A Milano, dove gli spazi domestici si fanno sempre più ridotti, Vacuum Atelier ha ridefinito proprio uno di questi spazi, un piccolo appartamento dentro un edificio storico, attraverso un dispositivo-arredo.
La microarchitettura pensata per questi spazi è così un arredo/muro, un passepartout domestico dalla forma spigolosa che si adatta alle forme irregolari delle murature storiche, mentre accoglie le necessarie armadiature della zona giorno e avvolge una scala a chiocciola che porta al piano della zona notte: un volume che diventa scarpiera, guardaroba, porta e anche tavolo, in una geometria tanto instabile quanto radicale, che richiama l’idea della “total furnishing unit” di Joe Colombo.
Questa scultura, che è anche arredo, è realizzata interamente in alluminio, cristallizzando l’idea del drappeggio delle tende attraverso le pieghe del foglio metallico e generando un continuo chiaroscuro sulla forma compatta del dispositivo. L’estetica è quella di un ingranaggio domestico, funzionale, che riattiva un dialogo tra esistente e nuovo, capace di ripensare interamente le dinamiche spaziali del piccolo appartamento. I continui riflessi alleggeriscono visivamente il volume inserito, riverberando i colori tenui del legno e della casa.

Ma se sono le geometrie e il materiale di questo passepartout a dare risalto all’intervento, è senza dubbio la scala a chiocciola celata al suo interno che dinamizza lo spazio. Una figura semplice e leggera che si armonizza con il solaio in legno della casa storica, la scala si compone di elementi semplici, superfici minime e un corrimano che sembra un filo, sospeso a mezz’aria. L’ultimo gradino pare appeso alla trave del solaio, quasi scomparendo, in una sensibilità per l’esistente che trasforma questa scala in un avvicinamento, dallo spirito leggero, tra contemporaneità ed eco della storia.