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Helsinki non convenzionale, un tour nella città dove il design è sostenibile

Oltre le icone di Alvar Aalto, le nuove gallerie di design e i ristoranti a rifiuti zero, le cabine sulle isole nella natura e la foresta a pochi minuti dal centro: in 15 tappe la capitale finlandese svela la sua anima profondamente ecologista.

In Finlandia la chiamano “sisu”. È la capacità di reagire con energia alle condizioni avverse. Come scrive la giornalista canadese-finlandese Katja Pantzar, è “una sorta di resistenza quotidiana, una mentalità costruttiva, un atteggiamento coraggioso, sentirsi a proprio agio nel disagio”. È con questa attitudine che ha reagito la comunità del design locale quando, a metà agosto, il Governo ha imposto maggiori restrizioni agli eventi pubblici con più di 250 partecipanti. A farne le spese sono state infatti Habitare – la più grande fiera di design della Finlandia, fondata nel 1970, e una delle maggiori della Scandinavia – rimandata al 2022, e la Helsinki Design Week – dal 2005 il più grande evento di questo tipo del Nord Europa – costretta a ridurre le mostre nel suo quartier generale, l’edificio Art Nouveu della Glasshouse, in pieno centro, ma non i numerosi eventi disseminati per la capitale che rispondono tutti alla domanda posta dal curatore e fondatore Kari Korkman: “Cosa è saggio progettare adesso?”. 

A metà settembre non c’è stata dunque l’edizione a pieno regime che tutti aspettavano, dopo lo stop imposto lo scorso anno dalla pandemia. Quindici giorni ricchi di appuntamenti, nuovi progetti, esposizioni in gallerie e showroom, aperture di hotel e nuovi edifici hanno però confermato la scena del design finlandese come una delle più vivaci e interessanti del grande Nord. Una scena che rispecchia lo stile di vita di una nazione dove la tecnologia all’avanguardia (la Finlandia è pur sempre la patria di Nokia e di Linux) va a braccetto con uno stile di vita naturale e disconnesso da Internet; dove grandi risorse vengono investite nella società e nell’istruzione (è la nazione più alfabetizzata del mondo e quella con il maggior numero di libri presi in prestito dalle biblioteche); dove l’attenzione è rivolta al gruppo e non all’individuo; e, infine, dove la parità di genere è un fatto scontato. 

Foreste e boschi sono ovunque, complice anche un’urbanizzazione avvenuta solo negli anni Cinquanta e Sessanta, e circondano la capitale, insieme al mare e a 330 isole. È sisu, dunque, fare il bagno in mare d’inverno (anche pochi secondi e poi buttarsi nella sauna bollente). È sisu coltivare ortaggi negli orti comunitari o puntare in modo determinato ad arrivare a zero emissioni prima del 2030. Sisu, infine, è partire dal fallimento di un’ambiziosa operazione culturale internazionale, come il progetto del Guggenheim Helsinki (abbandonato nel 2016), e trasformarla in una sfida locale e partecipata. A Makasiiniranta, 83.000 mq di terreno oggi terminal portuale e parcheggio, grazie ai fondi post-pandemia stanziati dal Governo e dalla UE, sorgerà il nuovo Museo di design e architettura. Non prima però di avere coinvolto la cittadinanza, i diversi ministeri e organizzato più di una consultazione e competizione pubblica: per un piano di massima e poi per il progetto vero e proprio. Se, tutto va bene, lo inaugureranno nel 2025. 

Foto di apertura: Majamaja, ecocabina di Littow Architects, Vuorilahdentie 1, Helsinki

Per una nuova ecologia dell’abitare

L’eredità di Ada Bursi si trasforma in un progetto d’esame del biennio specialistico in Interior Design allo IED di Torino, in un racconto sull’abitare contemporaneo, tra ecologia, flessibilità spaziale e sensibilità sociale.

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