Best of #PiccoliSpazi

Questa settimana una selezione di piccoli progetti di architettura eseguiti con grande cura.

I piccoli interventi costituiscono un campo di sperimentazione che porta a risultati interessanti quando si riesce a trasformare il vincolo in soluzione creativa.

Questa settimana abbiamo selezionato una serie di piccoli progetti residenziali, commerciali e culturali capaci di rendere interessanti dal punto di vista architettonico spazi anche molto ridotti.

Tra i progetti residenziali le due capanne-rifugio di Matali Crasset nei boschi della Lorena, l’atelier multifunzionale di 20 metri quadri all’interno dell’appartamento di un artista di Tel Aviv progettato dallo studio di architettura israeliano Raanan Stern, il rimorchio abbandonato trasformato dall’architetto belga Karel Verstraeten in uno spazio abitabile dove studiare, riposare o giocare e il villaggio di container realizzato nel cortile dell’Università di Bolzano dagli studenti della Facoltà di Design e Arti, che hanno sviluppato arredi e oggetti utili a vivere e lavorare in un container.

Ci sono poi piccoli spazi commerciali come i due parrucchieri di Marsiglia e Kobe, il primo, Le Coiffeur, progettato da Margaux Keller con l’architetto Bertrand Guillon giocando con i tenui colori marittimi dell’azzurro e del giallo e numerosi riferimenti alla Francia del sud e il secondo, Vine, disegnato dallo studio di architettura giapponese Sides Core come uno spazio che prende forma gradualmente, ispirato alla capacità della vita di crescere separatamente per poi connettersi, dando forma al vuoto; la gelateria londinese Olivogelo, per la quale Andy Martin Architects si è concentrato sul disegno della parete, rivestita di piastrelle tridimensionali con le stesse cromie dei gusti del gelato e quella di Barcellona Eyescream & Friends, per la quale M Barcelona ha posato sul gelato un paio di occhi di zucchero, dando vita al personaggio-chiave di tutto il progetto; il progetto di Schemata Architects per Papabubble a Yokohama si concentra sulle relazioni tra il calcestruzzo e le casseforme con l’inserimento casuale di vetro e piastrelle, mentre Omer Arbel, art director dell'azienda canadese Bocci, ha progettato gli interni del ristorante Tacofino, giocando sulla sovrapposizione di legno riciclato, rame, iuta e acciaio – il tutto condito con piante grasse che pendono dal soffitto.

Tra i progetti insoliti quello dello studio di architettura Kawahara-Krause, che ha realizzato a Leonberg Wooden Hut, una capanna in legno che è al tempo stesso piccola cappella privata e magazzino per la legna e il Vagón del Saber, un ex vagone merci in Ecuador trasformato da un gruppo di giovani architetti – coinvolti dall’amministrazione locale nel recupero del sistema ferroviario nazionale – in un incubatore culturale mobile.


In apertura: Karel Verstraeten, Trailer, Gand, Belgio