Ellen van Loon

A Copenaghen, Oma racconta Blox

Il nuovo edificio dello studio olandese è un’intersezione urbana abitata contro la città votata al tempo libero.

Blox, Oma, Copenhagen, Danimarca, 2018. Foto Clement Guillaume, courtesy Oma

In quest’intervista, Ellen van Loon, partner di Oma in carico del progetto, spiega come la durabilità e la flessibilità d’uso siano caratteristiche imprescindibili di un edificio davvero sostenibile, parla del rapporto con il modernismo danese e dello strutturalismo olandese, nonché della critica alla tradizione urbanistica locale che Blox incarna.

Blox è un condensatore urbano di diverse realtà, fra le quali aziende e start-up, che si occupano di sviluppo sostenibile delle città, e che ha oggi la sua nuova sede nella a Copenaghen. Il progetto, iniziato nel 2006, è frutto di una partnership fra pubblico e privato, ed è la nuova casa del Dac, il Centro di Architettura Danese. Blox è concepito a partire dalla densità delle connessioni che ospita e si sviluppa nella sezione, intesa sia come disegno che come relazioni visive fra gli spazi all’interno dell’edificio e il contesto. Con quest’operazione è reso evidente all’occhio del visitatore il simultaneo svolgimento di tutte le attività che l’edificio racchiude, fra spazi espositivi, uffici, co-working, caffetterie, una libreria, una palestra, ventidue appartamenti e parcheggi sotterranei. L’edificio indaga e modifica le dinamiche del fronte sull’acqua, un’area della città oggi in grande trasformazione, si articola in 9 piani attraversati da un passaggio urbano per i pedoni e si fa ponte in corrispondenza della tangenziale.

L’edificio come contenitore di una varietà di funzioni all’interno della città è stato un tema centrale per il progetto?

La città ha già edifici con funzioni miste, pubbliche al piano terra e private ai piani superiori: il nostro concept è il sovvertimento di quest’ordine. Altra caratteristica tipica della cultura urbana danese è il forte desiderio di liberarsi dal traffico – che comprendo, altrimenti sarei un pessimo architetto – e di abbellire la città, nel senso di trasformarla in una sorta di luogo di svago. Alle volte ho avvertito la mancanza del contenuto originario della città: la dinamica delle macchine e la congestione. Il rumore è vita, è energia, mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in questo. Blox è una congestione di funzioni penetrata da una tangenziale ed è stato progettato per essere un’energica esperienza urbana, quasi fosse un’intersezione autostradale abitata.

Blox è stato progettato per essere un’energica esperienza urbana, quasi fosse un’intersezione autostradale abitata.

Parlando di congestione di funzioni e di riferimenti, mi chiedevo se c’è un rapporto con lo Strutturalismo olandese, per esempio a Herman Hertzberger, penso al Centraal Beheer.
Lo Strutturalismo olandese è un movimento dove gli spazi sono frammentati e connessi ma per definizione non multifunzionali. In ogni caso è vero: negli ultimi 5 o 10 anni stiamo guardando agli edifici di Hertzberger, credo ci sia molta qualità nell’idea strutturalista di spazio e che diventi ancora più interessante quando multifunzionale.

Per questo progetto hai passato molto tempo a Copenaghen, cosa pensi della città?
Ci sono alcuni luoghi che hanno energia, come il porto, dove puoi vedere entrare grandi navi. Spesso però ci sono solo caffè, bar e turisti; invece sulla strada che connette l’aeroporto al centro cittadino ci sono aree con edifici monotoni, tutti con le stesse facciate, dove non c’è nemmeno un negozio o un bar. Nei Olanda abbiamo affrontato il problema dei quartieri dormitorio tempo fa. Se si vuole vivere in un posto tranquillo si deve abitare in campagna, ma la vita è nelle città. È divertente notare come alcune delle aree più vive di Copenaghen siano fra quelle meno progettate, proprio perché è lì che improvvisamente tutto diventa possibile.

È una critica all'urbanistica danese?
È una critica dell'urbanistica danese.

In che modo vi siete relazionati ad un contesto in cui l’influenza di Jan Gehl è così forte?
Ci siamo incontrati mentre procedevamo con il lavoro sul Blox perché Realdania, il nostro cliente, lavora a stretto contatto con lui. Abbiamo avuto una lunga conversazione, che si è trasformata in discussione, in cui Gehl cercava di spiegarmi la sua visione dello spazio pubblico. Noi siamo sperimentali e cerchiamo nuove opportunità. Gehl era contrario al passaggio urbano che abbiamo pensato per l’edificio, sostenendo che il movimento e lo spazio pubblico dovessero essere attorno all’edificio, come da tradizione danese. Al contrario, abbiamo realizzato un passaggio urbano che connette acqua e terra, portando le persone a sentire fisicamente l’attraversamento. Il progetto riguarda proprio la densità delle connessioni in un edificio pubblico, fra l’interno e l’esterno.

Il progetto riguarda proprio la densità delle connessioni in un edificio pubblico, fra l’interno e l’esterno.

Trovi che oggi parlare di sostenibilità sia difficile?
Lo è perché ogni paese europeo ha un proprio sistema, le classificazioni non sono né uniformate, né comparabili. La legge danese ha gli standard più alti in Europa e come architetti sappiamo che in qui dobbiamo lavorare – per definizione – in maniera estremamente sostenibile. Per far questo però, credo che si debba progettare bene: se si osserva la vita di un edificio, il momento della produzione dei materiali e della costruzione è quello in cui si impiega più energia. Blox ammortizzerà in 10 anni l’energia spesa per la sua costruzione, quindi realizzare un edificio prevedendone una vita di soli 10-20 anni è insensato. In secondo luogo, costruire in città, ovvero in un ambiente già intensamente trasformato, piuttosto che in campagna, permette di contenere il dispendio di energia e costi. Trovo davvero interessante il fatto che oggi si inizi a parlare di uso di materiali riciclati nell’industria della costruzione. Nell’edificio per gli uffici governativi olandesi – che abbiamo rinnovato e recentemente terminato a L’Aja – abbiamo riutilizzato il 98% degli scarti delle demolizioni effettuate. Ora, in Olanda, lo scarto ha un valore, e credo che sia un punto di svolta.

Cosa pensi del co-working?
Nel mercato immobiliare degli uffici, 10 anni fa per affittare dovevi firmare un contratto di almeno 5 anni; si parla di cifre che una start-up non può permettersi. Credo che la nascita del co-working sia stata quindi una rivoluzione in quanto permette di ottenere uno spazio di lavoro anche solo per un mese. Inoltre i co-working moltiplicano le possibilità per i giovani professionisti: iniziare una propria attività è complesso perché si ha bisogno di molte componenti come amministrazione, produzione e relazioni pubbliche; in questi ambienti è più semplice perché i tuoi vicini possono avere le competenze che ti mancano. Blox è un luogo per i giovani.

si può dire che metà del progetto sia stato un processo politico

Ci sono delle voci critiche che sostengono che il centro dell’architettura danese dovesse essere progettato da architetti danesi, come Bjarke Ingels.
Lo prendo come un complimento, siamo visti come forgiatori di una nuova generazione di architetti. Bjarke è uno spin-off di Oma: da studente ha lavorato al progetto della biblioteca di Seattle, quando ho realizzato la Casa da Musica di Porto, e credo che oggi stia facendo un ottimo lavoro. Ad ogni modo credo ci abbiano scelti perché volevano un progetto radicale e per la difficoltà di realizzarlo nel contesto politico di Copenaghen: si può dire che metà del progetto sia stato un processo politico. È vero anche che l’edificio è molto olandese perché non ho trovato la necessità di dovermi legare alla tradizione architettonica locale o al modernismo danese. Anzi, in tempi più recenti sono stati proprio gli architetti danesi a guardare all’architettura olandese.

Progetto:
Blox
Programma:
Funzioni miste
Luogo:
Copenaghen, Danimarca
Architetto:
OMA - Office for Metropolitan Architecture
Design team:
Ellen van Loon (partner), Adrianne Fisher and Chris van Duijn (Direttori di progetto)
Area:
28,000 mq
Completamento:
2018

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