Farm a Merwe-Vierhaven è una fattoria per prodotti lattiero-caseari il cui ambito operativo spazia dall’alimentazione degli animali (basata sull’economia del riciclo dello scarto alimentare), allo stoccaggio, alla lavorazione, produzione e distribuzione secondo una filiera altamente efficiente ed ecologicamente sostenibile. Lo schema è quello di una fattoria “nautica” con una struttura compatta a tre piani rivestita in cemento e policarbonato lucido; tre pontili in cemento collegati ospitano la produzione, il riciclo delle acque piovane e reflue e altri impianti. Al piano superiore si trovano la lavorazione del latte e dello yogurt, il sistema di alimentazione, la movimentazione del letame e la vendita al dettaglio. 40 mucche da latte pascolano liberamente nel giardino coperto.
Powerhouse company, Floating Office Rotterdam (For), 2021

Floating Office Rotterdam (For) segna l'inizio di un più ampio progetto di riqualificazione del porto di Rotterdam Rijnhaven. Il complesso è il più grande edificio per uffici flottante al mondo ed ospita il quartier generale del Global Center on Adaptation (GCA), ente operativo nei più disparati settori della conoscenza globale (oltre alla sede dello studio di progettazione e a un ristorante trendy). L'edificio di tre piani, a energia positiva e emissioni di CO2 negative, è costruito su un sistema di 15 chiatte di cemento che lo fanno galleggiare sul fiume in caso di innalzamento del livello delle acque, e da una struttura in legno con solai in legno lamellare incrociato (clt) che contribuisce a ridurre l'impatto ambientale dell'edificio e ne garantisce la leggerezza. Pannelli solari in copertura forniscono una fonte autonoma di energia elettrica mentre l'acqua del porto circostante viene sfruttata per un sistema di riscaldamento e raffreddamento passivo.
Mei architects and planners, Sawa, 2025

Vincitore nella categoria Experimental Future Projects al World Architecture Festival 2021, Sawa è un manifesto di sostenibilità ambientale. L’edificio alto 50 metri ospita circa 100 appartamenti, con un ampio spazio comune al primo piano, terrazze ed orti ed è caratterizzato da un volume a gradoni che riduce intenzionalmente la cubatura edificabile prevista dal piano urbanistico. La costruzione è realizzata per il 90% in legno: il legno lamellare incrociato immagazzina CO2, abbatte le emissioni e riduce i tempi di realizzazione rispetto ad una analoga costruzione in cemento armato; la struttura puntiforme consente inoltre un’elevata flessibilità.
De Urbanisten con DS e De Dakdokters, Hofbogenpark, 2025 (in corso)

Sulla scia dell’High Line di New York, firmato da Diller Scofidio + Renfro, Hofbogenpark sarà il nuovo parco pubblico lineare in quota realizzato sul sedime dell'iconico viadotto ferroviario Hofbogen, che attraversa quattro quartieri di Rotterdam. Con una lunghezza di 2 chilometri e una larghezza media di 6 metri, Hofbogenpark sarà il parco pensile più lungo e stretto dei Paesi Bassi. Il parco è punteggiato da piattaforme di diverse dimensioni e aree funzionali diversificate (dallo sport, al tempo libero, al relax) ed è concepito come un corridoio ecologico per incrementare la biodiversità urbana e favorire la corretta gestione idrica attraverso la raccolta, l’immagazzinamento e il riuso dell’acqua piovana. Tra le varie attrezzature, anche scale per piccoli mammiferi così che perfino i ricci possano vivere in sicurezza la città. I lavori inizieranno nel 2025.
Il distretto Maasvlakte 2: nuovi edifici sul mare
A 45 km dall’agglomerato urbano e in mezzo a costruzioni industriali, vegetazione rada e ciminiere, il distretto Maasvlakte 2 è un’area di espansione artificiale conquistata al mare e battuta dal vento, dove si aprono nuove prospettive di sviluppo dell’industria portuale di Rotterdam, ancora oggi principale porta d’accesso mercantile via nave all’Europa. Qui Mvrdv ha disegnato un centro informativo che è un’ode allo spirito del porto e alla sua gente.
Mvrdv, Portlantis, 2025
Mvrdv ha condensato il suo lessico di sovrapposizioni, sfalsamenti, aggetti in questo “experience center” voluto dalla proprietà portuale, in sostituzione di quello precedente di FutureLand. L’intervento rilegge l’elemento del container come manufatto simbolo del luogo e lo interpreta in una sovrapposizione di cinque scatole impilate e ruotate che formano un impianto planimetrico stellare e attorno a cui corre una scala rossa di accesso ai vari piani; a ciascun livello, sono illustrate in forma interattiva le diverse attività del porto e tracciate possibili prospettive future. All’interno, un atrio alto 22 metri punteggiato da installazioni sospese e mappe digitali racconta l’evoluzione del porto di Rotterdam. L’edificio, facilmente smontabile, è costruito con materiali riciclabili e non ha fondamenta in cemento in modo da essere completamente reversibile; un mulino a vento fornisce energia rendendolo energeticamente positivo (genera il 30% di più di energia rispetto al suo fabbisogno).
Immagine di apertura: De Rotterdam, Rotterdam, Paesi Bassi 2013. Foto Malik da Adobe Stock