A poche decine di chilometri da Mosca, sorge un villaggio come tanti altri: disseminato di casette, è battezzato Beryozka-6 (betulla-6). Tuttavia, se mai avrete la ventura di trovarvi in quei paraggi, vi troverete immersi in un'atmosfera degna di John Carpenter o della distopia di Lloyd Kaufman. Ogni appezzamento ospita, infatti, un autobus modello Ikarus 280 di produzione ungherese, adattato però ad abitazione e dotato di rimessa per la legna, cucina, bagno e sauna. Con i finestrini di alcuni esemplari sono state costruite delle serre, altri hanno un tetto a spioventi, oppure sono collegati alla rete idrica. Possono presentare facciate coperte con i pannelli laterali delle portiere o sono camuffati da capanni da giardino.
Questo esempio di 'high-tech dell'età della pietra' fa diretto riferimento a temi come l'identificazione funzionalista dell'architettura con la tecnologia, la standardizzazione dell'edilizia residenziale, il design informale e l'architettura 'fai-da-te'. Per comprendere realmente questo stanziamento, è necessario avvicinarsi al concetto russo di dacia. Questa tipologia è endemica, ma, nonostante la somiglianza superficiale, non ha niente in comune con le periferie americane. Inoltre, la dacia non può essere paragonata nemmeno alla tipica casa di campagna europea. Sotto Stalin, le dacie venivano assegnate ai più importanti esponenti del partito comunista e all'élite scientifica e culturale. Comprendevano vasti terreni in zone particolarmente suggestive, con abitazioni solitamente costruite secondo un progetto standardizzato.
Per certi versi, gli Ikarus replicarono il destino del famoso condominio di cinque piani dell'era sovietica, il primo esempio di edilizia residenziale modulare.