Casa Dinosauro e Casa Esagono: la riscoperta dell’architettura di Vittorio Giorgini

Con i due progetti nel Golfo di Baratti in Toscana, tra i pochi realizzati della sua carriera, l’architetto fiorentino metteva a punto la costruzione della sua idea di architettura, in una originale sintesi fra natura e tecnica.

Di Carla Rizzo
Foto di Daniele Ratti

A Baratti, immersi nella macchia verde del Golfo, due oggetti di natura aliena si fronteggiano nel silenzio del paesaggio, alle spalle della scogliera: simili a forme scultoree, sono in realtà due case, opera dell’architetto fiorentino Vittorio Giorgini.
Giorgini si forma nel fervido ambiente culturale della Firenze degli anni ‘50 e ’60 – si laurea nel ’57 – e in facoltà inizia ad approfondire il suo interesse per il rapporto fra uomo, architettura e natura.

Entra in contatto con personaggi di spicco nel panorama architettonico fiorentino, quali Leonardo Savioli – è suo assistente – e Leonardo Ricci, ma sarà in particolare l’opera di Giovanni Michelucci a ispirarlo, a rafforzare l’intuizione di un obiettivo: l’osservazione della natura, e delle strutture spontanee, per definire un metodo di costruzione dell’architettura.

Appassionato di Leonardo da Vinci e dei suoi studi, oltre che di sport acquatici quali la vela, il nuoto e le immersioni subacquee, non stupisce che, una volta scoperto il territorio di Baratti e saputo nel 1955 dell’esistenza di un terreno di famiglia proprio sulla costa, a pochi metri dall’acqua, l’idea di realizzarvi una casa estiva diventerà per Giorgini quasi una necessità, una possibilità per avviare la sua ricerca sulle forme e sulla loro malleabilità

Tecnica su spontaneità: la casa Esagono

Dopo alcuni mesi a Roma, Giorgini rientra a Firenze: è finalmente l’occasione per sperimentare su materia e struttura, che prende forma nella configurazione planimetrica di casa Esagono, e nella composizione di uno schema aggregativo di moduli esagonali prefabbricati in legno, sospesi su sei pilastri a sezione conica cruciforme, che comunicano con forza la tensione strutturale degli elementi.

È un disegno che prova a mettere a sistema l’idea di un’architettura vernacolare, dove però la spontaneità cede il passo alla conoscenza tecnica e al suo sapiente controllo. I dettagli dei singoli elementi prefabbricati, del sistema degli incastri del telaio del pavimento, delle cerniere che collegano i pilastri al plinto, e i numerosi modellini realizzati – uno in scala 1:1 – testimoniano l’accuratezza con cui l’intero progetto è pensato da Giorgini, anche al fine del più veloce assemblaggio della casa in un laboratorio a Peccioli, in provincia di Pisa, nel 1960: verrà poi smontata, trasportata a Baratti, e lì rimontata in poco più di una settimana.

Un manifesto organico: la casa Dinosauro

Pochi anni dopo, nel 1965, nello stesso giardino di casa Esagono Giorgini predispone due modelli in rete metallica e cemento per testare la tecnica costruttiva e la staticità di quella seconda casa che diverrà difatti la sua opera più nota, manifesto della sua idea di architettura.
Proprio a Baratti Giorgini conosce l’industriale comasco Salvatore Saldarini, solito trascorrere le estati con la famiglia in quei luoghi tanto cari all’architetto fiorentino: nasce una sincera e profonda amicizia e, quando Saldarini acquista il terreno adiacente all’Esagono, inizia a prendere forma il progetto della casa Dinosauro.

Concepita come una struttura viva, zoomorfa, dove non vi è più spazio per le geometrie di casa Esagono, la struttura di Casa Dinosauro affonda direttamente nel terreno come se ad esso appartenesse, o come se ne riemergesse.

Concepita come una struttura viva, zoomorfa, dove non vi è più spazio per le geometrie di casa Esagono, la struttura di Casa Dinosauro affonda direttamente nel terreno come se ad esso appartenesse, o come se ne riemergesse, nell’evocazione del suo stesso nome: il ritrovamento di un fossile, di un animale preistorico che si abbevera a una vasca d’acqua.
Giorgini sperimenta nuovamente un alto grado di libertà progettuale: Saldarini si rivela infatti curioso e disposto a far sì che l’architetto metta in pratica la sua idea di “tecnica organicità”.

Nasce quella che Giorgini definisce membrana “isoelastica”, il guscio della casa, costruita con un metodo peculiare: la prassi avrebbe richiesto la predisposizione della rete strutturale nella sua interezza, e solo in un momento successivo lo spruzzo del cemento; invece il Dinosauro cresce lentamente, per pezzi, la modellazione e la gettata avanzano in parallelo, e la malta cementizia, prodotta con sabbia del luogo e applicata con l’ausilio di sacchi di juta, ha un processo di indurimento lungo, che asseconda l’appartenenza dell’architettura al suo territorio.

L’organizzazione degli ambienti interni avrebbe voluto seguire un flusso quanto più libero possibile nell’idea originaria di Giorgini ma, come racconta l’attuale proprietario Luca Sgorbini, lo sviluppo degli spazi rimarrà piuttosto grezzo e spontaneo, fatta eccezione per il diaframma di legno che protegge il fronte a mare

Dopo il Dinosauro: New York, l’abbandono, la rinascita

Le due case sono intimamente legate nella loro genesi come nel loro progressivo abbandono. G Giorgini, nel 1968, è invitato dal Museum of Modern Art di New York a partecipare alla mostra collettiva Architecture and Sculpture, e coglie l’opportunità per allontanarsi da quell’ambiente della critica italiana che poco lo aveva accolto e riconosciuto nelle sue idee: si trasferisce negli Stati Uniti dove vivrà fino al 1996, e dove proseguirà la sua ricerca sulla Spaziologia (termine con cui a partire dal 1965 inizia a identificare le sue riflessioni progettuali) come docente al Pratt Institute di New York.
Con la partenza di Giorgini, e a seguito di un progressivo allontanamento di spirito e di vedute fra le due famiglie, che tanto intimamente avevano vissute nelle due dimore vicine, anche i Saldarini iniziano a sciogliere il legame con Baratti, e le due case subiscono un lento processo di decadimento.

Le due case sono intimamente legate nella loro genesi come nel loro progressivo abbandono.

Casa Esagono verrà utilizzata per affitti estivi fino al 1987, poi acquisita dall’amministrazione comunale, ma troverà una nuova dimensione soltanto nel 2012 quando, dopo un altro decennio di inutilizzo, con la scomparsa di Giorgini verrà costituita l’Associazione B.A.Co. Archivio Vittorio Giorgini, che si occupa della conservazione dell’Archivio e della valorizzazione della struttura.

Il Dinosauro verrà invece venduto nel 1977 a Leandro Sgorbini, che adatterò la struttura originaria anche per garantire maggiore sicurezza alla sua abitabilità, livellando la pavimentazione interna e suddividendo gli ambienti nel rispetto dei pochi schizzi esistenti dello stesso Giorgini. Quando Luca Sgorbini riceverà dal padre la proprietà di casa Dinosauro, proseguirà la sua valorizzazione, in particolare nel ripristino del pavimento originale, nella tutela dei materiali, nel recupero della vasca esterna e nella sistemazione della vegetazione limitrofa. Oggi la famiglia Sgorbini apre le porte del Dinosauro ai visitatori, restituendo alla casa una ritrovata vitalità, e al suo architetto una nuova epoca per la divulgazione e la conoscenza del suo lavoro.

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