Da quando è stato nominato direttore creativo di Gucci, a marzo di questo stesso anno, Demna Gvasalia ha dovuto fare i conti con la riecheggiante eredità del suo lavoro da Maison Balenciaga, dove ha rimodellato il marchio in un modo che resterà nella storia. La vera sfida, quindi, era emanciparsi dal proprio successo per ricominciare da Gucci.
La storia del brand è fondamentale per Demna. “La quantità di ingredienti è come un parco giochi. Ho tutto. Così non devo concentrarmi sull’inventare qualcosa, o cercare di mettere il mio DNA nel brand per farlo diventare anche un business.”, Riferendosi alle enormi possibilità e potenzialità da cui attingere, così scrive il direttore creativo, in un articolo per Women's Wear Daily, in cui si paragona a uno chef, che mentre a Balenciaga si ritrova scarso di ingredienti e materie prime, da Gucci si trova come un bambino al luna park.
L’entusiasmo del nuovo direttore creativo si è tradotto in Gucci Generation, un lookbook scattato da Demna in persona che ritrae una sfilata immaginaria, che non ha mai avuto luogo. Dietro questa serie di scatti di pezzi d’archivio delle diverse ere di Gucci, dagli anni ‘70 alla direzione di Tom Ford, si nasconde un intento ben preciso: dall’angolazione degli scatti alle luci, fino ai capi proposti e come vengono abbinati, tutto è minuziosamente allestito per restituire l’idea di qualcosa di antico, come se questo lookbook fosse il vero pezzo d’archivio che ricorda e celebra, tramite uno spiccato e doveroso citazionismo, il passato del marchio fiorentino.
La quantità di ingredienti è come un parco giochi. Ho tutto.
Demna Gvasalia
Sfogliando con più attenzione Gucci Generation, però, si coglie l’incredibile attualità degli scatti e dei capi, oltre che l’inconfondibile tocco di Demna Gvasalia: una moda almeno nella scelta dei tessuti e nella progettazione del capo, che si libera dalle più rigide strutture di Tom Ford e opta per uno stile più minimale. Mentre il tailoring leggero in faille di seta d’archivio simula l’idea di un tessuto invecchiato, i jeans rinunciano a cuciture, tasche e bottoni risultando più morbidi, mentre gli abiti sono particolarmente aderenti o drappeggiati. L’intento sembra lo stesso: è come se gli abiti, esattamente come il lookbook che li custodisce, avessero avvertito lo scorrere del tempo, diventando più morbidi e leggeri.
Il risultato finale è una celebrazione del passato di Gucci, contaminato dal più attuale stile Demna, un gioco dove citazione e innovazione si sposano e si mescolano non senza una punta di sentimento: le classiche pellicce su pelle nuda e pencil skirts abbinate a nuove cinture con fibbia a doppia G, seta stampata ispirata ai foulard d’archivio o occhiali da sole, signature piece di Demna. Il progetto si presenta come un’anticipazione del prossimo lavoro di Demna, che sarà rivelato a febbraio 2026
Immagine di apertura: Courtesy Gucci
