Viaggio tra la nuova arte polacca

In controtendenza rispetto a buona parte dell'Europa, la Polonia sta attraversando un periodo di grande sviluppo e anche la scena artistica è in grande fermento.

Passati vent'anni dalla svolta epocale che nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino e del regime comunista, ha cambiato i destini del Paese, la notorietà degli artisti polacchi è diventata internazionale. Gli artisti polacchi — da Miroslaw Balka a Pawel Althamer, da Wilhelm Sasnal a Zofia Kulik, da Katarzyna Kozyra a Robert Kusmirowski e Tomek Kowalski, solo per citare i più noti — sono considerati oggi internazionalmente tra le personalità più pregnanti e hanno ormai raggiunto i massimi riconoscimenti. E fanno da traino per un'intera generazione di artisti più giovani.

Il Paese è in fermento. In controtendenza rispetto a buona parte dell'Europa, la Polonia vive un periodo di grande sviluppo. Gli investimenti esteri sono importanti. Un forte impegno in opere pubbliche per il potenziamento infrastrutturale ha ampiamente beneficiato, facendone ottimo uso, dei fondi elargiti dalla Comunità Europea. Nell'ambito di questo potenziamento, è stata tra l'altro avviata la creazione di un numero straordinario di musei e di centri d'arte. Il Paese ha infatti messo al centro del proprio rinnovamento la cultura contemporanea. Si tratta di una scelta sentita e condivisa. E mentre è in corso una riscoperta delle figure della storia dell'arte recente e delle tradizioni culturali – la Polonia è sempre stata sede di scuole importanti nel settore delle arti applicate, della grafica, del cinema e del design – l'arte del presente sta ottenendo straordinario supporto.

Tra i musei già attivi, rappresenta un caso particolare il Museo d'Arte Moderna di Varsavia; in attesa di una sede definitiva che sarà appositamente costruita in pieno centro della città, la sua dinamica direttrice, Joanna Mytkowska ha infatti attivato un programma di richiamo all'interno di una sede provvisoria collocata in un palazzo modernista che in passato ha ospitato un negozio di mobili. Il Museo d'Arte Moderna costituisce già ora un punto di riferimento internazionale in Polonia. Il progetto per il nuovo edificio, firmato dall'architetto svizzero Christian Kerez, ha inizialmente suscitato polemiche per via del carattere architettonico poco appariscente, non rispondente ai dettami del marketing museale oggi imperante. Ma, superati gli intoppi, la costruzione pare in procinto di essere avviata e si spera in un'apertura nel 2016. Il museo disporrà di una superficie di 35.000 metri quadri, parte dei quali saranno riservati a una collezione avviata in questi anni con l'acquisizione di opere di artisti come Magdalena Abakanowicz, Artur Zmijewski, Katarzyna Kozyra, Marek Sobzyk e Andrzej Wroblewski, Zbigniew Libera; a quest'ultimo sarà anche intitolato un archivio dedicato alla produzione polacca alternativa degli anni Ottanta. In una logica di attenzione interdisciplinare all'espressione contemporanea, il museo ospiterà anche il teatro TR Warszawa. Costo complessivo del progetto, intorno ai 70 milioni di euro.

Roee Rosen, Justine Frank: Frank's Guild, 1933, 2002.

Nel frattempo, sempre a Varsavia, prosegue, con mostre di alto livello, l'attività della Galleria Nazionale Zacheta che, dotata anche di una collezione di carattere storico e responsabile del padiglione polacco della Biennale di Venezia, ha sempre rivestito un ruolo centrale nel sostegno dell'arte contemporanea. Ed è attivo il Centro d'Arte Contemporanea Castello Ujazdowski, vasto spazio multidisciplinare con sede in un castello collocato in un parco, fondato subito dopo la svolta epocale del 1989. Con la nuova direzione di Fabio Cavallucci, il CSW sta attraversando una fase di riforma interna. Vi si sono recentemente tenute, tra l'altro, splendide mostre personali di Miroslav Balka e di Roee Rosen. Mentre nascono nuove gallerie, realtà come la Foksal Gallery, la Foksal Gallery Foundation e Raster continuano a dare il loro contributo alla vitalità della scena di Varsavia.

Il nuovo edificio del MOCAK progettato dall'architetto italiano Guido Nardi ha inaugurato a Cracovia lo scorso maggio.

Fino a poco tempo fa, l'attenzione per l'arte contemporanea aveva come punto di riferimento pressoché esclusivo la città di Varsavia. Oggi una politica culturale accorta e ambiziosa sta configurando un vero e proprio sistema di centri d'arte e di musei che interessa l'intero paese. Anzitutto Cracovia: da bella capitale tradizionalista e conservatrice, la città si sta trasformando in vivace polo culturale, meta di giovani provenienti da ogni parte del paese; il fatto di essere un centro universitario contribuisce all'atmosfera positiva e dinamica che in questi anni la sta animando. Da un po' di tempo la città è sede di festival, il principale dei quali, è Photomonth. Concepito e organizzato da un gruppo di persone nate negli anni Ottanta, Photomonth ha ricevuto nuovo impulso nelle ultime edizioni e oggi è riconosciuto internazionalmente tra i festival rilevanti per la qualità della proposta. L'edizione di quest'anno, dal titolo Alias, ha avuto carattere fortemente sperimentale. Le decine di mostre distribuite nella città e la mostra introduttiva ospitata nell'edificio brutalista del Bunkier Sztuki (Bunkier Sztuki Gallery of Modern) erano incentrate sul tema dell'eteronimo. Alias indagava le possibili strategie legate alla creazione di personaggi fittizi, da Marcel Duchamp, con Rrose Selavy in poi; e, con la commissione di ben 44 lavori, ne incoraggiava di nuove. I curatori del progetto, Broomberg e Chanarin, hanno infatti invitato artisti e scrittori a collaborare a due a due per creare nuove, immaginarie ma verosimili figure dotate di carattere, di background, di un proprio linguaggio: un processo liberatorio dal punto di vista psicologico e politico, e un momento di respiro da quello che i curatori hanno chiamato "lo stancante lavoro di essere se stessi" (the tiring job of being oneself).

Fino a poco tempo fa, l'attenzione per l'arte contemporanea aveva come punto di riferimento pressoché esclusivo la città di Varsavia. Oggi una politica culturale accorta e ambiziosa sta configurando un vero e proprio sistema di centri d'arte e di musei che interessa l'intero Paese.
Beachers, Photomonth, Cracovia, 2011.

L'inaugurazione di Photomonth ha coinciso quest'anno con un evento straordinario, l'inaugurazione del nuovo museo di arte contemporanea MOCAK. L'indirizzo è Ulica Lipowa 4, quartiere industriale di Podgorze, nella parte meridionale di Cracovia. L'area è quella di una ex manifattura tessile, trasformata durante il terzo Reich da Oskar Schindler in fabbrica di stoviglie smaltate, la Fabryka Emalia Oskara Schindlera, o DEF, Deutsche Emaillewaren Fabrik; quindi nazionalizzata dal governo comunista dopo la Guerra e poi rimasta vuota per alcuni decenni: un enorme relitto testimoniante i molti rovesci della storia moderna polacca. La decisione di trasformare il luogo in museo di arte contemporanea ha coinvolto il paese in una tesa diatriba. La tenacia di Maria Anna Potocka, direttrice del museo, ha ampiamente contribuito a sormontare gli ostacoli. Il MOCAK, 8.000 mq di nuovo museo progettato dall'architetto italiano Claudio Nardi, sorge in parte sul sito, in parte dentro le vecchie strutture della fabbrica. Il segno industriale è evocato dalla copertura a shed; il segno della storia è rappresentato dal muro originale della fabbrica, che, riparato all'esterno da una parete di vetro trasparente e raggiungibile fisicamente dall'interno dell'edificio, ne costituisce la facciata. Stupisce quanta emozione possa suscitare il toccare questi mattoni smangiati dal tempo; tanto che viene da chiedersi se gli architetti non avrebbero potuto adottare anche in altre parti dell'edificio una maggiore attenzione alle preesistenze.

Dora Fobert. Photomonth, Cracovia, 2011.

La mostra inaugurale, dal titolo History in Art, ha invece tenuto conto della forte connotazione del luogo: riunisce 44 artisti polacchi e internazionali che affrontano i traumi più profondi del passato e i nodi più complessi del presente della Polonia. Il tema era imprescindibile per questa prima mostra; in Polonia, ancora oggi, quasi ogni cosa può essere associata ai drammi passati. In questo caso, poi, non solo il sito stesso del museo è così profondamente legato alla Shoah, ma proprio di fronte al MOCAK, nell'altra parte della ex Fabbrica Schindler, ha sede il Museo della memoria. La mostra testimonia sensibilità nei confronti del passato collettivo e un forte senso di responsabilità morale. E dice bene fino a che punto gli artisti stiano cercando di penetrare nei meccanismi storici. Inevitabilmente emerge, tra gli altri temi, quello della shoah. Al MOCAK è anche esposta parte delle Collezioni: un fondo che la direttrice ha intenzione di ampliare nei prossimi anni. Il programma del museo per il futuro prevede una serie di mostre collettive di forte impianto didattico; una delle prime sarà dedicata alla relazione tra l'arte e lo sport. Per il resto i dettagli del programma non sono ancora stati comunicati. Intanto, a fronte dell'ufficialità di questa istituzione, a Cracovia fioriscono numerose altre realtà: si va dalla nascita di piccole ma interessanti gallerie alle iniziative decisamente alternative, come le mostre negli appartamenti e i concerti più sperimentali organizzati nei bar all'aperto dei quartieri meno centrali, ad altri festival, nei quali possono trovare spazio artisti esordienti ed emergenti; un esempio è il festival di arte pubblica Artboom, già giunto alla sua terza edizione, in una città invasa dal turismo, Artboom assume una doppia connotazione: da un lato equivale a un ammiccamento, dall'altro a un tentativo di "ri-appropriazione urbana". Grandi città a parte, il resto della Polonia non sta certo a guardare.

Miroslaw Balka, FRAGMENT. Winterreise Bambi, 2003, © MB + Gladstone Gallery, New York [destra]. Winterreise / The Pond, 2003, MB + Gladstone Gallery, New York [sinistra].

Diversi nuovi centri d'arte contemporanea sono stati aperti in questi anni. Nel 2008, per esempio, sono stati due: uno a Radom; un altro, il CoCA – Centre of Contemporary Art, nella bellissima Torun; qui da circa un anno è direttrice Dobrila Denegri. La particolarità del CoCA risiede nella sua lunga, sebbene altalenante, storia: risale al 1939 e fu il primo Centro costruito in Polonia appositamente per accogliere l'arte e le altre espressioni contemporanee. La riattivazione del CoCA è avvenuta nell'ambito del programma Sign of Times avviato dal Ministero dei Beni Culturali ed è stata realizzata grazie a finanziamenti provenienti da fondi nazionali ed Europei. Un altro spazio ancora, la SOKOL Gallery for Contemporary Art, è stato attivato recentemente a Nowy Sacz; il programma si preannuncia interessante ed internazionale. Anche a Lodz, che in questo senso ha una storia importante per via del Muzeum Sztuki e del suo direttore, Ryszard Stanislawski, è stato aperto, in pompa magna un nuovo Museo d'Arte; e Breslavia si appresta a costruire un museo di arte moderna. Insomma, mentre hanno appena preso avvio i sei mesi di presidenza polacca del Consiglio dell'Unione Europea, nel Paese tutto fa ben sperare. Speriamo che il vento polacco sia contagioso. Gabi Scardi

Leina N, Photomonth, Cracovia, 2011.
Lester Morrison, Photomonth, Cracovia, 2011.