Gli spazi ibridi dei porti urbani si configurano come dispositivi attivi di mediazione tra infrastruttura e paesaggio, tra memoria industriale e progetto di trasformazione urbanistica, tra spazio pubblico e immaginario collettivo. In questo scenario, il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2025, curato da Guendalina Salimei e intitolato TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare, si propone come piattaforma di riflessione e sperimentazione sul rapporto tra terra e acqua. L’open call per i contributi esposti ha invitato i partecipanti a ripensare i confini marini come sistemi integrati e adattivi, rafforzando la consapevolezza che il progetto del bordo costiero non possa più prescindere da un’intelligenza collettiva e transdisciplinare. In questo senso, i progetti portuali non sono solo luoghi di transito, ma diventano soglie sensibili, luoghi porosi di convergenza tra ecologie, architetture e comunità, nuove interfacce fisiche e simboliche della città.
Infatti, la relazione tra città e acqua, in particolare nei contesti portuali è andata, negli ultimi decenni, progressivamente trasformandosi, ridefinendo la funzione, la struttura e l’impostazione urbana dei lungomare. I porti, un tempo esclusivo dominio del traffico merci e dei processi produttivi, sono oggi scenari di socialità, luoghi di svago e spazi simbolici di riappropriazione collettiva. Architettura, paesaggio e urbanistica si pongono come strumenti privilegiati di questa transizione, attivando nuove connessioni tra le persone e il bordo liquido della città.
Si potrebbe così guardare alla storia delle architetture portuali e alle loro trasformazioni per registrare il cambiamento del rapporto tra la città e il mare. Un esempio paradigmatico e molto studiato nel panorama europeo è la riqualificazione del lungomare di Barcellona per le Olimpiadi del 1992. Il progetto ha trasformato un’area industriale in un sistema di spazi pubblici e spiagge che sono rimasti alla città, rivelando la grande potenzialità di queste aree, seppur non prive delle contraddizioni che sono legate alle riqualificazioni urbane massicce.



Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects
Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects
Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects

Zaha Hadid Architects, Stazione Marittima di Salerno, 2005-2016.
© Hufton+Crow. Courtesy Zaha Hadid Architects
Così, nel complesso equilibrio tra i desideri della cittadinanza e del turismo, tra gli interessi degli speculatori e le esigenze logistiche ed ecologiche si giocano le trasformazioni delle aree portuali e delle loro architetture, portando a strategie ed esiti molto diversi. Questa varietà si riscontra anche in Italia, dove i progetti si ritrovano a fare i conti anche con la tutela del patrimonio costruito esistente, aggiungendo un ulteriore livello di complessità. I casi qui selezionati guardano a diverse tipologie di edifici in porti di diversa dimensione, vocazione e traffico, restituiscono la varietà dei progetti possibili, tra nuova costruzione ed interventi sull’esistente.
Il porto più esteso d’Italia, quello di Genova, presenta un grande arsenale di architetture significative: dall’ex Silos Granari a Genova, il primo edificio italiano realizzato in cemento armato secondo il brevetto di François Hennebique, fino al dispositivo anfibio dell’Acquario progettato da Renzo Piano, sospeso tra linguaggi navali e figurazioni urbane.
Nel primo porto italiano per traffico di merci, quello triestino, L’ex Pescheria Centrale progettata nel 1913, e oggi Salone degli Incanti, rappresenta un caso esemplare di versatilità tipologica in ambito portuale, di diversi cicli di vita del porto antico che viene restituito alla sfera pubblica della città.
Progettare nel porto è anche occasione di sperimentazione sul linguaggio rispetto al rapporto tra architettura e infrastruttura. Ne sono esempi diversissimi la Casa del Portuale di Aldo Loris Rossi a Napoli, concepita negli anni Sessanta, dove l’utopia infrastrutturale si concretizza in una verticalità radicale; ma anche la Stazione Marittima di Salerno di Zaha Hadid, dove il disegno architettonico asseconda e ottimizza i flussi simultanei di passeggeri, merci e veicoli in chiave fluida e performativa. Altri esempi si collocano su una soglia tra landmark e infrastruttura. A Marina di Ragusa, la torre di controllo disegnata da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo trasforma una funzione tecnica in segno simbolico, visibile da terra e da mare.
Uno degli obiettivi più complessi legati alla trasformazione delle aree portuali è la convivenza di diverse funzioni e utenti: così si può immaginare di vivere alla darsena di Ravenna, nel progetto residenziale di Cino Zucchi, oppure cercare di sovrapporre flusso e permanenza, come nel Palacrociere progettato da Ricardo Bofill a Savona, una tipologia ibrida, terminal funzionale e luogo pubblico, capace di accogliere tanto il turismo crocieristico quanto attività culturali e sociali. All’opposto, l’incompiuto masterplan per l’ex arsenale della Maddalena firmato da Stefano Boeri riflette la fragilità delle operazioni di rigenerazione, rivelandone ambizioni, contraddizioni e potenzialità ancora inespresse.
Immagine di apertura: Aldo Loris Rossi, Casa del Portuale, Napoli, Italy, 1969-1978. Foto © Roberto Conte