“Miss Dior: Stories of a Miss” è l’ultima mostra progettata da Oma sotto la direzione di Shohei Shigematsu, partner di Oma New York, lo studio che, prima di Dior, aveva collaborato con Prada e la sua Fondazione dedicata all’arte contemporanea, firmato una serie di sculture per il pop up store di Louis Vuitton a New York e ristrutturato lo storico flagship store di Tiffany a Manhattan.
Lo spazio che Shohei Shigematsu di Oma ha creato a Shanghai per Dior
In questa mostra, le identità visive e olfattive di Miss Dior, il primo profumo creato da Christian Dior nel ‘47, si fondono con motivi culturali cinesi, strizzando l’occhio alla storia della resistenza francese e all’arte contemporanea.
© Boris Shiu
Courtesy Dior
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- La redazione di Domus
- 17 settembre 2025
Quest’ultimo progetto espositivo, visitabile fino a inizio ottobre, ripercorre i 78 anni di Miss Dior, il primo profumo ideato da un emergente Christian Dior e messo in commercio nel 1947, in concomitanza con il lancio della prima collezione nella storia della maison. Il nome è un tributo alla sorella minore di Christian, Catherine Dior: figura di spicco nella Resistenza francese, che dopo la Seconda guerra mondiale decise di cambiare vita e dedicarsi alla floricoltura.
Sui due piani della Fosun Foundation di Shanghai si alternano abiti, materiali d’archivio, opere di artisti cinesi contemporanei e prodotti in edizione speciale. In tutto gli oggetti esposti sono 200, ma vale la pena concentrarsi su alcuni momenti chiave: un nastro srotolato, che richiama quello del packaging del profumo, si trasforma in un percorso di portali ad arco simili ai moon gate della tradizione cinese, accompagnando il visitatore attraverso le diverse fasi della storia di Dior; una cupola tessuta con arazzi ricamati dall’artista francese Eva Jospin custodisce un abito couture disegnato da Raf Simons mentre un’intera parete è occupata dalle illustrazioni di René Gruau e Mats Gustafson (storico e attuale illustratore Dior), a grandezza naturale.
L’exhibition design di Oma traduce in spazio la metamorfosi che il brand ha subito dagli anni ‘40 a oggi, in un allestimento che richiama al contempo il rosa antico degli eleganti manifesti di Gruau e il neon pink dell’immagine globalizzata e cinematografica che la maison si è costruita negli ultimi decenni. Una mostra che è tributo ma anche restituzione pop di una parte di storia di Dior sicuramente meno nota, anche a chi il brand lo conosce molto bene.
Courtesy Dior
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