Con l’arrivo della stagione estiva e l’umore già (più o meno) vacanziero, la voglia di evasione dal quotidiano si impenna e trova nelle gite fuori porta, nel ricco patrimonio storico-architettonico e paesaggistico del Bel Paese, uno stimolo irresistibile per appagare la sede di aria aperta, di libertà dall’ordinario e, magari, di nutrimento intellettuale. La vasta tipologia della villa risponde da sempre a questo sovrapporsi di desideri e necessità: spazio di abitazione, svago, ma anche salotto letterario, atelier, presidio di possedimenti agricoli. La varietà di queste vocazioni e la rilevanza storico-artistica di questi edifici compone un panorama composito di architetture che oggi, da spazio privato, sono state aperte al pubblico: una costellazione di ville che raccontano storie di famiglie, di rapporto con il territorio e con il tempo libero. Domus ha selezionato dieci ville spettacolari in Italia che combinano il loro valore testimoniale di architetture prestigiose con una vocazione per la cultura e alla socialità, grazie alla loro operatività come spazi normalmente (quasi tutti) aperti al pubblico per esposizioni, mostre ed eventi, ma anche per iniziative di intrattenimento: un breve viaggio “catartico” tra ville palladiane e neoclassiche, villini liberty e fattorie, per non finire mai di sorprendersi di fronte alla bellezza. In copertina: Fausto Bontempi, Villa Caffetto, Calcinato, Brescia 1972 . Foto Matteo Multinu
10 ville italiane imperdibili che sono aperte al pubblico
Arte, architettura e natura: un percorso tra ville e i loro parchi aperti al pubblico che offrono un’esperienza immersiva nella bellezza, tra mostre, eventi e iniziative di intrattenimento e nutrimento intellettuale.
Foto Hans A. Rosbach da Wikipedia
Foto Uroboro da Wikipedia
Foto Phyrexian da Wikipedia
Foto Sergio D’Afflitto da Wikipedia
Foto Dario Crespi da Wikipedia
Foto Giuseppe T da Wikipedia
Foto Daniele Ratti per Domus, Milano Design Week 2024
Foto Matteo Piazza, Courtesy Archivio Gruppo Ermenegildo Zegna
Foto Matteo Multinu
Foto Sailko da Wikipedia
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- Chiara Testoni
- 13 giugno 2025
La spettacolare villa veneta, pionieristica nella cultura architettonica del tempo per avere introdotto il motivo del pronao a doppio ordine (poi di ampio successo nei secoli a venire), dopo anni di restauri nel 2025 ha finalmente riaperto i battenti al pubblico per un’immersione tra spazi luminosi e affreschi.
La villa neo-barocca, immersa nella campagna parmense e circondata da un maestoso parco romantico popolato da specie vegetali esotiche e pavoni, ospita tra gli arredi di epoca neoclassica e impero la collezione di Luigi Magnani con opere da Monet a Cézanne, da Dürer De Chirico, oltre alla più significativa raccolta di Giorgio Morandi. È costantemente sede di mostre temporanee prestigiose.
La villa settecentesca sulla sommità del colle di Biumo, voluta dal marchese Menafoglio come sua casa di campagna, fu ampliata a inizio XIX secolo da Luigi Canonica e rinnovata da Piero Portaluppi negli anni ’30. Negli anni ’50 il conte Panza, nuovo proprietario, comincia a sviluppare la sua collezione d’arte del XX secolo, che ad oggi conta oltre 200 opere dall’Europa agli Stati uniti, all’arte africana e precolombiana, alle installazioni di arte ambientale e site-specific, che dialogano con gli arredi d’epoca. Oggi la villa è sede di mostre ed eventi di respiro internazionale.
Il villino, uno degli esempi più eleganti del Liberty romano, fu l’abitazione-studio dello scultore palermitano Ettore Ximenes (1855-1926); una volta ceduto dagli eredi e restaurato, è oggi sede di un pensionato universitario visitabile previo appuntamento. Nell’opera, che conserva ancora gli arredi originali, coesistono echi dell’architettura normanna palermitana e della secessione viennese, leggibili nelle ricche decorazioni marmoree e nell’ampio uso della maiolica.
Villa Bernasconi, uno dei rari esempi di architettura Liberty sul Lago di Como ed unica villa cernobbiese aperta al pubblico, venne edificata come “casa alla moda” per l’ingegnere-imprenditore tessile Davide Bernasconi all’interno della cosiddetta “cittadella della seta” di Cernobbio, tra gli uffici amministrativi delle Tessiture Bernasconi, le case per gli operai e i dirigenti e l’asilo. Il richiamo all’attività imprenditoriale del proprietario è riscontrabile nelle decorazioni esterne della Villa, che ripropongono il ciclo vitale del baco da seta e i frutti della pianta del gelso (un’iconografia rara nel panorama Art Nouveau). Dopo un lungo intervento di ristrutturazione, la villa nel 2017 è stata definitivamente riaperta al pubblico grazie al progetto “Liberty Tutti” come Museo.
La casa per la facoltosa famiglia palermitana dei Florio è considerata uno degli esempi più brillanti del Liberty in Italia e in Europa. L’anima cosmopolita del padrone di casa si coglie nella molteplicità dei linguaggi espressivi: dalle superfici curve di stampo barocco, alle capriate tipicamente nordiche, alle torrette cilindriche che rimandano ai castelli francesi, alle colonnine romaniche, ai bugnati rinascimentali. Terminata l'età d'oro della famiglia, il villino cadde in disuso fino all'incendio doloso del 1962 che ne danneggiò gli interni, per poi essere restaurata come sede di rappresentanza della Regione Sicilia. Di recente ha riaperto i battenti al pubblico per visite.
Villa Borsani fu progettata come casa di rappresentanza di Gaetano Borsani, imprenditore colto e fondatore, nel 1923, dell’Abv (Arredamenti Borsani Varedo) che a quel tempo si trasferiva in un nuovo insediamento produttivo contiguo alla casa. Il lessico razionalista si ispira alle opere di Muzio, De Finetti e Portaluppi e indirettamente ai grandi autori dell’architettura mitteleuropea di inizio Novecento, tra cui Loos, con la sua idea rivoluzionaria del Raumplan (concezione progettuale basata sull’incastro planivolumetrico degli ambienti). Un equilibrio tra nuovi stilemi e tradizione decorativa connota l’edificio, tra esterni austeri e interni patinati. Ogni ambiente, originale e in perfetto stato di conservazione, è ricco di arredi mobili, disegnati da Borsani o da altri collaboratori dell’azienda, pregevoli arredi fissi e vani accessori spesso nascosti negli spessori dei muri. Dalla morte di Borsani nel 1985, la casa è rimasta in gran parte immutata. Non è sempre aperta al pubblico ma occasionalmente vengono organizzate visite guidate dal Fondo Ambiente Italiano (FaI) o da Alcova, in occasione della Milano Design Week.
Parte integrante della Fondazione Zegna, Casa Zegna è l’archivio storico e il polo di aggregazione culturale di tutto il Gruppo Zegna. Inaugurata nel 2007 nella palazzina degli Anni Trenta che fu la casa di famiglia, accanto al Lanificio Ermenegildo Zegna, l’edificio ospita mostre, eventi e laboratori per famiglie: un viaggio che consente di scoprire la storia del Gruppo Ermenegildo Zegna dal 1910, tra documenti cartacei, campioni di tessuto, migliaia di oggetti pubblicitari, filmati e tavole architettoniche.
La villa fu progettata come abitazione per l’artista Claudio Caffetto che presto fonde la funzione originaria con quella espositiva, per realizzare un luogo di incontro e dibattito artistico-culturale. L’edificio si interseca con la morfologia della collina, modellata da terrazzamenti e giardini pensili. La progettazione rifiuta la tradizionale suddivisione delle aree funzionali e piuttosto coglie il potenziale di movimento e ibridazione dello spazio, attraverso un’esplosione di percorsi, rampe, sporti, feritoie, trasparenze, ponti sospesi, pensiline. Un approccio altrettanto ibrido si rivela nell’uso dei materiali: dal cemento armato nella struttura portante e nelle superfici esterne, alle preziose finiture in ardesia, marmo e legno. La casa oggi è sede di esposizioni ed eventi.
Il complesso storico comprende una villa risalente al XV secolo e un vasto parco. Dalla seconda metà del Novecento, la tenuta ospita la collezione Gori di opere d’arte contemporanea site-specific: installazioni all’aperto collocate tra il parco ottocentesco, i campi di olivi e negli interni della fattoria e in alcune case agricole, da Richard Serra a Mimmo Paladino, da Anselm Kiefer a Michelangelo Pistoletto. Oggi, la fattoria di Celle è uno dei più importanti centri di Land Art in Italia.