Zoe Leonard. Presenze interiori

A Los Angeles, il Museum of Contemporary Art (MOCA) dispone la prima indagine museale su larga scala, negli USA, dedicata all’opera dell’artista.

Vista dell’installazione di Zoe Leonard: Survey, Dall’11 novembre, 2018 al 25 marzo, 2019, The Geffen Contemporary,  MOCA, courtesy The Museum of Contemporary Art, Los Angeles

A trent’anni dagli inizi della carriera dell’artista statunitense, Zoe Leonard: Survey propone un debutto unico, sulla West Coast presso la Geffen Contemporary del MOCA, fino al 25 marzo 2019. L’accurata monografica mostra al pubblico fotografie, sculture e installazioni che celebrano le osservazioni liriche del quotidiano, approfondite dall’artista americana, così come la loro, intrinseca rigorosa e indagatrice pratica dell’attenzione, rivolta alle volontà politiche, alle sue condizioni di artefice delle immagini e alla propria capacità di esporsi al pubblico.

Zoe Leonard: Survey raccoglie e condensa all’interno di un ampio hangar bianchissimo approssimativamente cento lavori-chiave che attraversano la carriera di Leonard, a partire dalla metà degli anni Ottanta fino ad oggi. In mostra, i due curatori originano la loro ricerca dall’investigazione del paesaggio fotografico, di cui Leonard si è fatta, negli anni portatrice, scegliendo alcune serie di lavori che impunturano con discrezione la tridimensionalità, praticamente infinita, del museo. Un gruppo di sette bucce di banano e di arancio, disseccate, svuotate e disposte assieme, sono state adagiate su una mensola, una versione in scala ridotta di una installazione formato-stanza, dal titolo Strange Fruit (1992–97). Evocando una lunga tradizione della Scattered art, che include sia le variazioni formaliste di Carl Andre e Barry Le Va sia, in egual misura, le versioni narrative di  Mike Kelley e Cady Noland, Strange Fruit consiste in dozzine di frutti le cui bucce svuotate della polpa sono state ricucite tra loro, attraverso spessi fili colorati e poi sono state disseminate sul pavimento, come a ricreare una sorta di intero, un intero che prende forma senza trattenerla.

Vista dell’installazione di Zoe Leonard: Survey, Dall’11 novembre, 2018 al 25 marzo, 2019, The Geffen Contemporary,  MOCA, courtesy The Museum of Contemporary Art, Los Angeles
Vista dell’installazione di Zoe Leonard: Survey, The Geffen, MOCA

Intitolato, per analogia, come la nota canzone di Billie Holiday, del 1939, i cui primi versi cominciano proprio così:  Southern trees bear strange fruit / Blood on the leaves and blood at the root / Black bodies swinging in the southern breeze / Strange fruit hanging from the poplar trees, il lavoro di Leonard costruisce, tra un attimo di costernazione, di dolore per la perdita e di mancanza, nel periodo che precede ogni scoperta di una vera cura disponibile a trattare l’AIDS, un simulacro astratto della morte sociale e fisica, così spaventosamente rimpianta nella canzone. Ma ogni scultura di Leonard spartisce con l’assenza e con la morte, una copia, un simulacro di sé, suturando e cucendo la mancanza attraverso l’arte. Titoli come Tree + Fence, Out My Back Window (1998) e Tree + Fence, S. 3rd St. (1998/1999) alludono alle routine giornaliere e alle visioni più familiari all’artista: tronchi d’albero sorretti e attraversati da recinzioni che si susseguono a catena, assieme alla trascuratezza e alla casualità tipica di un cortile sul retro. Sulla scia di questo paesaggio viscerale, Tree (1997)  rappresenta un lavoro fondativo degli anni Novanta, ed è visibile per la prima volta a Los Angeles in Zoe Leonard: Survey. Composto di un albero tagliato in pezzi e ri-assemblato utilizzando placche di metallo, bulloni e fili, il lavoro si innalza come un’indagine melanconica e meditativa, fungendo da intersezione tra natura e cultura, mentre contemporaneamente suggerisce tematiche relative a dispiegamento, frammentazione e ricostruzione.

Vista dell’installazione di Zoe Leonard: Survey, Dall’11 novembre, 2018 al 25 marzo, 2019, The Geffen Contemporary,  MOCA, courtesy The Museum of Contemporary Art, Los Angeles
Zoe Leonard: Survey, fino al 25 marzo, 2019, MOCA, Los Angeles

In aggiunta, la mostra include 1961 (2002-oggi), con la sua lunga fila di valigie blu arrangiate come soldati pronti all’addio, su una sola fila. Una fra le numerose sculture realizzate da Leonard agli inizi degli anni 2000, questo lavoro si rivela unico nella propria natura relazionale. Leonard che è nata nel 1961, aggiunge una valigia blu alla scultura, ogni anno, presentando pubblicamente l’allungarsi delle serie dei propri anni. Una gran parte del lavoro di Leonard riflette sulla frammentazione, ma anche sull’inquadramento, la classificazione e l’ordinamento della visione. E il più astratto dei lavori correlati a questa ricerca è proprio 1961, che prende titolo dall’anno di nascita dell’artista e che potrebbe essere considerato, in mostra, un vero e proprio autoritratto. La fila delle attuali cinquantasette malandate valigie blu che sembra allungarsi al di fuori della parete, come una serie di bagagli stipati su un bus oppure su una banchina di un treno, creando una sorta di barriera spaziale, che divide letteralmente qualsiasi stanza essa occupi. Ma 1961 si apre all’apparenza come una metafora dei tempi che corrono e di una vita che ormai è trascorsa. E con il passare di ogni anno, Leonard aggiunge un nuovo capitolo vuoto, oppure pieno, della propria vita.

Anche nella Sun series del 2011, Leonard provocatoriamente rivolge il proprio obiettivo verso il cielo, creando immagini astratte e disorientate, nelle quali il sole funge sia da risorsa luminosa sia da soggetto. I lavori puntano e si inseriscono nella direzione della lunga pratica di Leonard, per sovvertire le convenzioni tradizionali della fotografia, lasciandosi leggere, interpretare da quel che vede realmente e da come lo ha registrato. La mostra mette in luce importanti lavori della fotografia passando attraverso il pensiero di Leonard, includendo i primi paesaggi aerei, immagini di caccia per la sussistenza e il suo lavoro spartiacque The Fae Richards Photo Archive (1993-96). Realizzate per il regista Cheryl Dunye, autore del film The Watermelon Woman (1996), le ottantatrè fotografie di The Fae Richards Photo Archive riportano la vita finzionale di una attrice e cantante nera, transessuale, all’inizio del ventesimo secolo. Ogni fotografia riporta pose e contesti creati per aderire completamente alla storia, dopo essere state stampate per simulare le tecniche dell’epoca e trattate in superficie per restituire la cosiddetta polvere del tempo.

Infatti, all’interno di Zoe Leonard: Survey siamo custoditi, protetti da quel che sembra provenire dall’esterno del nostro mondo. Fuori rispetto a qualsiasi ideale ambiente nel quale vivere, o sopravvivere. Eppure Zoe Leonard non rappresenta l’incapacità di risiedere o di stanziarsi. Quanto, piuttosto, il suo lavoro sembra vivere e muoversi come una presenza di ogni rimozione che condividiamo.

Titolo mostra:
Zoe Leonard. Survey
Date di apertura:
Dall’11 novembre, 2018 al 25 marzo, 2019
Organizzata dal:
Senior Curator Bennett Simpson e da Rebecca Matalon
Sede:
The Geffen Contemporary, MOCA
Indirizzo:
152 North Central Avenue, Los Angeles, CA 90012

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