“L’igloo è un ventre e dal ventre possono nascere delle cose” Mario Merz all’HangarBicocca

Vicente Todolí ripropone 30 igloo realizzati dal maestro dell’Arte Povera: la sua è una chiave storiografica che, grazie all’allestimento impeccabile, ha una potenza visiva incredibile.

Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018

Non è Armilla, città costruita solo di tubature dell’acqua; non è Valdrada, “con case tutte verandate una sopra l’altra”; non è Ottavia, città-ragnatela e neppure Fillide con le sue varietà di ponti uno diverso dall’altro. Questa è una piccola città, forse un villaggio o un accampamento disabitato composto da oltre 30 igloo realizzati da Mario Merz (1925-2003) a partire dal 1967.

Una forma sempre uguale eppure sempre diversa, che attraverso la concentrazione e la ripetizione in decine di varianti restituisce davvero il senso dell’agglomerato urbano e se Italo Calvino l’avesse vista (cronologicamente potrebbe anche averne avuto un assaggio nel 1985) non sarebbe del tutto folle credere che avrebbe potuto trarne spunto per le sue Città Invisibili.

Pare che la metafora riuscita della “città di igloo” sia stata coniata dalla stampa ai tempi del primo raggruppamento di questo nucleo di lavori: una mostra allestita presso la Kunsthalle di Zurigo nel 1985, nata dalla collaborazione tra Mario Merz e il curatore svizzero Harald Szeemann, all’interno della quale venivano esposti per la prima volta nello stesso spazio tutti gli igloo prodotti dall’artista fino a quel momento, per un totale di 15 opere.

In anni in cui la figura del curatore è stata spesso preponderante, più volte è capitato di chiedersi quale fosse davvero il suo ruolo. Una domanda che ancor di più ci si fa nel caso di mostre monografiche, a questo proposito vale ancora la pena citare una definizione data da Harald Szeemann (ormai unanimemente considerato il curatore per eccellenza) e riportata da Hans Ulrich Obrist nel suo libro Fare una mostra: “il curatore dev’essere flessibile. A volte è l’inserviente, a volte l’assistente, a volte suggerisce agli artisti idee su come presentare il loro lavori; nelle mostre di gruppo è il coordinatore, e in quelle tematiche l’inventore”.

il maggior merito di questa mostra [...] è quello di presentarci il lavoro di un maestro – sul quale è stato detto e scritto apparentemente tutto – in modo così sorprendente e inedito

Nel caso di “Mario Merz. Igloos”, le categorie si sovrappongono. Siamo davanti a una retrospettiva monografica, ma anche tematica e qui il curatore oltre che da un preciso insieme di lavori, parte dall’idea seminale nata dalla collaborazione tra l’artista stesso e un altro curatore.

La chiave con cui ora ci viene riproposto questo insieme di opere (a distanza di 33 anni) è storiografica e ha una potenza visiva incredibile che è la risultante di un allestimento impeccabile, attraverso il quale vengono messe insieme un’infilata di opere ordinate cronologicamente e armoniosamente nello spazio, fino a cancellare l’immensità ingombrante dell’HangarBicocca.

Vicente Todolí, che già ci aveva abituati all’eccellenza del suo lavoro, qui ha dato una risposta considerevole al quesito su quale possa essere il ruolo fondamentale del curatore, obiettivo raggiungibile quando si opera con lucida intelligenza e quando si dispone del tempo lento che la ricerca richiede (stando alle dichiarazioni degli organizzatori questa mostra ha richiesto 2 anni di preparazione).

Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018
Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018

Non è solo l’appagamento dell’occhio a indurre queste considerazioni, il maggior merito di questa mostra, così come probabilmente quella di Szeemann del 1985 (che stando alle sue stesse parole, in quel caso giocò il ruolo del “suggeritore d’idee”), è quello di presentarci il lavoro di un maestro – sul quale è stato detto e scritto apparentemente tutto – in modo così sorprendente e inedito, conferendogli una forza che era difficile immaginare anche per chiunque avesse già visto in più occasioni (ma per lo più singolarmente) gli igloo di Merz sparsi per le collezioni dei musei di tutto il mondo.

Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018
Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018

Queste sculture-architettoniche, che hanno tutta l’aria di essere quegli assemblaggi precari che di fatto sono, rappresentano uno spazio abitativo per l’uomo e sono costruiti con materiali diversi (vetro, pietra, tessuto, argilla e così via) spesso appartenenti al luogo in cui sono stati creati, ma con una base comune (la semisfera) sulla quale spesso s’innestano altri elementi come testi al neon, i numeri della serie di Fibonacci, elementi naturali (alberi e animali) e tavoli. Ma gli igloo avevano per l’artista anche una valenza simbolica, come dichiarò lui stesso: “L’igloo è un ventre e dal ventre possono nascere delle cose”, in questo caso, con la collaborazione della Fondazione Merz, è nata una mostra importante e imperdibile.

Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018
Mario Merz, “Igloos”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan Photo: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018
Titolo:
Mario Merz .Igloos
Date di apertura:
25 Ottobre 2018 - 24 Febbraio 2019
Sede:
Pirelli HangarBicocca, via Chiese 2, Milano
Curatore:
Vicente Todolí

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