I primi mesi del 2025 sono trascorsi velocissimi, tra anniversari di storiche installazioni, l’inaugurazione della 19° Biennale di Architettura di Venezia, la nuova mostra di Maurizio Cattelan a Bergamo che con i suoi progetti curatoriali ed espositivi sembra non essersi fermato neanche un minuto – come nel suo stile – ma il carosello di vernissage e finissage in Italia e in tutto il mondo continua a roteare senza sosta.
Tutte le mostre da non perdere questa estate
Fotografia, arte contemporanea, design e architettura: Domus ha selezionato le mostre da non perdere in questa stagione estiva, che siate in Italia, a Seoul, New York o Pechino.
Guido Guidi, Cervia, 1979. Stampa ai sali d’argento. Courtesy l’artista; Viasaterna, Milano; © Guido Guidi
La formica argentina sul rubinetto, opera di Emilio Isgrò del 2023, Courtesy l’artista
Viviane Sassen, Belladonna, 2010. c-print © Viviane Sassen. Courtesy l'artista e Stevenson (Cape Town, Johannesburg, Amsterdam)
Immagini su gentile concessione di Orrore a 33 Giri & Ragazzi di Strada © 2025, tutti i diritti riservati.
de bello, Gres art 671, veduta dell'installazione. Foto: Diego De Pol
Vija Celmins, Senza titolo (Big Sea #2), 1969. Grafite su base acrilica su carta. Collezione Privata © Vija Celmins, Courtesy Matthew Marks Gallery
Barbara Kruger. Untitled (Forever), 2017/2025, Digital print on vinyl wallpaper and floor covering. Vista dell'installazione, Barbara Kruger: Another Day. Another Night, Guggenheim Museum Bilbao, Bilbao, dal 24 giugno all'9 novembre 2025. Courtesy l'artista, Guggenheim Museum Bilbao and Sprüth Magers.
Peter Hujar, Susan Sontag © The Peter Hujar Archive / VG Bild-Kunst, Bonn 2025
Akademia Ruchu, Potknięcie [L'inciampo], 1977, video still © Akademia Ruchu 1440×1152 px, 1,02 MB
Veduta della mostra "Paula Rego and Adriana Varejão. Between Your Teeth" © Pedro Pina
SS19 Babel Met's Fitting, Palais Bourbon, Parigi, 19 giugno 2018 © OWENSCORP
Veduta della mostra "The Shakers: A World in the Making" © Vitra Design Museum Foto: Bernhard Strauss
Yoshitomo Nara, One Foot in the Groove, 2012. Courtesy Collezione privata. © Yoshitomo Nara, courtesy Yoshitomo Nara Foundation.
Fermo immagine da un film per adulti girato a Peshawar, Pakistan, 1993. Courtesy gli artisti.
Alice Austen, "The Darned Club", 1891, negativo originale su lastra di vetro, 10 × 13 cm, Collezione di Historic Richmond Town.
Noah Davis, Painting for My Dad, 2011. Olio su tela. 76 × 91 in. (193 × 231.1 cm). Rubell Museum. Courtesy Estate of Noah Davis e David Zwirner. Foto: Kerry McFate
Faith Ringgold (1930–2024), I will always remember, dal libro Tar Beach, 1991, acrilico su carta telata, Faith Ringgold Revocable Trust. © Anyone Can Fly Foundation. Foto di Paul Mutino.
Jung Haechang, titolo e data sconosciuti. Foto Collezione SeMA
Liao Fei: Seeing All Forms, veduta dell'installazione. Courtesy l'artista e UCCA Beijing
Sou Fujimoto Tokyo Exhibition
Padiglione Portoghese – Expo ’98, Lisbona, Portogallo, 1994-1998. Foto © António Choupina
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- Carla Tozzi
- 26 giugno 2025
Finalmente la bella stagione è arrivata, alleata degli appassionati d’arte e architettura che possono approfittare di qualche giorno di vacanza per prendere parte a questo gioco e visitare mostre già in corso, ma soprattutto entrare nel vivo del calendario estivo di gallerie e musei nei cinque continenti.
L’estate 2025 si presenta ricca di appuntamenti che riflettono la complessità del panorama artistico contemporaneo, tra riletture storiografiche, indagini identitarie e proposte interdisciplinari. Le principali istituzioni museali e centri indipendenti internazionali propongono una programmazione che mette in dialogo arte visiva, architettura, design, e fotografia, offrendo una visione diversificata sia dal punto di vista dei linguaggi che delle provenienze geografiche.
Tante le retrospettive e le monografiche che puntano ad attualizzare e contestualizzare il lavoro di artisti e architetti che con la loro pratica hanno contribuito a modellare il presente, da Susan Sontag alla Bundeskunsthalle di Bonn, ad Álvaro Siza alla Power Station of Art di Shanghai a Barbara Kruger al Guggenheim di Bilbao. E poi, collettive che riflettono un interesse crescente per la rilettura critica del passato e per il potenziale politico dell’immagine nel presente, dalla Biennale di Berlino a progetti come Spasial Program di Khajistan allo Sculpture Center di New York e la mostra The First Homosexuals a Chicago, che indicano una volontà curatoriale di ampliare le narrazioni canoniche e affrontare i vuoti di rappresentazione della contemporaneità.
Abbiamo selezionato 21 mostre in giro per il mondo da non perdere quest’estate, in Italia ed Europa, ma anche Oltreoceano e verso Est, da inserire nei vostri itinerari di viaggio per non scendere neanche in vacanza dalla giostra dell’arte.
Immagine di apertura: Noah Davis, 1975 (8), 2013. Olio su tela con cornice dell’artista. 125,7 × 184,2 cm (49 1/2 × 72 1/2 pollici). Collezione privata. Courtesy Estate of Noah Davis e David Zwirner. Foto: Kerry McFate
L’estate della galleria 10 Corso Como è dedicata alle fotografie di Guido Guidi (Cesena, 1941), fotografo di fama internazionale, noto per uno sguardo lirico e analitico sul paesaggio e sull’architettura. La sua ricerca, iniziata negli anni Sessanta, si concentra sugli aspetti più marginali e quotidiani della realtà, promuovendo una “poetica dell’attenzione”. La mostra Da un’altra parte, a cura di Alessandro Rabottini, raccoglie opere dal 1970 al 2023, selezionate al di fuori delle serie originarie per creare dialoghi formali e poetici. Ricorrono temi come ombre, riflessi e vuoti, a testimonianza del legame tra tempo, spazio, memoria e percezione.
A Scicli ha aperto le sue porte il MACC – Museo d’Arte Contemporanea del Carmine, nuovo centro dedicato all’arte contemporanea, inaugurato con la mostra L’Opera delle formiche di Emilio Isgrò. L’antologica, curata da Marco Bazzini e Bruno Corà, ripercorre la carriera del maestro siciliano, dalle prime cancellature degli anni Sessanta fino alle opere più recenti. Fulcro dell’esposizione è una grande installazione che anima il corridoio centrale del museo e invade la piazza con formiche e carrube d’oro, simbolo di operosità e rigenerazione. In mostra anche l’installazione Non uccidere realizzata da Isgrò con Mario Botta e parte della Collezione MAXXI: un progetto a quattro mani per celebrare i valori fondanti che hanno ispirato la Costituzione italiana.
Alla Collezione Maramotti è in corso This Body Made of Stardust, la più ampia personale in Italia di Viviane Sassen, con oltre cinquanta fotografie, video e opere inedite, realizzati tra il 2005 e il 2025. Parte del festival Fotografia Europea, la mostra è curata dall’artista e ruota attorno al tema del memento mori, esplorando la fragilità e la bellezza dell’esistenza. In un percorso visivo non narrativo, Sassen intreccia corpi, paesaggi, materiali organici e ombre in un universo onirico e surreale. Le opere, in dialogo con sculture della collezione, sfidano le percezioni e rivelano strati nascosti di senso, trasformando il concetto di morte in un inno alla vita.
Maria Sole, Giubileo – Archivio è il secondo atto della mostra dedicata a Maria Sole (Genova, 1937), artista poliedrica e Papessa autoproclamata dell’avanguardia italiana. Attraverso costumi, fotografie, vinili e materiali inediti, l’esposizione indaga l’identità fluida di una performer che ha attraversato arte, politica e spettacolo, giocando con il mito del sé e dissacrando le icone del potere. La mostra, visitabile dal 19 al 29 giugno presso Galera San Soda, restituisce la ricchezza di un archivio situazionista e punk, dove arte e corpo si fondono in una pratica radicale. Tra ironia, femminismo e provocazione, Maria Sole si racconta senza etichette.
de bello. notes on war and peace è la prima mostra collettiva di gres art 671: oltre trenta artisti internazionali riflettono su guerra e pace attraverso opere che spaziano tra epoche, linguaggi e media — dalla pittura ai videogiochi. La mostra, allestita in oltre duemila metri quadrati con scenografie in cemento, esplora i traumi dei conflitti ma anche la possibilità di ricostruzione, ed è articolata in cinque sezioni tematiche (pace apparente, allarme, guerra, macerie, resistenza). Da Burri a Marina Abramović, da Beuys a Claire Fontaine, da antichi tappeti persiani a video in Battlefield, ogni opera è una testimonianza emotiva e politica, che invoca una sola urgenza: la pace.
Questa estate la Fondation Beyeler dedica una delle più ampie retrospettive europee all’artista americana Vija Celmins (1938, Riga). Nota per i suoi dipinti e disegni ipnotici di cieli stellati, superfici lunari, deserti e oceani, Celmins invita l’osservatore a una contemplazione lenta e profonda. In mostra circa novanta opere tra dipinti, disegni, sculture e grafiche, realizzate nell’arco di sessant’anni. Dalla raffigurazione di oggetti quotidiani negli anni Sessanta ai paesaggi cosmici, l’artista esplora il confine tra superficie e spazio, tempo e silenzio. Un percorso unico e meditativo, arricchito dal film “Vija” dei registi Bêka & Lemoine, ritratto intimo della sua pratica artistica.
“La lingua è una forza potente e ci definisce. Ci parla di gerarchie, di adorazione e di disprezzo. E contiene un elemento molto specifico, poiché ogni luogo ha la sua lingua originaria e le sue storie”. Barbara Kruger arriva al museo Guggenheim di Bilbao con la sua personale Another day. Another light. fino al 9 novembre. I linguaggi sono al centro della sua pratica artistica: tratti da politica, pubblicità, religione e Internet, Kruger li utilizza per costruire composizioni incisive che, anziché citare, decostruiscono e ricompongono messaggi noti, svelando contraddizioni e meccanismi di potere. Oltre a opere celebri, video e recenti lavori digitali, l’artista statunitense ha realizzato un’installazione site-specific – Untitled (Camino) (2025) – in spagnolo e basco, che collega visivamente le sale, evocando il paesaggio linguistico basco.
A vent’anni dalla sua scomparsa, la mostra Susan Sontag. Seeing and Being Seen alla Bundeskunsthalle di Bonn ripercorre la vita di Susan Sontag (1933–2004), scrittrice e intellettuale che ha esplorato a fondo l’impatto delle immagini sulla società. Appassionata di fotografia e cinema, Sontag ne ha analizzato i poteri e i pericoli. Nei suoi scritti ha indagato il legame tra estetica ed etica, tra osservazione e azione. Autrice del celebre On Photography, ha riflettuto sul ruolo della fotografia nel raccontare dolore, guerra, malattia. La sua vita fu un esperimento continuo: pensatrice libera, attivista, regista, icona, ha rifiutato distinzioni tra cultura alta e pop. Un ritratto complesso e attuale, tra femminismo, politica, arte e identità.
Arrivata alla tredicesima edizione, la Biennale di Berlino di quest’anno, intitolata Passing the Fugitive On, e curata da Zasha Colah e Valentina Viviani, riunisce oltre sessanta artiste e artisti e più di centosettanta opere in quattro sedi espositive: KW Institute, Sophiensæle, Hamburger Bahnhof e un ex tribunale a Moabit. Partendo dalla figura della volpe urbana come simbolo della condizione di fuggitivo, il progetto espositivo esplora il potere dell’arte di generare leggi proprie contro la violenza sistemica e l’ingiustizia, e racconta come gesti, parole, tracce, corpi e storie tramandate possano divenire segni di resistenza e sopravvivenza.
Al Centro de Arte Moderna Gulbenkian di Lisbona si incontrano due artiste di generazioni e continenti diversi, che danno vita a un dialogo drammatico e potente: Paula Rego (1935–2022) e Adriana Varejão (1964). Circa ottanta opere, in un allestimento labirintico e teatrale, esplorano il corpo, la violenza, la memoria e la storia. Il titolo, Between Your Teeth, viene da una poesia di Hilda Hilst e richiama una tensione viscerale tra interno ed esterno, tra intimità e spazio pubblico. L’arte sottile e narrativa di Paula Rego si intreccia alla materia cruda e carnale di Adriana Varejão. Entrambe sovvertono miti e leggende, attingendo a fonti letterarie, storiche e artistiche per raccontare ferite personali e collettive.
Il Palais Galliera dedica a Rick Owens la sua prima grande retrospettiva parigina, che vede lo stesso designer nelle vesti di curatore. Dalla scena underground di Los Angeles agli ultimi show nella capitale francese, l’esposizione attraversa tre decenni di attività, con abiti, installazioni, video e oggetti personali, rivelando le fonti d’ispirazione del designer: da Huysmans all’arte moderna e contemporanea con opere di Gustave Moreau, Joseph Beuys and Steven Parrino, dai film hollywoodiani al sacro. Come risposta a un mondo in crisi, il suo impegno si traduce nell’uso di colori vibranti, nel recupero di materiali e in creazioni dal carattere più scultoreo portatrici di riflessioni politiche, che segnano lo stile di uno degli stilisti più iconici del XXI secolo.
Al Vitra Design Museum la mostra The Shakers: A World in the Making esplora l’eredità artistica e culturale degli Shakers, comunità religiosa americana nata nel XVIII secolo. Oltre centocinquanta oggetti originali – mobili, utensili, manufatti – dialogano con opere contemporanee, rivelando come spiritualità, lavoro e uguaglianza abbiano dato forma a uno stile essenziale e visionario, ancora attuale. Articolata in quattro sezioni tematiche, l’esposizione approfondisce temi quali sostenibilità, inclusione e innovazione, superando la sola lettura estetica del design shaker per inserirlo in un contesto sociale e spirituale complesso. Il progetto, curato con Formafantasma, è frutto della collaborazione tra Vitra Design Museum, e lo Shaker Museum di New York.
La retrospettiva londinese dedicata a Yoshitomo Nara offre una lettura articolata dell’universo visivo dell’artista, tra i più riconoscibili della scena contemporanea. Ampliando le mostre del Guggenheim Bilbao e del Museum Frieder Burda, il progetto riunisce dipinti, disegni, sculture e installazioni che attraversano quattro decenni di attività. Al centro, i celebri ritratti infantili dai tratti essenziali e dallo sguardo impertinente, simboli di resistenza e vulnerabilità. L’allestimento tematico evidenzia il legame profondo tra biografia e pratica artistica, rivelando le influenze sul lavoro dell’artista: dalla natura e la sua mitologia, al movimento pacifista, al significato del concetto di casa, nonché il suo interesse per la musica punk e rock e per la cultura popolare.
Khajistan, archivio fondato da Saad Khan e oggi con base tra New York e l’Asia sud-occidentale, conserva e diffonde media, arte e testi provenienti da comunità dimenticate o silenziate tra l’Indo e il Maghreb. Con oltre 85.000 file digitali e un archivio fisico che ospita la più vasta collezione di memorabilia del cinema pakistano, Khajistan indaga le lacune nella rappresentazione culturale generate dall’egemonia digitale occidentale. Allo Sculpture Center di New York, il collettivo presenta Spasial Program: un'esposizione multimediale di materiali banditi e censurati, accompagnata da un bazar. Il progetto fa parte di Open Process, serie che trasforma lo spazio espositivo in piattaforma fluida di ricerca e collaborazione.
The First Homosexuals: The Birth of a New Identity, 1869–1939 esplora il cambiamento radicale nel modo in cui la società considerava l'omosessualità dopo l’introduzione del termine “omosessuale” nel 1869. Prima di questo momento, il desiderio tra persone dello stesso sesso era un comportamento, non un’identità. La mostra, con oltre trecento opere di centoventicinque artisti e artiste da quaranta paesi, analizza come immagini e arte abbiano dato voce alla complessità di genere oltre i limiti imposti dalla lingua, e come l’emergere della figura dell’“omosessuale” sia stato un fenomeno parallelo al colonialismo, intrecciando sessualità e identità di genere fino a rendere inseparabili le origini moderne delle identità gay e trans. Il progetto presenta importanti scoperte storiche e include opere di artiste e artisti, molte delle quali mai esposte prima.
La prima mostra istituzionale dedicata a Noah Davis (1983–2015) raccoglie oltre cinquanta opere realizzate tra il 2007 e il 2015, rivelando la profondità della sua breve ma intensa produzione. L’esposizione riflette l’ampiezza dei suoi interessi: attualità, vita quotidiana, storia familiare, cosmologie egizie, razzismo nei media, storia dell’arte e architettura. Con uno stile pittorico fluido e figurativo, ma dai toni onirici e malinconici, Davis affronta temi complessi e identitari, con fonti che spaziano da archivi personali a fotografie trovate nei mercatini. La mostra, curata da un team internazionale, è organizzata dal Barbican di Londra e dal DAS MINSK di Potsdam, ed è ospitata dall’Hammer Museum di Los Angeles fino al 31 agosto. Ingresso libero.
L’artista americana Faith Ringgold (1930–2024) è celebre per i suoi dipinti e quilt narrativi, ma meno nota come autrice di libri per l’infanzia. Quest’estate, l’High Museum di Atlanta le dedica la più ampia mostra mai realizzata sulle sue opere originali per oltre dodici libri per bambini: più di 100 lavori, alcuni mai esposti prima. Tra questi, dipinti da Tar Beach (1991), If a Bus Could Talk (1999) e Dinner at Aunt Connie’s House (1993), che raccontano storie di libertà, memoria e speranza. Esposte anche le tavole complete di The Invisible Princess (1999) e We Came to America (2016), sulla storia dell’immigrazione. La mostra evidenzia il ruolo centrale dell’educazione nell’opera di Ringgold e il suo modo di rappresentare l’infanzia come spazio attivo e creativo.
Il Photography Seoul Museum of Art (Photo SeMA) ospita The Radiance: Beginnings Of Korean Art Photography, dedicata all’evoluzione della fotografia come forma d’arte in Corea, dal 1880 a oggi. Frutto di dieci anni di ricerca, l’esposizione indaga i momenti di svolta in cui la fotografia ha superato la funzione documentaria per diventare linguaggio estetico e mezzo di espressione sociale. In mostra le opere di cinque pionieri – Jung Haechang, Lim Suk Je, Lee Hyungrok, Cho Hyundu e Park Youngsook – che, in contesti politici e culturali diversi, hanno ridefinito il medium.
Liao Fei: Seeing All Forms è la più ampia mostra istituzionale mai dedicata all’artista cinese, visitabile all’UCCA Center for Contemporary Art di Pechino fino al 7 settembre. L’esposizione raccoglie sculture, installazioni e video che ripercorrono quasi vent’anni di ricerca, dal confronto tra materiali fisici alle più recenti sperimentazioni formali. Cinque concetti chiave –materia, luogo, estensione, infinito, deduzione – guidano un percorso tra razionalità e intuizione, logica e percezione. Le opere, spesso generate da processi in evoluzione, interrogano i limiti dell’esperienza umana e delle leggi naturali. L’allestimento aperto rafforza il dialogo tra spazio, forma e pensiero, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva.
Il Mori Art Museum di Tokyo presenta la prima grande retrospettiva dedicata a Sou Fujimoto, uno dei più noti architetti giapponesi contemporanei, attivo a livello globale con studi a Tokyo, Parigi e Shenzhen. La mostra ripercorre gli oltre venticinque anni di carriera, dai primi progetti alle opere che lo hanno reso uno dei più importanti architetti contemporanei – come il Serpentine Pavilion di Londra del 2013 o L’Arbre Blanc a Montpellier – fino alle visioni urbane del futuro. Attraverso installazioni, modelli in scala, prototipi e materiali multimediali, il pubblico può entrare nel linguaggio architettonico di Fujimoto e nella sua filosofia, in un percorso sensoriale e concettuale che riflette sul ruolo trasformativo dell’architettura in una società in evoluzione, come quella contemporanea.
La Power Station of Art di Shanghai, in collaborazione con il Serralves Museum di Porto, presenta la più ampia retrospettiva in Asia dedicata ad Álvaro Siza, figura chiave dell’architettura contemporanea. Oltre ottocento opere tra disegni, modelli, sculture e fotografie ripercorrono più di settant’anni di carriera, attraverso nove decenni di progetti, sia realizzati che rimasti su carta. L’allestimento si articola secondo diversi temi come l’abitare, il sacro, l’educazione e la cultura, evidenziando la poetica spaziale e la profonda connessione con i luoghi che caratterizzano il lavoro di Siza. La mostra restituisce un’immagine più sfaccettata dell’architetto, mettendone in luce la dimensione più intima e creativa, attraverso disegni giovanili e opere plastiche.