Ciò che Alvar Aalto ha rappresentato per la Finlandia va oltre il talento del progettista: insieme a sua moglie e partner Aino, Aalto è stato in grado di tradurre lo spirito finlandese in architettura moderna. Come succede nel Municipio di Säynätsalo, costruito tra il 1949 e il 1952: con i suoi mattoni rossi lasciati a vista e la corte sopraelevata, è un edificio allo stesso tempo civico e domestico, severo e accogliente, simbolo di un modernismo totalmente nordico e aaltiano.
A dispetto di certi freddi volumi modernisti, Aalto proponeva spazi caldi e accoglienti, e il suo lavoro è stato spesso accostato all’architettura organica: non per qualche specifico riferimento morfologico alla natura e alle sue forme, ma per la sua (personalissima) ricerca costante di un dialogo tra l’edificio e il luogo, tra il naturale e il costruito.
View gallery
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Photo Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Pensato come “dispositivo medico” tanto quanto come edificio, il sanatorio per i malati di tubercolosi è immerso nella foresta di conifere elemento caratterizzante il paesaggio finlandese e organizzato intorno alle camere e alle terrazze di cura. Ogni dettaglio è disegnato con pazienza da Alvar con la prima moglie Aino: i colori pastello attenuano il disagio, le luci non abbagliano, l’acqua scorre silenziosa, i letti e le poltrone orientano lo sguardo verso il paesaggio. Il funzionalismo diventa qui una forma di “empatia” architettonica.
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Biblioteca di Viipuri (1930–35), oggi Vyborg, Russia
La biblioteca municipale di Viipuri segna l’ingresso di Aalto nel dibattito internazionale: un volume rigoroso cela interni sorprendentemente plastici. Nella sala di lettura – omaggio rettilineo alla circolarità della Biblioteca di Erik Gunnar Asplund a Stoccolma – il soffitto ondulato in legno e i lucernari circolari diffondono una luce omogenea, quasi senza ombre; nella grande aula conferenze, l’acustica è modellata dallo spazio. Il severo lessico del funzionalismo è piegato a un’idea più morbida e topografica dello spazio pubblico.
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Biblioteca di Viipuri (1930–35), oggi Vyborg, Russia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Villa Mairea (1938–39), Noormarkku, Finlandia
Villa Mairea rappresenta il manifesto più radicale del “moderno dal volto umano” di Aalto. Commissionata da Maire e Harry Gullichsen – cofondatori nel 1935 insieme agli Aalto dell’azienda di design Artek – come abitazione sperimentale, intreccia due corpi a L che disegnano spazi intimi affacciati sul bosco. Legno, pietra, intonaco bianco e dettagli artigianali trasformano la villa in un paesaggio domestico: il portico-selva, la piscina irregolare, gli interni fluidi mostrano come la casa possa farsi estensione, e non negazione, della foresta.
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Villa Mairea (1938–39), Noormarkku, Finlandia
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Casa (1934–36) e Studio Aalto (1955–56) di Munkkiniemi, Helsinki, Finlandia
La casa degli Aalto a Munkkiniemi, con annesso studio, è un autoritratto domestico dei progettisti. L’abitazione del 1936 combina volumi intonacati bianchi e superfici lignee, tra modernismo e casa rurale finlandese; il soggiorno e la biblioteca affacciano sul giardino. Poco distante, lo Studio Aalto – completato nel 1955 – con la corte-anfiteatro e la sala di lavoro illuminata a nord, racconta un modo di progettare collettivo che caratterizza il modus operandi dello studio.
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Casa (1934–36) e Studio Aalto (1955–56) di Munkkiniemi, Helsinki, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Chiesa di Santa Maria Assunta (1966–78), Riola di Vergato, Italia
A Riola, sugli Appennini bolognesi, un Aalto ormai maturo trova in Italia un raro terreno di sperimentazione. L'interno della chiesa di Santa Maria Assunta traduce in forme di calcestruzzo dipinto di bianco il linguaggio dei boschi finlandesi: la navata è illuminata da una sequenza di shed curvi che portano all’interno una luce indiretta, quasi nordica, che si concentra sull’altare. L’aula fa della liturgia un’esperienza spaziale in continuità con la piazza e il paesaggio.
Foto Giovanni Comoglio
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Photo Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Pensato come “dispositivo medico” tanto quanto come edificio, il sanatorio per i malati di tubercolosi è immerso nella foresta di conifere elemento caratterizzante il paesaggio finlandese e organizzato intorno alle camere e alle terrazze di cura. Ogni dettaglio è disegnato con pazienza da Alvar con la prima moglie Aino: i colori pastello attenuano il disagio, le luci non abbagliano, l’acqua scorre silenziosa, i letti e le poltrone orientano lo sguardo verso il paesaggio. Il funzionalismo diventa qui una forma di “empatia” architettonica.
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Sanatorio di Paimio (1929–33), Paimio, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Biblioteca di Viipuri (1930–35), oggi Vyborg, Russia
La biblioteca municipale di Viipuri segna l’ingresso di Aalto nel dibattito internazionale: un volume rigoroso cela interni sorprendentemente plastici. Nella sala di lettura – omaggio rettilineo alla circolarità della Biblioteca di Erik Gunnar Asplund a Stoccolma – il soffitto ondulato in legno e i lucernari circolari diffondono una luce omogenea, quasi senza ombre; nella grande aula conferenze, l’acustica è modellata dallo spazio. Il severo lessico del funzionalismo è piegato a un’idea più morbida e topografica dello spazio pubblico.
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Biblioteca di Viipuri (1930–35), oggi Vyborg, Russia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Villa Mairea (1938–39), Noormarkku, Finlandia
Villa Mairea rappresenta il manifesto più radicale del “moderno dal volto umano” di Aalto. Commissionata da Maire e Harry Gullichsen – cofondatori nel 1935 insieme agli Aalto dell’azienda di design Artek – come abitazione sperimentale, intreccia due corpi a L che disegnano spazi intimi affacciati sul bosco. Legno, pietra, intonaco bianco e dettagli artigianali trasformano la villa in un paesaggio domestico: il portico-selva, la piscina irregolare, gli interni fluidi mostrano come la casa possa farsi estensione, e non negazione, della foresta.
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Villa Mairea (1938–39), Noormarkku, Finlandia
Foto Jarno Kylmänen, Villa Mairea Archives
Casa (1934–36) e Studio Aalto (1955–56) di Munkkiniemi, Helsinki, Finlandia
La casa degli Aalto a Munkkiniemi, con annesso studio, è un autoritratto domestico dei progettisti. L’abitazione del 1936 combina volumi intonacati bianchi e superfici lignee, tra modernismo e casa rurale finlandese; il soggiorno e la biblioteca affacciano sul giardino. Poco distante, lo Studio Aalto – completato nel 1955 – con la corte-anfiteatro e la sala di lavoro illuminata a nord, racconta un modo di progettare collettivo che caratterizza il modus operandi dello studio.
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Casa (1934–36) e Studio Aalto (1955–56) di Munkkiniemi, Helsinki, Finlandia
Foto Maija Holma, Alvar Aalto Foundation
Chiesa di Santa Maria Assunta (1966–78), Riola di Vergato, Italia
A Riola, sugli Appennini bolognesi, un Aalto ormai maturo trova in Italia un raro terreno di sperimentazione. L'interno della chiesa di Santa Maria Assunta traduce in forme di calcestruzzo dipinto di bianco il linguaggio dei boschi finlandesi: la navata è illuminata da una sequenza di shed curvi che portano all’interno una luce indiretta, quasi nordica, che si concentra sull’altare. L’aula fa della liturgia un’esperienza spaziale in continuità con la piazza e il paesaggio.
Foto Giovanni Comoglio
Questa filosofia progettuale è emersa anche nei progetti che Aalto ha realizzato nel resto dell’Europa, come la Chiesa di Riola in Italia, ma è nei paesaggi naturali finlandesi che trova la sua sintesi più autentica, come si trattasse di una necessità biologica del progetto.
In futuro, proprio accanto al Municipio di mattoni rossi, dovrebbe nascere un nuovo centro culturale, e tra le alternative più apprezzate c’è quella proposta dallo studio cinese Chuxin Tuoyuan.
Perché si sta parlando di costruire un centro culturale
A cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50, Alvar Aalto è chiamato a progettare un edificio molto rilevante per Säynätsalo, un piccolo nucleo situato nel lago Päijänne, nella parte centrale della Finlandia meridionale. A quei tempi aveva già progettato le sue opere più note – che oggi sono a pieno titolo tra i manifesti del Novecento – tra cui il Sanatorio di Paimio, un’architettura pensata nei minimi dettagli per il recupero e il benessere dei pazienti, ma anche la Biblioteca di Viipuri, costruita prima che la città tornasse sotto il dominio russo.
Così, subito dopo aver concluso i lavori per la Baker House, lo studentato commissionato dall’MIT a Cambridge, Alvar Aalto realizza la Säynätsalo Town Hall, concepita non solo come cuore amministrativo ma anche sociale, per la comunità, includendo oltre agli uffici una biblioteca, spazi pubblici e residenze.
Nel tempo, però, l’edificio ha dovuto fare i conti con la realtà demografica dell’isola: l’invecchiamento e la migrazione verso città più attrattive della Finlandia hanno lentamente portato a uno spopolamento del territorio. È quindi diventato necessario pensare a delle strategie mirate a contrastare questo fenomeno, ed è per questo che negli ultimi anni sono nati alcuni progetti di ricerca sulla situazione di Säynätsalo.
Fra le ricerche in corso, c’è quella promossa dalla Harvard University Graduate School of Design, che è un invito a ripensare nuove forme di rigenerazione comunitaria proprio a partire dalla funzione del municipio di Aalto e delle aree circostanti.
Un progetto particolarmente discreto
Se state pensando a un intervento stile effetto Bilbao, con un’architettura spettacolare che generi un’ondata di sviluppo, non è quello che – plausibilmente – succederà a Säynätsalo. Il Light of the North Musical Art Centre, progettato dallo studio cinese Chuxin Tuoyuan e frutto dell’invito della Harvard University, “eredita lo spirito civico e l’ordine proporzionale del complesso originale” spiega a Domus Meng Zhao, founder dello studio.
Guardando gli elaborati del progetto, è evidente che si tratti di un intervento tutt’altro che dirompente, e che anzi stupisce proprio perché in diretta continuità con il municipio, collocato dall’altra parte della strada.
Il linguaggio adottato dallo studio cinese è vicino a quello del maestro finlandese più nell’impiego dei materiali che nell’impianto: mentre Aalto aveva optato per un complesso affacciato su una grande corte interna sopraelevata, collegata al piano strada attraverso due scale opposte e diverse per forma, lo studio guidato da Meng Zhao punta tutto sulla compattezza dell’edificio, pur mantenendo una certa permeabilità proprio in corrispondenza della scala “organica” di Aalto.
“La disposizione ritmica dei mattoni forati e dei pannelli lignei curvi vuole creare una continuità tra l’esistente e il nuovo” commenta Meng Zhao, che mette in luce il riferimento materico all’architettura di Aalto: i mattoni, così come il legno curvo, sono una vera e propria citazione. Anche lo spazio interno, immaginato come accogliente e contemplativo al tempo stesso, mira a evocare un’atmosfera simile a quella di una foresta – operazione che, in forma diversa, abbiamo già visto fare ad Aalto per i padiglioni finlandesi alle esposizioni di Parigi (1937) e New York (1938-39).
Molto Aalto, ma non troppo
Funzionalmente, il centro è pensato per “favorire la partecipazione intergenerazionale e affrontare lo spopolamento rurale attraverso la cultura e la creatività” dice Meng Zhao, quindi l’intento è chiaro: usare la cultura come strumento di rigenerazione.
D’altro canto, sembra che la lezione architettonica di Aalto sia impiegata per dare legittimità all’intervento stesso, che ne diventa praticamente una citazione consapevole, come se non fosse un omaggio, ma una strategia: inserirsi nel quadro senza incrinarlo, parlare lo stesso linguaggio per “farsi accettare”.
View gallery
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Chuxintuoyuan, The Light of the North Musical Art Center, Säynätsalo
Courtesy Meng Zhao
Se mai realizzato, il Light of the North Musical Art Centre dovrà misurarsi proprio con il rischio di risultare eccessivamente ossequioso, approccio che potrebbe limitare non poco la forza espressiva dell’edificio. È lo stesso problema di cui si è fatto carico lo studio A-Konsultit, che ha firmato l’ampliamento del museo di Alvar Aalto a Jyväskylä. In quel caso, però, i progettisti hanno avuto la fortuna (fortuna?) di lavorare sulle idee mai realizzate dello stesso Aalto, proponendo un intervento a metà tra il filologico e il contemporaneo.
Nel caso del nuovo – e ipotetico – centro culturale, c’è da tenere in considerazione anche il fatto che, in un piccolo centro piuttosto rurale come quello di Säynätsalo, è possibile che la continuità visiva e simbolica con un architetto percepito come un eroe nazionale sia ciò che serve alla comunità per riconoscersi e percepire il cambiamento in positivo piuttosto che come rottura con il passato.
In fondo, più che dare risposte, il progetto di Chuxin Tuoyuan rimette al centro una domanda ancora aperta per l’architettura contemporanea: come si costruisce accanto all’opera di un maestro del Novecento, senza restarne prigionieri e senza pretendere di superarla?
Immagine di apertura: Säynätsalo Town Hall (1949-52). Foto Martti Kapanen, Alvar Aalto Foundation
