di Giovanni Comoglio e Francesca Critelli
Il 2026 porta nuove destinazioni e nuove date su cui orientare lo sguardo, tra architetture attese e inaugurazioni imminenti. È l’anno delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e dei Mondiali di Calcio in Messico, ma anche un anno che già lascia intravedere alcuni temi dominanti.
Uno di questi è il museo. A Parigi si attende ancora il nome del vincitore del concorso per il nuovo Louvre, chiamato a progettare la futura casa della Gioconda. Ad Abu Dhabi, invece, due nuovi musei sono arrivati proprio sul filo del 2025, mentre un terzo è ancora in via di completamento. Il 2025 ha segnato anche un passaggio importante al Cairo, dove il Grand Egyptian Museum è finalmente entrato in piena funzione dopo un decennio di attesa. Rimane invece in sospeso il cantiere dell’Egizio di Torino, firmato OMA, per cui la conclusione è ancora rimandata.
E continueremo ad aspettare anche l’apertura del Grand Théâtre di Rabat progettato da Zaha Hadid, per cui non sembra ci siano aggiornamenti, mentre un attesissimo progetto di Zaha Hadid Architects in Italia, il Museo del Mediterraneo a Reggio Calabria, potrebbe finire nella selezione di Domus per il 2027, dato che a febbraio 2025 è stata finalmente posata la prima pietra dopo quasi 20 anni dal concorso.
Un grande ritorno è la Shanghai Grand Opera House di Snohetta, attesa eccellente già lo scorso anno e non ancora ultimata, mentre un nuovo annuncio è quello del Lucas Museum a Los Angeles, un progetto di Mad, lo studio fondato da Ma Yansong che sarà guest editor di Domus per tutto il 2026.
Ecco la lista completa delle architetture più attese del 2026, preparandoci a scommettere su chi ritroveremo l’anno prossimo, nella prossima lista.
1. Il Lucas Museum di Mad a Los Angeles
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L’astronave progettata da Ma Yansong, Guest Editor di Domus per il 2026, e voluta da George Lucas, il regista di Star Wars, sta per atterrare sul margine occidentale di Exposition Park, tra stadi, giardini – anche una nuova sistemazione paesaggistica che accompagna proprio il nuovo progetto – e altri musei. L’inaugurazione del Lucas Museum of Narrative Art, prevista per l’autunno del 2026 dopo 6 anni di cantiere, aprirà alla città oltre 9000 metri quadrati di spazi espositivi su 5 piani, dedicati a tutte le forme del racconto visuale, da fumetti come i Peanuts di Charles M. Schulz e Flash Gordon di Alex Raymond, ai concept art cinematografici di Neal Adams per Batman e Ralph McQuarrie chiaramente per Star Wars, fino a dipinti di Frida Kahlo e Jacob Lawrence.
2. CityWave di Big a Milano
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Big-Bjarke Ingels Group, CityWave, Milano, Italia, in corso
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Big-Bjarke Ingels Group, CityWave, Milano, Italia, in corso
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Big-Bjarke Ingels Group, CityWave, Milano, Italia, in corso
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Big-Bjarke Ingels Group, CityWave, Milano, Italia, in corso
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Big-Bjarke Ingels Group, CityWave, Milano, Italia, in corso
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“Ciò che abbiamo cercato di fare qui è resistere alla tentazione di aggiungere un’altra torre a CityLife, e piuttosto creare una porta d’accesso a questo quartiere”: è ciò che Bjarke Ingels ha detto a Domus di CityWave, il complesso direzionale di Big che sta per inserirsi nel contesto dei grattacieli di Hadid, Isozaki e Libeskind come “un ponte a scavalco dell’individualità”.
Nell’ultimo anno, complici le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, l’area di CityLife ha già visto altre due inaugurazioni: la Golden Goose Arena di Fabio Novembre dedicata al padel e CityOval, un enorme spazio eventi all’interno del Palazzo delle Scintille. Big ha proposto invece un grattacielo “sdraiato” composto da due volumi di 105 e 53 metri, collegati a terra da una piazza pedonale e in cima da una copertura curva in legno e acciaio, l’elemento del progetto che, oltre a essere soglia e riparo, sarà sicuramente ciò che lo renderà riconoscibile.
3. Il Guggenheim di Gehry, l’ultimo atteso ad Abu Dhabi
L’isola artificiale di Al Saadiyat è il cuore architettonico contemporaneo della capitale degli Emirati Arabi Uniti, uno dei futuri distretti culturali più ambiziosi del pianeta, e per capirlo è sufficiente scorrere l’elenco dei nomi che hanno firmato le opere più recenti: Jean Nouvel col Louvre Abu Dhabi bel 2017, poi Mecanoo con il Natural History Museum, e Foster+Partners con le grandi vele dello Zayed National Museum, entrambi a fine 2025. Nel 2006 era anche arrivato il progetto di un nuovo Guggenhiem, a firma Frank O. Gehry: molte le conclusioni annunciate, ma rimandate tra diversi stop e riprese dei lavori. Questo edificio – destinato coi suoi 30.000 mq tra spazi espositivi, educativi e e di ricerca – ad essere il più grande Guggenheim al mondo, dovrebbe aprire al pubblico entro il 2026.
4. Le architetture olimpiche di Milano-Cortina 2026
I Giochi Olimpici invernali sono ormai vicinissimi, e si annunciano pronti a trasformare il loro territorio con una combinazione di nuova costruzione e riuso, permanente e temporaneo.
Quello che è ormai sicuro, è che si apprestano ad attraversare punti nodali della storia milanese e italiana, a partire dallo stadio di San Siro (potrebbe essere l’ultima grande cerimonia?) per l’apertura, e l’Arena di Verona per la chiusura.
Ci sono poi le architetture destinate a rimanere come lascito olimpico alla città, l’Arena Milano a firma Chipperfield per l’ice hockey – struttura fondamentale per vitalizzare l’area di Santa Giulia – e il noto Villaggio Olimpico e Paralimpico di Skidmore, Owings & Merrill, parte dello scenario di rigenerazione dell’ex scalo di Porta Romana. Epicentri culturali e sociali milanesi si attivano, come l’area del Forum di Assago per la Ice Skating Arena, e le strutture di Fieramilano, progetto ormai ventenne dello studio Fuksas, per la Speed Skating Arena e la Rho Ice Hockey Arena. Stesse prospettive anche per le location in quota, come il Curling Olympic Stadium, del 1955 di Cortina, che già nel 1981 era stato protagonista nel film di James Bond “Solo per i tuoi occhi”.
5. La riapertura della Sagrada Família di Antoni Gaudì
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Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
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Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
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Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
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Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
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Sagrada Família: la posa dei componenti della croce che sormonterà la Torre di Gesù Cristo
Finalmente ci siamo. Dopo 145 anni di lavori, l’opera incompiuta di Antoni Gaudí dovrebbe essere terminata nel 2026, proprio dopo aver celebrato, quest’anno, il centenario della torre di Barnaba, la prima delle diciotto torri progettate dall’architetto catalano (e anche l’unica che vide completata). Sotto la direzione dell’architetto spagnolo Jordi Faulí, sarà ultimata anche l’ultima torre, quella più alta di ben 172,5 metri, determinando la fine di un cantiere che tutti credevano non sarebbe mai più finito.
Insieme alla Casa Batllò, altro edificio iconico di Gaudí di cui è appena stato inaugurato un incredibile restauro, nel 2026 potremo dunque visitare la Sagrada Família libera dalle gru e dai ponteggi, come nessuno l’ha mai vista prima.
6. La Shanghai Grand Opera House di Snøhetta
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
Photo by StudioSZ Photo | Justin Szeremeta
Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Snøhetta, Shanghai Grand Opera House, Shanghai, Cina, 2017–2026
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Dopo la recente inaugurazione della Powell Hall di St. Louis, che Snøhetta ha raccontato a Domus, lo studio norvegese si prepara ad aggiungere un altro progetto al suo portfolio già ricco nell’ambito culturale. Con la collaborazione della firma locale Ecadi, la cifra distintiva del progetto è un tetto a forma di spirale, che si srotola come un grande ventaglio tradizionale cinese e diventa, al tempo stesso, una scalinata che connette il piano terra alla cima dell’edificio, invitando il pubblico a percorrere l’architettura e contemplare il panorama della città e del fiume Huangpu.
Sotto questo gesto scenografico prendono posto tre auditorium con i loro servizi, raccolti in una figura unitaria che trasforma lo spazio performativo in luogo civico, come già avvenuto con l’Opera House di Oslo, che oggi è un’icona urbana.
7. L’ampliamento del Lacma firmato Zumthor, a Los Angeles
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Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
Foto Iwan Baan
Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
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Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
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Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
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Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
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Atelier Peter Zumthor & Partners, David Geffen Galleries at the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, Stati Uniti 2024
Foto Iwan Baan
Peter Zumthor è l’autore delle David Geffen Galleries, ultimo tassello del Los Angeles County Museum of Art, la cui apertura è prevista per aprile del 2026. Questo incontro tra l’architettura del maestro svizzero e l’ecosistema urbano losangelino è abbastanza un inedito, anche se le sue forme al contempo grezze e organiche in cemento e vetro si mettono in dialogo con tre altri grandi capitoli della storia architettonica americana e mondiale: l’edificio modernista originario di William Pereira, del 1965; il padiglione giapponese di Bruce Goff, del 1988; e i due edifici firmati Renzo Piano Building Workshop, cioè il Broad Contemporary Art Museum at Lacma del 2008 e il Lynda and Stewart Resnick Exhibition Pavilion del 2010.
8. Il Suzhou Museum of Contemporary Art di Big in Cina
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Prima ancora dell’apertura ufficiale, Big si prepara ad inaugurare una parte del Suzhou Museum of Contemporary Art con una mostra che ripercorre il lavoro di Bjarke Ingels come guest editor di Domus 2025, in cui ogni numero è stato dedicato a un materiale – dalla pietra, al legno, fino all’immateriale. Il museo invece, con i suoi 60mila mq di spazi espositivi e corti, foyer, un teatro e funzioni pubbliche, sarà visitabile interamente a partire dal 2026. Il linguaggio fatto di vetro e acciaio, i tetti ondulati e il riferimento ai “lang”, i percorsi coperti tra i giardini, richiamano la tradizione secolare cinese senza imitarla, rileggendola in chiave contemporanea.
9. Il V&A East Museum di O’Donnell & Tuomey
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O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
Foto Niall Hodson
O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
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O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
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O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
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O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
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O'Donnell + Tuomey, V&A East Museum, East Bank, Stratford Waterfront - Queen Elizabeth Olympic Park, Londra, UK,
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Un altro museo V&A? Sì. La recentissima apertura del V&A East Storehouse disegnato da Diller Scofidio + Renfro, un’architettura ibrida che unisce la funzione di archivio e deposito con quello di spazio espositivo, è solo il primo degli edifici voluti dal museo inglese nell’area dell’Olympic Park di Londra. Presto, a fargli compagnia ci sarà il V&A East Museum, progettato dallo studio irlandese O’Donnell & Tuomey, che ospiterà esposizioni temporanee e una collezione permanente intitolata “Why We Make”. L’edificio è ispirato al lavoro di Cristóbal Balenciaga e alla grande mostra che il V&A gli ha dedicato nel 2017. L’involucro dell’edificio richiamerebbe infatti un “abito pieghettato”, che conferisce alla struttura un’identità scultorea. Per l’inaugurazione c’è già una data precisa: 18 aprile 2026.
10. Il Waterfront Culture Center di Kengo Kuma & Associates a Copenhagen
L’edificio firmato Kengo Kuma dovrebbe arrivare nel 2026 a completare il masterplan della Paper Island, nel cuore contemporaneo di Copenhagen, dove già lo studio Cobe ha ultimato il complesso circostante di edifici a uso misto. Si consolida così un nuovo tassello nel paesaggio del Københavns Havn, l’antico porto della capitale danese che è diventato il simbolo della sua trasformazione contemporanea, grazie a tutte le architetture allineate sulle sue sponde come l’Operaen, la biblioteca (il “black diamond”), il ponte rotante di Olafur Eliasson e i Blox di Oma per il Danish Architecture Center. La missione del Waterfront Culture Center è proprio quella di celebrare e raccontare il legame della città con l’acqua attraverso uno spazio esperienziale, e attraverso la sua architettura che coi tetti troncopiramidali si armonizza col nuovo contesto, rompendo le gerarchie con l’assenza di una facciata principale e ponendosi come tramite tra paesaggio acquatico e terraferma.
