Leo dei fratelli De Serio si basa su una leggenda carceraria. Racconta che, se una farfalla si posa nella cella di un detenuto entro breve tempo riacquisterà la libertà. Nel video, Leo, questo il nome del loro amico, ex detenuto protagonista della vicenda, racconta appunto la storia della sua liberazione. E della farfalla che si è posata su di lui. Metafora dello spazio chiuso della cella e della rottura di quello spazio, desiderio di ogni detenuto che non è mai possibile soffocare. In questo senso, molto lato, la riflessione dei De Serio si collega a quella possibilità di rottura dello spazio fisico presente in molti dei lavori di Gianni Colombo.
Il lavoro dei due giovani e colti cineasti, che, come si conviene a molti dei giovani creativi contemporanei attraversano generi e confini disciplinari, si caratterizza per l'attenzione verso le storie delle persone dall'identità incerta, fluttuante. L'incertezza è un dato di realtà quando si tratta di immigrati, di emarginati, soggetto di molti loro lavori. L'identità incerta è però anche una condizione connaturata agli esseri umani: ciascuno di noi è in continua trasformazione. Il video Leo , omaggio a Gianni Colombo, è stato presentato al Museo d'arte contemporanea Castello di Rivoli insieme a una scelta dei film che erano tra i preferiti di Gianni Colombo e che hanno contribuito a costruirne l'immaginario. La rassegna curata dai fratelli De Serio si snoda per tutto l'arco della mostra e comprende anche alcune loro opere. Da non perdere.
Simona Bordone