Cesare De Michelis, ricordando l’editore di architettura

A un mese dalla sua scomparsa ricordiamo il geniale editore, un punto di riferimento culturale come direttore di Marsilio dal 1969.

Per ricordare Cesare De Michelis, scomparso a Cortina poco prima di compiere 75 anni, sono usciti molti articoli commemorativi sulla sua attività di editore e di docente universitario di italianistica. Merita però un breve approfondimento la sua opera di editore di architettura, piuttosto significativa.

La copertina di “L'architettura della città” di Aldo Rossi, Marsilio Editori, Padova, 1966. Courtesy Marsilio Editori

Nel 1965, anno in cui insieme con il fratello Gianni diventò azionista della casa editrice Marsilio – fondata da Giulio Felisari, Toni Negri, Paolo Ceccarelli e Giorgio Tinazzi quattro anni prima –, De Michelis trovava un catalogo nettamente impostato verso la saggistica. Agli studi sull’architettura era già dedicata una collana, la “Biblioteca di architettura e urbanistica”, all’interno della quale erano stati pubblicati alcuni testi di geografia urbana e quello che è tuttora il più longevo fra i longseller della Marsilio: L’immagine della città di Kevin Lynch (1964). Naturalmente aveva influito in questo il soggiorno americano di Ceccarelli al MIT di Boston, dove insegnava Lynch, curandone personalmente l’edizione italiana. Inoltre Ceccarelli era forse l’unica persona a essere legato da amicizia sia a Giancarlo De Carlo sia ad Aldo Rossi, personalità agli antipodi e, per questo, una figura chiave. Naturalmente, lo IUAV di Venezia era un altro epicentro fondamentale della cultura architettonica e quando De Michelis ne diventa direttore nel 1969 e decide di trasferire la casa editrice da Padova a Venezia, questa vicinanza con l’università peserà ancora di più – per esempio, pubblica il primo libro filosofico di Massimo Cacciari[1], docente di Estetica nel dipartimento di Storia dell’Architettura diretto da Manfredo Tafuri – e dove insegnava anche il fratello Marco.

La copertina di “Urbino. La storia di una città e il piano per la sua evoluzione urbanistica” di Giancarlo De Carlo, Marsilio Editori, Padova, 1966. Courtesy Marsilio Editori

De Carlo aveva, infatti, già collaborato ai primi titoli Marsilio e condivideva l’innovativa impostazione lynchiana. Ma fu la decisione di affidare un’intera nuova collana, “Polis”, ad Aldo Rossi a caratterizzare la casa editrice patavina, l’unica a poter disporre di ben due collane differenziate sia per i contenuti sia per la grafica. Tra il 1965 e il 1972 “Polis” licenzia 10 uscite fra traduzioni e inediti, tutti intimamente legate alla linea culturale di Rossi e del suo entourage della Tendenza: Carlo Aymonino, Ludwig Hilberseimer, Étienne-Louis Boullée, Giorgio Grassi, Ludovico Quaroni, Hannes Meyer, Carlo Cattaneo.

Parallelamente, nel 1966 usciva l’altro longseller Marsilio, firmato da Rossi in prima persona, L’architettura della città, ma nella “Biblioteca di architettura e urbanistica” e in aperta polemica con L’immagine della città. Nello stesso anno De Carlo cura un importante volume collettivo sul piano intercomunale milanese e il volume fuori formato, Urbino. La storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica (con la grafica di Albe Steiner). Dal 1967 De Carlo, che inizia a insegnare al MIT, collaborerà con Il Saggiatore per cui dirige “Forma e struttura urbana”. Verso il 1972 i dissapori di Rossi con De Michelis metteranno fine alla collaborazione, mentre Ceccarelli rimarrà il punto di riferimento principale per l’architettura, pubblicando Manuel Castells, Henri Lefebvre, Bernardo Secchi, fino a quando si eclisserà per i suoi impegni da rettore dello IUAV (1982-1991). Sono gli anni in cui De Michelis trascura l’architettura perché riesce finalmente a introdurre la narrativa alla Marsilio, lanciando anche autori e autrici di grande tiratura come Susanna Tamaro e Margaret Mazzantini fino alla trilogia di Stieg Larsson. Da autentico riformista (in ogni senso provenendo da una famiglia metodista) era aperto a ogni settore culturale, ma in architettura aveva più una posizione attendista nel senso che preferiva recepire stimoli e proposte – meglio se da personalità non allineate – piuttosto che proporre una linea propria.

Negli anni Novanta c’è stato dunque un ritorno di fiamma con De Carlo e l’incontro con l’ultimo Bruno Zevi, da cui rileva la sua collana di saggi brevi nonché il rilancio di “Polis” per mano di Dario Mattioni, pubblicando anche alcuni affascinanti saggi storici di Giovanni Klaus Koenig, Ennio Concina, Donatella Calabi. Infine, dal 2000 la Marsilio è anche l’editore dei cataloghi della Biennale di Venezia, inclusi naturalmente quelli di architettura a partire dalla mostra diretta da Massimiliano Fuksas, “Less Aesthethics, More Ethics”. L’importanza della Marsilio, anche in architettura, è consistita insomma nel creare un punto di riferimento alternativo sia per geografia sia per area culturale ai poli dominanti italiani (Roma/Milano, cultura cattolica/marxista) induttori di conformismo, creando un legame profondo con la città e la comunità di appartenenza: Marsilio è ormai legata a Venezia indissolubilmente forse tanto quanto Aldo Manuzio, di cui Cesare De Michelis nel 2016 è stato entusiasta presidente del comitato per le celebrazioni del quinto centenario della morte [2].

[1] Massimo Cacciari, Pensiero negativo e razionalizzazione, Marsilio, Venezia 1977;
[2] Aldo Manuzio: il Rinascimento a Venezia, Marsilio, Venezia 2016.