Probabilmente figlia della camicia bianca medievale, la t-shirt così come la conosciamo nasce alla fine del XIX secolo come indumento intimo maschile. Una canottiera anonima, pratica e maneggevole, era la perfetta uniforme dei marinai: proteggeva da malattie e raffreddori e aiutava la postura.
Quando intorno al 1920 il dizionario inglese accoglie ufficialmente il termine “t-shirt”, per via della forma che le maniche corte regalano all’indumento, la maglietta diventa esperimento di nuove tecniche di lavorazione e di una nuova gamma di tessuti, dal calicò al jersey. Nel giro di poco le t-shirt iniziano a farsi strada all’interno del guardaroba maschile, a essere commercializzate dalle aziende (come nel caso di Fruit of the Loom), a essere utilizzate in ambito sportivo. La sempre crescente popolarità si traduce persino sugli schermi hollywoodiani degli anni ‘50, dove i più discussi personaggi maschili, ribelli e affascinanti, indossano proprio delle magliette bianche.
A partire dagli anni ‘60, il potenziale della t-shirt si estende su strade fino ad allora inesplorate: come fosse una tela bianca, pronta a incorniciare letteralmente qualsiasi cosa, la maglietta diventa capace di caricarsi di messaggi artistici o umoristici, provocatori e politici. Dal “make love, not war” professato dai pacifisti in riferimento alla guerra in Vietnam, al “sisterhood is powerful” utilizzato come slogan per le battaglie femministe, le magliette sono a tutti gli effetti strumenti di protesta. Anche la cultura punk, rende la maglietta uno dei codici essenziali della propria estetica.
Ma la t-shirt non è destinata a rimanere esclusivamente nel mondo delle sottoculture o del nascente stile streetwear. Il mondo dell’alta moda si accorge rapidamente della sua popolarità, e così a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso inizia a essere vista in passerella. Non c’era qualcuno che non riuscisse a declinare in base al proprio stile una maglietta: mentre con Yves Saint Laurent, Ralph Lauren o Armani il capo si fa simbolo di classe, di silenziosa ricchezza o modesta raffinatezza, mentre tra le mani di Moschino, Fiorucci o Vivienne Westwood questa diventa un pericoloso mezzo artistico, camp, ironico, provocatorio.
Effettivamente, non c’è niente che una maglietta non possa comunicare.
Negli anni 2000, quando tutti gli aspetti della vita mutano in estetica, la t-shirt si dimostra, ancora una volta, capace di assecondare l’ossessione tutta contemporanea per i “trend”. Grandi marchi come Gucci, Versace o Balenciaga iniziano a brandizzare le magliette, che ora riportando il nome o il logo del marchio, acquisiscono un valore nuovo, speciale. La t-shirt è ora status e negli stessi anni approda nel mondo delle celebrità: si inizia a scoprire un certo fascino nel lasciare che una maglietta parli per il suo proprietario, e così alcune icone pop del momento come Paris Hilton e Britney Spears usano il capo di abbigliamento per costruire il loro brand, spesso trascrivendo sul tessuto le loro catchphrares.
Oggi, la t-shirt consente, in modo accessibile e democratico più di qualunque altro capo, la personalizzazione della nostra realtà. Effettivamente, non c’è niente che una maglietta non possa comunicare: messaggi specifici o meme virali su internet, gusti musicali o il film preferito, cartoni animati per cui si prova nostalgia, o foto di celebrità in posa. Diventata a tutti gli effetti un’importantissima componente della moda contemporanea, il vincente appeal della maglietta sta proprio nell’apparente semplicità e nell’indiscussa comodità, due virtù che la rendono, a tutti gli effetti, il simbolo della quotidianità.
Ripercorriamo la sua evoluzione in sedici tappe.
La camicia ottocentesca, uniforme perfetta

Nel 1800 le camicie venivano utilizzate come base per ogni tipo di uniforme: il colletto alto si chiude in due bottoni, lasciando visibili i due bordi del colletto; le maniche plissettate e il taglio che oggi potremmo chiamare "oversize" rendevano il capo comodo e versatile.
La maglietta bianca di James Dean in Gioventù Bruciata

Uno dei ruoli più ricordati della storia del cinema, il personaggio di James Dean rappresentava per la prima volta il mondo giovanile e le sue problematiche. La maglietta bianca è diventata il simbolo per eccellenza della figura del giovane ribelle.
La storia di Fruit of the Loom

Fondato nel 1851 a Rhode Island, Fruit of the Loom è uno dei marchi di abbigliamento più longevi nel settore. A partire dal XX secolo con il boom della maglieria, Fruit of the Loom è stato uno dei primi ad anticipare la potenzialità del capo, rendendo la maglietta uno dei suoi codici più conosciuti.
Il fascino della maglietta a righe

Nel celebre film, ricordato come manifesto della Nouvelle Vague, Jean Seberg indossa la maglietta a righe abbinandonola a un pantalone con i risvolti e a un taglio di capelli cortissimi, tipici dell'estetica della garçonne. Un'ulteriore tappa della diffusione della maglietta, anche tramite il medium cinematografico.
Gli angioletti vittoriani di Fiorucci

Tutto nelle mani di Elio Fiorucci poteva trasformarsi in icona pop, persino una cartolina vittoriana. Così nasce la maglietta Fiorucci con gli angeli vittoriani, ancora oggi riconosciuto come simbolo cult della moda italiana.
Sex Pistols e lo stile punk

Cuore dello stile punk, i Sex Pistols nascono negli anni d'oro della Swinging London insieme al negozio SEX, situato al 430 di King’s Road, pensato da Vivienne Westwood e Malcolm McLaren. Nel nome della ribellione e dell'anarchia, la band ha influenzato generazioni e generazioni non solo nella musica e nella cultura, ma anche nella moda.
Il debutto di Smiley in Forrest Gump

In una delle scene più memorabili di Forrest Gump, il personaggio interpretato da Tom Hanks si imbatte in un uomo con il desiderio di dominare il mercato delle t-shirt. Per pulire il suo volto dal fango, Forrest usa una maglietta gialla, lasciando una macchia a forma di smile. Così il film interpreta la nascita del celebre simbolo di Smiley.
L'icona rock di The Rolling Stones

Un altro classico, omaggio alla band rock. La maglietta presenta il celebre logo delle labbra e della lingua, disegnato da John Pasche negli anni '70 e ispirato alla dea indiana Kali.
Il "superlogo" di Gucci

Quando un marchio di lusso che, come Gucci, vanta una storia ricca e rinomata, il solo logo su una maglietta nera acquisice un valore completamente diverso: eslcusività, elegenza, diventare un tuttuno con il brand. Facendo leva su questi desideri, Gucci ha esposto il celebre logo dalla doppia G su ogni prodotto, realizzando anche dei tessuti e stampe di questa fantasia.
Supreme, un classico americano

Simbolo di una moda streetwear e di cultura urbana, la maglietta è famosa per il design minimale e distintivo. Il brand newyorkese è rinomato per le numerose collaborazioni, commerciali e/o artistiche, con i nomi e marchi più influenti del momento.
Paris Hilton, la regina delle t-shirt

Una delle icone più significative dello stile y2k, il guardaroba di Paris Hilton era pieno di semplici magliette che presentavano scritte provocatorie, trash o semplicemente memorabili. Una delle più grandi controversie della celebrità è stata la canotta con scritto "Stop Being Poor", che si è scoperta falsa solamente qualche anno fa dopo la dichiarazione della stessa Paris Hilton.
Dsquared2 e lo streetwear in passerella

Il marchio fondato dai fratelli Caten è famoso per la contaminazione di streetwear e alta moda. La maglietta è uno degli indumenti più utilizzati, spesso arricchita da stampe e loghi, diventa il perfetto codice che sintetizza il lavoro di pluristilismo e ibridazione del brand.
Le magliette sportive diventano di moda

Indossare la maglietta sportiva, in particolare quella da calcio, non è soltanto una moda diffusa tra i tifosi. Ultimamente moltissimi fashion trends si servono proprio della divisa sportiva, maglietta versatile per eccellenza.
La magliette degli anime per unire i fandom

Una moda estremamente diffusa è quella di indossare una maglietta che riporti un personaggio, una scena o un'illustrazione del proprio anime/manga preferito. Il semplice capo di abbigliamento, come nel caso di una maglietta di Attack on Titan, permette di esprimere la propria identità e appartenenza a uno specifico fandom.
I <3 NY e la moda dei souvenir

Una delle magliette più emblematiche degli anni 2000 e 2010, I <3 NY è famosa per il design talmente semplice da sembrare scontato, simbolo per eccellenza degli oggetti da souvenir.
Le illustrazioni di Eddie degli Iron Maiden

Maglietta icona del rock per eccellenza, Iron Maiden omaggia le copertine degli album della leggendaria band tramite le audaci illustrazioni di Derek Riggs, che ha creato anche la mascotte della band, Eddie T.H..
I Told Ya di Zendaya in Challengers

Una delle magliette più riconoscibili del panorama contemporaneo, "I Told Ya" è stata realizzata da Anderson ispirandosi John F. Kennedy Jr.. Oltre alla sua apparizione nel film The Challengers, la maglietta è stata indossata sia da Zendaya, sia da Josh O’Connor durante la press del film.
Immagine di apertura: Jared Hess, Napoleon Dynamite, 2004