Il 27 gennaio scorso scompare a 91 anni Ingvar Kamprad il fondatore dell’IKEA. La sua storia rimbalza sui telegiornali, i quotidiani, i siti di tutto il mondo. Si parla delle sue geniali intuizioni e capacità imprenditoriali, che ne hanno fatto il quarto uomo più ricco del mondo. Si torna a parlare però anche delle sue simpatie naziste e della sua proverbiale parsimonia.
Parsimonioso, filo-nazista, sognatore? Il libro di Nanni Delbecchi racconta il signor IKEA
L’unico giornalista italiano ad avere intervistato Ingvar Kamprad fa luce sulle vicende del quarto uomo più ricco del mondo, che ha cominciato vendendo fiammiferi e ha finito per arredare il mondo.
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- Elena Sommariva
- 20 febbraio 2018
Chi era dunque davvero il signor IKEA? Tra i tanti ad averlo raccontato, c’è Nanni Delbecchi: lucchese classe 1957, Delbecchi è l’unico giornalista italiano ad averlo intervistato nel 2001. E il suo libro “Il signor IKEA. Una favola democratica”, pubblicato da Marsilio nel 2007 e ora alla terza edizione, resta a distanza di anni un ritratto nitido, accurato e al tempo stesso coinvolgente e confidenziale.
Il libro non è solo una fotografia né solo un’intervista – che, anzi, per la verità comincia dopo più di 100 pagine; è anche e piuttosto l’ironico racconto (sospeso in un’atmosfera a metà tra romanzo e reportage) di un giornalista al rocambolesco inseguimento del signor Ikea “tra notti bianche, coincidenze e colpi di fulmine”. Da leggere per rivivere l’incontro con uno dei più straordinari self-made-man del nostro tempo. Un uomo, come scrive Delbecchi, che “si è fatto da solo, pezzo per pezzo, montante dopo montante, vitina dopo vitina”.
Delbecchi incontra Ingvar Kamprad ad Älmhult, il piccolo villaggio dello Småland dove il signor IKEA è nato e cresciuto e dove, nel 1953, ha aperto il suo primo negozio. Kamprad, allora 73enne – “Il viso da pastore protestante di quel sognatore così concreto, che aveva cominciato vendendo fiammiferi e aveva finito per arredare il mondo”, scrive Delbecchi –, è un uomo appassionato e schietto, parsimonioso e idealista. Confessa che tutto è cominciato in Italia: “Ho visto che tra i mobili che erano nelle case e quelli che venivano esposti nelle fiere c’era un abisso. E in fondo cos’è un abisso? È un grande spazio di mercato da occupare”.
“Le migliori occasioni della mia vita sono arrivate nei momenti di crisi”, prosegue. Come quando i concorrenti svedesi lo boicottavano e lui, nel 1961, è andato in Polonia, oltre la cortina di ferro. Ecco, forse non tutti sanno che la libreria Billy è nata proprio in un Paese comunista e in piena guerra fredda. Pragmatico e onesto, Kamprad parla dell’invenzione dei “pacchi piatti per evitare di trasportare l’aria” e, naturalmente, del suo design democratico: “Mobili funzionali e sobri, secondo la tradizione scandinava, ma accessibili a tutti”.
Le risposte alle domande-chiave vengono quasi da sole. Parsimonioso? “Con IKEA penso di avere venduto anche il mio stile di vita, e quando si vende quello in cui si crede è più facile avere successo”. La politica? “La mia politica è il prodotto: il resto non fa per me. Di politica mi sono occupato una sola volta ed è stata la più grossa cantonata della mia vita”.
- Il signor Ikea. Una favola democratica
- Nanni Delbecchi
- Marsilio
- 2007
- 153
- 12 €