Alba Solaro e Matteo Milaneschi

L’archivio più grande? Il nostro cervello

Storie, riviste, archivi e nostalgia: una conversazione con Alba Solaro e Matteo Milaneschi tra palazzi antichi e racconti da ricostruire.

Archivio Magazine

Nel dicembre 2017 è uscito il primo numero di Archivio, rivista semestrale edita da Promemoria, che racconta storie selezionate da archivi Italiani e internazionali. In occasione del milanese del progetto abbiamo parlato con la direttrice Alba Solaro e con l’editor Matteo Milaneschi.

Cos’è oggi un archivio?
AS: Nella rivista partiamo scrivendo “il primo e più grande archivio nella storia è il nostro cervello, che cominciamo a riempire dal momento in cui nasciamo”. Esistono tanti tipi di archivio: da quelli più istituzionali, costruiti scientificamente, a magazzini con accumulati materiali appartenuti a personaggi più o meno noti. È centrale nella nostra ricerca il fatto che le sedi degli archivi siano dei luoghi da scoprire e visitare.
MM: In italia esistono 62.000 archivi e c'è un motivo architettonico per cui il patrimonio culturale italiano è rimasto intatto. Grazie ai romani si costruisce con il mattone e la pietra da sempre. Quando tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale i centri storici sono stati bombardati, i documenti sono rimasti intatti, mentre in città come Londra e Berlino sono bruciati perché gli edifici erano di legno.

AS: Un esempio è la sede meravigliosa del Gabinetto Viesseux a Firenze, che ha un archivio impressionante con i fondi di Savinio, Montale, Pasolini, con le loro memorie private e librerie. Molto suggestiva è anche la casa di Bruno Casini. Negli anni Ottanta, Casini è stato un grande promotore della scena artistica fiorentina. Assieme a Stefano Tonchi e Maria Luisa Frisa facevano una rivista che si chiamava Westuff e organizzavano il Pitti Trend, che è stato per qualche anno una costola del Pitti. 
Il Fuorisalone del Pitti!
AS: Esattamente. In quegli anni Firenze era un laboratorio pazzesco dove tutto si incrociava: musica, moda, teatro d'avanguardia, arte... Le discoteche erano teatro delle sfilate di moda. Di quel periodo lui ha conservato tutto e la sua abitazione è un archivio pazzesco. Archivio è anche casa mia o casa tua nel momento in cui poi abbiamo conservato la memoria e le cose di anni e anni di esperienze.

Rintracciate nella storia recente una rinnovata passione verso la ricerca d’archivio?
AS: Nell’intervista alla curatrice degli archivi della Whitechapel Gallery, a Londra, si scrive che “negli ultimi 20 anni, gli archivi sono stati riconsiderati da artisti e curatori come un sistema attivo e discorsivo (...) che destabilizza il concetto tradizionale di archivio come deposito inerte”. Nel mondo dell’arte il trend è fortissimo, ma curiosamente è presente nei diversi ambiti a cui ci approcciamo. Di sicuro c’è un aspetto di nostalgia, o “retromania” come diceva Simon Reynolds. La nostalgia è un sentimento complesso e la cosa buffa è che sono i giovani a essere nostalgici. Con un meccanismo non naturale, si rimpiange un tempo che non si è vissuto. Credo che la tendenza derivi anche dalla nuova ossessione nell’archiviare tutto quanto che deriva dal fatto che con il digitale la memoria è volatile ed effimera.

Archivio è anche casa mia o casa tua nel momento in cui poi abbiamo conservato la memoria e le cose di anni e anni di esperienze.

E quando comincia invece il vostro interesse?
AS: Io faccio la giornalista ma sono figlia di un archivista. Mio papà è stato il capo dell’archivio all’Unità, in anni in cui lo hanno dovuto costruire da zero. In realtà sono stata coinvolta in questa avventura da loro (Achille Filipponi e Matteo Milaneschi, ndr). Dietro a tutto c’è un editore giovanissimo che si occupa della valorizzazione degli archivi di aziende, istituzioni culturali e grandi brand internazionali. Lui voleva una rivista vera, non un magazine aziendale, ambiva a fare un progetto culturale che fosse coerente alla missione della sua azienda.

Fig.30 Archivio Magazine

Ci parlate del vostro modus operandi?
AS: Le incursioni negli archivi le fanno soprattutto Matteo e Achille. Nella ricerca è molto difficile sapere cosa troverai. Il primo passo è andare a vedere e valutare se c’è qualche cosa di interessante.
MM: In media visitiamo gli archivi tre o quattro volte e non sempre è facile trovare immediatamente una bella storia. L’archivio di per sé è protettivo, serve a conservare il pensiero. La ricerca è poi dentro la testa dell’archivista. Al di là dell'organizzazione è la persona che ti sa trovare le vie per arrivare ai contenuti. Ci interessa anche la loro vita: in ogni numero vogliamo includere un’intervista con un archivista perché vogliamo raccontare e confrontare metodi di lavoro. L’opera di un archivista è come quella di un investigatore privato, perché spesso parti dal materiale esistente per ricostruire la storia. 

Mi piacerebbe parlare anche della rivista come oggetto fisico, del suo design.
AS: In quello c’è una scelta precisa che segue il concept della rivista. Per il magazine abbiamo giocato sul concetto di attualità/inattualità, fare un semestrale ti libera dall'attualità stretta, non agganciato alla quotidianità. Al tempo stesso volevamo fare un giornale che parlasse del contemporaneo, non volevamo essere nostalgici o parlare del passato. La rivista serve comunque a decodificare il presente.
MM: Piuttosto che solo seguire i trend contemporanei, rischiando di perdere un’identità e di non essere riconoscibili. noi ci siamo ispirati alla Casabella degli anni Sessanta, a L’Europeo, a Epoca dei tempo d'oro. Rimanda a livello semiotico a quel tipo di editoria che a livello internazionale ha fatto scuola.
AS: Io sono innamorata dell’oggetto fisico. Mi ricorda la rivista inglese Gentlewoman, un giornale capace di essere allo stesso tempo morbido e solido. Per la copertina abbiamo fatto tanti esperimenti e alla fine abbiamo scelto un materiale gommato. Sono felice che l'editore abbia deciso di fare un giornale cartaceo, che è coerente con il fatto che abbiamo abbiamo consultato materiali fisici in archivi concreti.

Editore:
Promemoria
A cura di:
Nationhood
Direttrice:
Alba Solaro
Co-direttori:
Matteo Milaneschi, Achille Filipponi
Art director:
Giandomenico Carpentieri
Copy editor:
Silvia Vecchini
Assistente redazione:
Francesco Rossa
Ricerca archivi stranieri:
Maria Abdulhamid
Assistente :
Stefania Sirelli

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