Chiara Dynys a Villa Panza. La luce, prima di tutto

La mostra “Sudden Time”, a cura di Anna Bernardini e Giorgio Verzotti, espone le ultime ricerche dell’artista su luce e spazio, scandita da tre grandi installazioni site-specific dalla forte componente emotiva e narrativa.

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente arancione. Ph Andrea Bonatti

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura esterna di notte. Ph Michele Alberto Sereni

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente viola. Ph Andrea Bonatti

“Camini delle Fate”, Chiara Dynys. Ph Andrea Bonatti

“Camini delle Fate”, Chiara Dynys. Ph Andrea Bonatti

“Melancholia”, Chiara Dynys

“Melancholia”, Chiara Dynys. Ph Michele Alberto Sereni

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente arancione. Ph Andrea Bonatti

Ritratto di Chiara Dynys Ph Vincenzo Lucente

Un percorso in tre atti, un viaggio al buio in cui la luce emerge dall’oscurità stagliando nello spazio i confini delle forme. È la mostra “Sudden Time” – titolo ispirato dall’omonimo brano del compositore inglese George Benjamin - di Chiara Dynys, a Villa Panza fino a inizio settembre. Un grande sforzo progettuale ed esecutivo composto da tre grandi installazioni site-specific, che instaurano un dialogo con lo stile architettonico del luogo e rendono omaggio al legame tra l’artista e il collezionista Giuseppe Panza, che già dai primi anni 2000 ne acquistò le opere luminose.

Cosa va più a fondo di un piccolo shock visivo, di ciò che non ci aspettiamo ma che ci colpisce come un colpo di pistola?

A lui è dedicata Giuseppe’s Door no.1, collocata all’interno della seconda rimessa delle carrozze, una porta opalescente composta da un pezzo unico in vetro illuminata da luci di colorate che sembrano scaturire dal suo interno facendola sembrare sospesa nel vuoto. Di luce è fatta anche Melancholia, proiezione che si espande su tre pareti sovrapponendo un cerchio luminoso che cambia lentamente colore a un altro opaco nero: un invito a riflettere sulla necessità di ricongiungersi con l’ambiente, un’immagine in bilico tra astrazione e evocazione della natura siderale. All’archetipità del paesaggio si rifà, invece, Camini delle Fate, installazione composta da 34 vetri inseriti in una grande struttura nera opaca: ogni vetro è illuminato e illuminante, attraverso una diversa rifrangenza di luce e di colore sull’ambiente circostante. "L’ ‘improvviso’ è l'inaspettato, il lampante”, spiega Chiara Dynys. “È quel qualcosa che non siamo coscienti di aver visto ma che custodiamo nella nostra memoria e in profondità. Cosa va più a fondo di un piccolo shock visivo, di ciò che non ci aspettiamo ma che ci colpisce come un colpo di pistola? L’improvviso ci fa male ma ci cambia, e l'azione dell'arte e dell'artista, oltre che cambiarci, deve farci anche un po’ male”.

  • Sudden Time
  • Chiara Dynys
  • di Anna Bernardini e Giorgio Verzotti
  • Villa Panza, Varese
  • dal 19 maggio al 5 settembre 2021
“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente arancione. Ph Andrea Bonatti

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura esterna di notte. Ph Michele Alberto Sereni

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente viola. Ph Andrea Bonatti

“Camini delle Fate”, Chiara Dynys. Ph Andrea Bonatti

“Camini delle Fate”, Chiara Dynys. Ph Andrea Bonatti

“Melancholia”, Chiara Dynys

“Melancholia”, Chiara Dynys. Ph Michele Alberto Sereni

“Giuseppe's Door”, Chiara Dynys. Scultura in vetro opalescente arancione. Ph Andrea Bonatti

Ritratto di Chiara Dynys Ph Vincenzo Lucente