Dopo un anno intero dedicato alla scoperta e alla ricerca della materia, dalla terra al tessuto, dal metallo al riciclo, questo numero di Domus chiude la nostra odissea materialista con la sua esatta antitesi: l'Immateriale. Non una negazione, ma una nuova frontiera, dove il design, l'architettura e l'arte si confrontano con il flusso invisibile che, in definitiva, modella il nostro mondo: dati, luce, coscienza, tempo. Il numero di Novembre di Domus è una sfida alla gravità concettuale.
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Dalla materia al suo opposto: con una copertina di Refik Anadol e contributi di Michele De Lucchi e Yves Béhar, Bjarke Ingels conclude il suo viaggio come guest editor di Domus esplorando l’immateriale come nuova frontiera del progetto.
Testo Bjarke Ingels
a cura di Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo Tobias Rees
A cura di Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo David Sheldon-Hicks
A cura di Filippo Cartapani, Shane Dalke
Testo
Testo Matt Shaw Foto David Becker for the Washington Post / Getty Images
Testo CRA – Carlo Ratti Associati e and Höweler + Yoon Foto DSL Studio, Giovanni Pellegrini
Testo Fran Silvestre Foto Jesús Orrico
Foto Yoshihiro Makino, Trunk Archive Testo Mariko Mori
Testo Carlos Bañón
Testo Delfino Sisto Legnani
Testo Oki Sato
Foto Hiroshi Iwasaki
Testo Carl Guilhon, Guillaume Peitrequin Foto Photos Robin Bucher
Testo Bastian Bischoff, Per Emanuelsson Foto © Humans Since 1982
Testo teamLab
Foto © teamLab. Courtesy of Pace Gallery
Testo Reuben Wu Foto Reuben Wu
Testo Gaël McGill Immagine creata con Molecular Maya
Testo Anton Repponen
Foto Anton Repponen
Testo Zimoun
Foto Photos © Zimoun
Testo Lonneke Gordijn, Studio Drift
Foto Dario Lasagni
Testo Bjarke Ingels
Testo Francesco Franchi
Testo Javier Arpa Fernández
Testo Simona Bordone
Testo Antonio Armano
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- La redazione di Domus
- 08 novembre 2025
Nell’ editoriale del guest editor Bjarke Ingels viene argomentato l'incontro che ha ispirato la copertina di questo mese. Su una spiaggia Ingels incontra l'arte di Refik Anadol che materializza il digitale: un monolito che simulava flussi di particelle. È Anadol, con i suoi Grandi Modelli Linguistici, che ha “coltivato” la nostra copertina con corallo artificiale, dimostrando che la computazione non è solo negli hardware, ma è intrinseca ai sistemi naturali, in un ossimoro tra l'algoritmo e l'organico.
Il viaggio prosegue in Bosnia, dove Elena Sommariva ci porta a Konjic per celebrare i dieci anni di Zanat, un marchio che difende il patrimonio immateriale dell'intaglio del legno (riconosciuto Unesco). Con voci come Michele De Lucchi e Yves Béhar, scopriamo come l'artigianato non sia reliquia del passato, ma strumento vivo di coesione sociale e sviluppo locale, un valore ribadito dal futuro museo Ars Aevi di Renzo Piano a Sarajevo. La stessa Elena Sommariva firma la recensione del nuovo libro di Jasper Morrison, A Book of Things, elogiando la sua “semplicità complessa” che unisce misura e funzionalità, e presenta Il design e il suo doppio, a cura di Marco Petroni e Giovanni Innella, che esplora l'archetipo del “doppio” nel design critico. Nelle Letture globali, Loredana Mascheroni ci offre una riflessione sul rapporto tra arte e design con la monografia su Boris Berlin, mentre Paul Smith in Parchi-giochi confronta i playground di una volta con le nuove, avveniristiche strutture di Xisui Design in Cina, leggendole come una risposta all'urbanizzazione che cerca di dare senso di spazio e libertà. Valentina Croci presenta il volume Crossed Histories su Aulenti, Huxtable e Lambert, indagando le loro traiettorie professionali attraverso la storiografia incrociata.
Il filosofo e neuroscienziato Matteo Motterlini, intervistato da Valentina Petrucci nella rubrica “La mia città”, descrive Milano come una “sinapsi urbana” che lo sfida e celebra l'arte che “interrompe la stimolazione artificiale di dopamina” per offrire un'emozione autentica. La sezione Grafica vede Francesco Franchi analizzare l'identità visiva dell'olio Graza dello studio Gander, che rovescia i codici del lusso, dove la grafica è un'estensione del gesto. Valentina Croci torna a Oslo, a The Well, raccontando come l'illuminazione di Luce&Light trasformi la pineta in una foresta di sculture contemplativa. A Kiev, Alessandro Benetti esplora lo showroom Marsala di Zagrai Studio, un progetto che lavora sul concetto di soglie e dove le calzature sono esposte come sculture.
La storia torna in primo piano con Simona Bordone, che in Paesaggio e ideologia rilegge i dibattiti sul “verde” su Domus nel 1937, evidenziandone la connessione con l'ecologismo di matrice ideologica e l'idea di “miglioramento della razza”. A Vienna, Elena Sommariva celebra l'Elogio del dubbio della Design Week 2025 come strumento progettuale. Alberto Mingardi, in Salute e disuguaglianza, propone un'insolita chiave di lettura del lusso, vedendo la standardizzazione di McDonald's come un “lusso vero” di sicurezza e serenità per le famiglie a basso reddito. La sociologa Paola Carimati intervista Fabrizio C. sul tema dell'Eversione creativa dei centri sociali come “laboratori sociali” vitali. E ancora Elena Sommariva ci porta alla Triennale di Milano per scoprire Gioco, lo spazio di Smarin per i bambini che è un invito a costruire mondi, non oggetti.
Questo numero di Domus chiude la nostra odissea materialista con la sua esatta antitesi: l’Immateriale (...) Non una negazione, ma una nuova frontiera, dove il design, l’architettura e l’arte si confrontano con il flusso invisibile che modella il nostro mondo.
Sui Talenti, Silvana Annicchiarico presenta Marco Ciacci e la sua collezione ACE di apparecchi acustici, un progetto che combatte lo stigma trasformando la protesi in un oggetto di desiderio etico ed estetico. Nelle sezioni specialistiche, Antonio Armano racconta l'ascesa di Diviana, il brand di lusso di Kapil Chopra che mira alla rinascita del made in India nel design globale, unendo artigianato millenario e linee contemporanee. Loredana Mascheroni analizza il progetto di Patrick Jouin, Ta.Tamu, una sedia stampata in 3D che è un vero e proprio manifesto dell'algoritmo come co-autore, mentre in Minimalismi descrive il paralume GT02 di Gio Tirotto, unendo 3D e “clic analogico”. Il fisico Roberto Battiston, in Energia e coscienza, ci porta al limite della conoscenza con l'ipotesi del panpsichismo, suggerendo che la coscienza possa emergere nel “collasso della funzione d'onda” dei sistemi quantistici. Sull'Architettura dello spazio, Valentina Sumini esplora le Intelligenze condivise, vedendo l'IA come co-autrice di habitat spaziali e la biologia generativa come nuova frontiera. Javier Arpa Fernández, in Rotterdam, Tashkent: due città, una sola atmosfera, solleva un imperativo politico: progettare la città è progettare l'aria, denunciando la disuguaglianza nell'inquinamento invisibile.
L'arte e l'architettura entrano nel campo del sublime. Matt Shaw descrive Sphere a Las Vegas, la sfera di Populous dove l'architettura si dissolve in un campo di trasmissione digitale. CRA – Carlo Ratti Associati e Höweler + Yoon con AquaPraça materializzano l'intangibilità dell'innalzamento dei mari con una piazza galleggiante che è un esercizio di equilibrio. Fran Silvestre Arquitectos con Casa Camiral crea una scultura abitabile antitettonica che integra i ritmi circadiani. Mariko Mori nella sua Yuputira House unisce modellazione 3D e mito, creando un guscio trascendente di cemento bianco a forma di corallo. Carlos Bañón in Terreni immateriali usa l'IA generativa per progettare ambienti dove gli elementi senza massa – luce, aria, riflessi – sono la priorità. Daeho Lee in Architettura generativa spiega come l'IA espanda i confini dell'ideazione architettonica.
Il portfolio di Delfino Sisto Legnani ci mostra i nodi fisici del virtuale: le architetture dei data center, svelando la materialità e la logistica che reggono l'astrazione digitale. Oki Sato (Nendo) con la sua Magia monocromatica ci invita a percepire valori invisibili eliminando le informazioni superflue. Retinaa con il nuovo passaporto svizzero crea un'identità grafica che unisce elementi reali e artificiali attraverso la cartografia immaginaria. Humans since 1982(Bastian Bischoff, Per Emanuelsson) con i loro orologi cinetici trasformano il tempo in una sinfonia meccanica, dove “la forma segue l'incanto”. TeamLab nelle sue installazioni interattive cerca l'immersione immateriale, sfumando i confini tra opera e spettatore. Reuben Wu con i suoi droni disegna Presenze effimere di luce sul paesaggio.
Nell'Ossimoro finale, Lonneke Gordijn di Studio Drift riflette sulla Libertà controllata, vedendo nei suoi droni che mimano gli storni la disciplina necessaria per far emergere il sublime. Daniela Brogi in Finzioni analizza il film Frankenstein di Del Toro come un inno al diritto all’imperfezione contro il discorso coloniale. Arrivando alle “Ispirazioni” del direttore Editoriale incontriamo il Doshi Retreat di Balkrishna Doshi, uno spazio contemplativo che usa il suono per il viaggio interiore. Il modello Planeta, dove in Sicilia un'antica storia trova la sua radice più profonda in un sistema di ospitalità che è puro design territoriale viene narrato ancora da Mariotti. L'immateriale non è assenza, ma massima densità di significato. È lo spazio delle possibilità, il luogo dove la coscienza, il dato e il design si incontrano. Un gran finale per il viaggio di Domus 2025 insieme a Bjarke Ingels. Buona lettura.
Prima dell’architettura, prima delle città, prima delle nazioni, c’era la religione.
La coscienza, la libertà e la capacità di agire sono possibili al di fuori dei sistemi viventi? Definiamo qui la coscienza come il fenomeno del vivere il mondo in prima persona. Essa è, in estrema sintesi, una condizione soggettiva.
Quando lavoro con grandi registi e scenografi, loro capiscono che il pubblico non vuole essere assistito, ma desidera intraprendere un viaggio di intrecci e di scoperte che si svela a poco a poco. È questa attenta e coreografica navigazione tra mondi che mi ha sempre appassionato.
La temperatura, l’umidità, il vento, l’acqua, la luce, il suono: queste entità effimere sono i materiali che Eliasson usa nella propria pratica spaziale. L’artista islandese racconta come traduce la sua idea di smaterializzazione nelle sue installazioni immersive.
Sphere fonde architettura, intrattenimento e tecnologia in un’esperienza immersiva che trasforma lo spazio costruito in superficie mediatica e ambiente sensoriale
AquaPraça è un esercizio di equilibrio in cui l’acqua e l’aria stabilizzano il padiglione all’interno del mare dove, senza affondare completamente, resta sempre immerso sotto il filo dell’orizzonte
Casa Camiral è una scultura abitabile in dialogo con il paesaggio, dove ritmi circadiani e ricerca geobiologica, sostenibilità e tecnologia si integrano in un volume fluido.
Unendo una profonda sensibilità formale con tecnologie d’avanguardia e modellazione 3D, Yuputira House è un’opera d’arte dove mito e pietra, memoria e luce s’incontrano
L’intelligenza artificiale applicata all’architettura permette di creare un ambiente dettagliato che unisce gli aspetti materiali, come peso e massa, a quelli esperienziali, come luce, aria, riflessi, suono e tempo.
La serie Digital Infrastructure indaga gli spazi architettonici che costituiscono l’infrastruttura.
Foto Hiroshi Iwasaki
Shivering Bowls, Circle + Square Vases, Invisible Snow Globe e Kazadokei Mini sono esempi calzanti di un design smaterializzato, dove le informazioni superflue sono rimosse selettivamente e gli oggetti, spogliati delle loro componenti, raggiungono un livello di astrazione estremo. In questo modo, valori invisibili – come tempo, emozione e memoria – diventano facilmente comprensibili.
Ispirandosi alla cartografia del Paese, il design del nuovo passaporto svizzero unisce elementi reali e artificiali per farsi portatore dello spirito elvetico.
Apparentemente semplici, Clock Clock e A million Times celano un codice complesso che governa la silenziosa sinfonia dei dispositivi e la danza fluida delle lancette.
Foto © teamLab. Courtesy of Pace Gallery
Grandi installazioni interattive esplorano in modo collaborativo la relazione tra gli esseri umani e il mondo, cercando di trascendere i confini della nostra percezione
I disegni di luce, creati con sistemi laser montati su un drone e catturati con lunghe esposizioni, suggeriscono nuove possibilità di rapporto tra uomo e paesaggio.
L’immagine pittorica 3D di una cellula cattura l’affascinante complessità della vita nanoscopica
Foto Anton Repponen
A metà strada tra fotografia, opera d’arte, grafica e diagramma, Time Stretched prova a catturare qualcosa d’immateriale, come la percezione del tempo che scorre
Foto Photos © Zimoun
La sperimentazione con sistemi meccanici in movimento genera una complessità acustica capace di rendere tangibili e visibili nello spazio le sonorità immateriali
Foto Dario Lasagni