Le Olimpiadi hanno rivoluzionato il modo in cui ci vestiamo per fare sport

Mentre l'Italia si prepara a ospitare le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, ricordiamo alcuni momenti degli ultimi 30 anni che hanno cambiato non solo la storia della moda olimpica, e anche il nostro modo di pensare e vestirei capi tecnici.

Da sempre, i Giochi Olimpici sono più di semplici eventi di celebrazione, festa e sportività: sono momenti di vera e propria unità globale. Ogni quattro anni, il mondo intero si ferma per tifare, assistere, commentare, a tutti gli effetti immergendosi in una parentesi mediatica che – seppur di sole due settimane – riesce a scrivere e dominare l’attualità. Il pubblico segue lo sport, si lasciano attrarre dal senso di competizione, elevano gli atleti a simboli e icone del proprio Paese.

Sulla base di queste premesse, non stupisce pensare che un evento di questo calibro sia diventato, negli ultimi anni più che mai, un perfetto palcoscenico dove anche il mondo della moda può giocare a sua volta, su più piani. Cavalcare l’onda mediatica dando nell’occhio, vestire ospiti o atleti in occasione delle cerimonie di apertura e chiusura, o ancora realizzare, in collaborazione con centri di ricerca specializzati, nuovi capi di abbigliamento tecnico pensati per valorizzare gli atleti, aiutarli e migliorarne le prestazioni.

Bomber Team Italy EA7 Emporio Armani. Courtesy Emporio Armani

L’abbigliamento olimpico si muove tra estetica, funzionalità, anche esigenze di rappresentanza – con le divise ufficiali che spesso riprendono i colori delle bandiere. Per il team italiano, ad esempio,  negli ultimi anni è stato Giorgio Armani a occuparsi di disegnare le divise nazionali, e il prossimo anno non farà eccezione: per i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, faranno il debutto le ultime divise ufficiali firmate Armani, un guardaroba quasi interamente bianco latte, che combina piumini, tute e pantaloni rigorosamente waterproof a calzature e accessori tecnici. Lo spirito del grande stilista continuerà a vivere durante le Olimpiadi. 

Le collaborazioni tra grandi stilisti e squadre olimpiche hanno una storia lunga e spesso iconica. Una delle più celebre è quella tra Ralph Lauren e il Team USA, che dal 2008 firma le divise ufficiali americane con un mix di sartorialità statunitense, richiami preppy e sperimentazioni techwear. Per la Francia, Lacoste ha più volte reinterpretato l’estetica nazionale con linee pulite e colori essenziali, mentre il Giappone ha affidato le proprie divise a Issey MiyakeYohji Yamamoto o più recentemente Atsushi Nakashima, che ne hanno fatto un esercizio di eleganza tecnica. Anche la squadra britannica ha lavorato con figure di spicco come Stella McCartney, la prima designer donna a creare un’intera collezione olimpica, portando nelle uniformi un linguaggio fashion riconoscibile a livello globale. Queste collaborazioni, ormai strategiche per molte delegazioni, trasformano le Olimpiadi in una vetrina mondiale in cui sport e moda si incontrano per dare forma all’identità nazionale.

Ma la scelta di vestire una squadra olimpica non è solamente questione di stile o di marketing: si tratta di una vera e propria strategia di comunicazione. La moda si serve di un evento dall’enorme impatto mediatico per rafforzare i brand, legittimando e sottolineando alcuni valori nel nome di uno sport o di un paese, e passando il più possibile per la via della ricerca.
Abbiamo selezionato quelle innovazioni tecniche pensate proprio in occasione dei Giochi, che negli ultimi anni hanno rivoluzionato l’abbigliamento sportivo olimpico.

1. Olimpiadi Invernali 1998, Nagano, Olanda e strisce zig zag sulle tute

Nel 1998, alla vigilia dei giochi olimpici di Nagano, il team olandese stravolge drasticamente l’abbigliamento sportivo per i pattinatori, introducendo delle strisce a zig zag sulle tute, nella zona delle gambe, per comprimere al meglio la resistenza dell’aria. L’invenzione, brevettata dalla Delft University of Technology, permetteva di controllare la tenuta del flusso dell’atleta e addirittura comportare guadagni di circa mezzo secondo sui tempi. L’adozione di questo nuovo tipo di tute sollevò un dibattito riguardo la disparità tra le varie squadre, e fu definito un vantaggio scientifico da tenere d’occhio e/o regolamentare, per evitare che l’apporto tecnologico potesse diventare fattore più determinante dell’abilità stessa dell’atleta.

2. Olimpiadi 2010, Vancouver, tessuti Eschler per la tuta da gara

Nel 2010, in vista delle Olimpiadi Invernali di Vancouver, la Svizzera ha ulteriormente esplorato la ricerca di avanguardia delle sue tute ad alta velocità per il pattinaggio sul ghiaccio. La vera innovazione stava nel sistema di progettazione della tuta, realizzata con quattro tessuti Eschler differenti, realizzati e ottimizzati in laboratorio, ognuno destinato a una zona del corpo e a una specifica funzione: un tessuto antitaglio e resistente nelle aree critiche, un altro tessuto a forte compressione sulle cosce per ridurre la vibrazione muscolare e supportare il movimento, un terzo, molto sottile ma resistente per il retro del ginocchio e la parte interna della coscia, e infine inserti in rete per garantire la ventilazione e ottimizzare la gestione dell’umidità.

3. Olimpiadi 2018, Pyeongchang, Ralph Lauren e le divise riscaldate per le cerimonie di apertura e chiusura

Le divise realizzate da Ralph Lauren per il Team Usa alle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018. Courtesy Ralph Lauren

In occasione delle Olimpiadi Invernali del 2018, tenutesi a Pyeongchang, la squadra americana ha dovuto fare i conti con le temperature più basse registrate durante i giochi olimpici dal 1994, sottozero e aggravate da umidità e vento. Durante le cerimonie di apertura e di chiusura, tenute proprio nelle zone più gelide del territorio coreano, Ralph Lauren ha vestito la squadra con dei parka dai colori della bandiera americana, che vedevano integrato un sistema di riscaldamento, degli strisce di inchiostro conduttivo, in argento e carbonio.

Courtesy Ralph Lauren Corporation

Questo sistema permetteva agli atleti di attivare le loro giacche con un pulsante legato a una batteria interna, che per undici ore generava calore e permetteva anche di regolare la temperatura. Queste divise permettevano di resistere alle temperature di Pyeongchang senza rinunciare al fattore estetico, in quanto capaci di offrire la loro promessa funzionale liberandosi da elementi ingombranti.

4. Olimpiadi 2022, Pechino, le tute progettate dal Beijing Institute a partire da body scan 3d

In preparazione delle Olimpiadi Invernali di Pechino, nel 2022, la professoressa Liu Li, del Beijing Institute of Fashion Technology, ha inaugurato insieme al suo team un progetto di ricerca per creare un nuovo abbigliamento sportivo d'avanguardia per la squadra cinese.

Lo studio, portato avanti da scienziati e ingegneri, si è servito di un sistema di correlazione di immagini digitali VIC-3D con l’obiettivo di creare scansioni dei corpi degli atleti, analizzandone da vicino ogni singolo movimento e cercando di fornire un tipo di abbigliamento il più attento possibile alle esigenze di un corpo umano. Dalla ricerca sono state messe appunto delle tute da gara, in membrane composite ad alte prestazioni, comode e vestibili, che prediligessero velocità e protezione.

5. Olimpiadi Invernali Milano Cortina, 2026, Nike Therma-Fit Air Milano

Durante le prossime Olimpiadi Invernali farà il suo debutto la giacca Nike Therma-FIT Air Milano, indossata dal team americano durante la cerimonia di premiazione. Il look prettamente futuristico non è l’unica invenzione: la giacca è un capospalla gonfiabile basato sulla tecnologia Air, consentendo all’atleta di gonfiare o sgonfiare parti della giacca, regolando anche il livello di isolamento termico. La struttura in laminato composito a due strati, morbido e resistente al tatto, massimizza comfort e calore.

Therma-Fit Air Milano. Courtesy Nike

L’innovazione del capo è sua la vera e propria indipendenza da imbottiture fisse e ingombranti, e la conseguente libertà che si lascia all’atleta. La giacca è attualmente esclusiva per la squadra americana, per le Olimpiadi Invernali del 2026, ma potrebbe vedere un lancio commerciale in futuro.

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