I 10 cantieri più tormentati: quando l’architettura diventa infinita attesa

Raccontiamo i cantieri più problematici, faticosamente conclusi dopo procedure interminabili o ancora in corso, dove il confine tra architettura ed epica è più che mai sfumato.

Mani dietro la schiena e postura protesa a carpire, da dietro le maglie di una rete arancione, i segreti di una genesi: se il cantiere sprigiona notoriamente un certo incantesimo per curiosi e appassionati di vario tipo, l’aspettativa cede il passo a frustrazione, insofferenza e indignazione quando l’opera d’ingegno si invischia in pastoie che dilatano smodatamente i tempi di esecuzione oltre i termini prefissati.

È il caso di molti cantieri dal passato come di oggi e che, a causa di patologie endogene (una mancanza di visione programmatica in sede progettuale, controversie procedurali e così via) o esogene (sopraggiunte avversità, come tensioni geo-politiche, crisi finanziarie, pandemia sono alcuni esempi), annoverano ritardi che spaziano da qualche decennio a secoli interi, trasformandosi talvolta in avventure edificatorie dal carattere epico e rocambolesco.

Ne citiamo alcuni esempi, dalle cattedrali gotiche (Ulm, Milano) agli interventi moderni e contemporanei (Sagrada Familia, Sydney Opera House, Palazzo di Giustizia di Firenze, Ryugyong Hotel, Torre de David, World Islands, GEM, Jeddah Tower), salutando quelli completati e sperando che, per quelli ancora in balia di varianti, proroghe e contestazioni, sospensioni e riprese a singhiozzo, valga la pena di aspettare così tanto. 

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