Questo articolo è stato pubblicato su Domus 955, febbraio 2012
A poche decine di chilometri da Mosca, sorge un
villaggio come tanti altri: disseminato di casette,
è battezzato Beryozka-6 (betulla-6). Tuttavia,
se mai avrete la ventura di trovarvi in quei paraggi,
vi troverete immersi in un'atmosfera degna di John
Carpenter o della distopia di Lloyd Kaufman.
Ogni appezzamento ospita, infatti, un autobus
modello Ikarus 280 di produzione ungherese,
adattato però ad abitazione e dotato di rimessa
per la legna, cucina, bagno e sauna. Con i finestrini
di alcuni esemplari sono state costruite delle
serre, altri hanno un tetto a spioventi, oppure
sono collegati alla rete idrica. Possono presentare
facciate coperte con i pannelli laterali delle portiere
o sono camuffati da capanni da giardino.
Questo esempio di 'high-tech dell'età della pietra'
fa diretto riferimento a temi come l'identificazione
funzionalista dell'architettura con la tecnologia,
la standardizzazione dell'edilizia residenziale,
il design informale e l'architettura 'fai-da-te'.
Per comprendere realmente questo stanziamento,
è necessario avvicinarsi al concetto russo di dacia.
Questa tipologia è endemica, ma, nonostante la
somiglianza superficiale, non ha niente in comune
con le periferie americane. Inoltre, la dacia non
può essere paragonata nemmeno alla tipica casa di campagna europea. Sotto Stalin, le dacie
venivano assegnate ai più importanti esponenti
del partito comunista e all'élite scientifica e
culturale. Comprendevano vasti terreni in zone
particolarmente suggestive, con abitazioni
solitamente costruite secondo un progetto
standardizzato.
Ultima fermata Avtobusniki
In un villaggio rurale nei pressi di Mosca, i leggendari autobus dell'era sovietica Ikarus 280 ritrovano nuova vita come improvvisate protesi architettoniche.
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- Sergei Kulikov
- 08 febbraio 2012
- Mosca
Uno stadio successivo fu negli anni Cinquanta e Sessanta, con Krusciov. Gli appezzamenti venivano assegnati a impiegati di varie aziende e fabbriche in base alla loro professione. Il formato stalinista, in seguito, venne ridotto e i lotti rimpiccioliti anche di dieci volte, mentre la costruzione delle abitazioni, legata a tipologie standard, veniva lasciata all'assegnatario del terreno. Negli anni Ottanta, furono distribuite ancora grandi quantità di terra, tra cui una consistente parte di terreno agricolo, mentre la superficie pro capite toccò il minimo storico di 600 metri quadrati. La dacia non diventò altro che una seconda casa: un'abitazione di campagna per residenti in città, utilizzata prevalentemente d'estate, mentre d'inverno molti di questi insediamenti diventano enormi aree vuote, punteggiate di cottage tristi e monotoni. Il villaggio Beryozka-6 è stato fondato nel 1989, all'epoca del declino dell'impero sovietico, ed era originariamente chiamato 'Avtobusniki' (guidatori di autobus) perché i lotti erano stati assegnati ai dipendenti di una società di trasporti urbani del distretto moscovita Yasenevo.
Il 1989, che coincide con la sconfitta dell'economia pianificata, fu anche uno degli anni più duri nella storia dell'Unione Sovietica. Così, per aiutare i possessori delle dacie, l'amministrazione della società di trasporti decise di donare loro la metà dei mezzi inutilizzati dalla società: gli Ikarus 280. Una volta che gli autobus furono trasportati nella loro nuova destinazione, diventarono un elemento centrale nella vita degli abitanti. Durante la costruzione delle nuove case, i proprietari vissero, infatti, nei vecchi torpedoni, ma con il completamento delle loro abitazioni non vi fu il modo di rimuovere gli automezzi, in quanto non c'era alcun posto disponibile per il loro possibile ricovero. Gli abitanti non ebbero altra scelta se non quella di accettare la presenza dei veicoli sui propri terreni.
Per certi versi, gli Ikarus replicarono il destino del famoso condominio di cinque piani dell'era sovietica, il primo esempio di edilizia residenziale modulare.
Per certi versi, gli Ikarus replicarono il destino del famoso condominio di cinque piani dell'era sovietica, il primo esempio di edilizia residenziale modulare. Negli anni Cinquanta, tutti erano convinti che fosse una struttura temporanea, progettata per risolvere il problema della carenza di alloggi. I suoi inquilini dovevano resistere fino all'arrivo del 'vero comunismo': ossia per 20, 25 anni. Per parafrasare Le Corbusier, si trattava di "una macchina per abitare". Gli anni sono passati, il 'vero comunismo' non è mai arrivato, ma i condomini sono ancora lì. Nel caso di Avtobusniki, la situazione è leggermente diversa: gli abitanti hanno raggiunto il loro obiettivo, le dacie sono state costruite e il 'luminoso futuro' è arrivato. Tuttavia, eliminare quegli autobus, che come l'Icaro del mito li hanno portati alla fine del sogno da cui è uscito il futuro, non pare possibile.
La citazione di Le Corbusier non è casuale. In Vers une architecture, il suo famoso manifesto del 1923, metteva a confronto il lavoro di architetti e ingegneri, schierandosi coi secondi e facendo una serie di affermazioni controverse. Diceva, innanzitutto, che: "L'aeroplano è il prodotto di una selezione spinta… La macchina contiene in sé il fattore economico, che porta alla selezione. La casa è una macchina per abitare". Affermava poi: "Se eliminiamo dai nostri cuori e dalle nostre menti tutti i concetti ormai morti riguardo alla casa e osserviamo la questione da un punto di vista critico e obiettivo, arriviamo inevitabilmente all'idea di 'casa come macchina'". Le Corbusier tentava così di formulare l'idea della selezione tecnica identificandola con la selezione naturale di Darwin, secondo un sistema in cui l'analogo delle specie e sottospecie delle creature viventi darwiniane è costituito dai differenti standard e tipologie edili. E se per l'antichità "il Partenone è il prodotto di una selezione applicata a uno standard", nella nostra epoca il vertice dell'evoluzione è la 'casa-macchina'. La storia della dacia sovietica rappresenta, quasi alla lettera, una ripetizione parodistica di questa evoluzione: dai dinosauri delle dacie staliniane, bypassando il tipico cottage del periodo post-bellico, fino al villaggio di Avtobusniki. Insieme alle dacie, si sono evoluti anche i loro proprietari. Se il tipico abitante della prima dacia era un vecchio professore o un generale, e poi un impiegato e un operaio, oggi l'abitante ideale di Avtobusniki potrebbe essere il robot Bender, nei panni del pensionato sovietico. Sergei Kulikov Storico dell'architettura e ricercatore