Esiste l’architettura per i cani? 5 progetti ce lo raccontano

Da Kengo Kuma a Toyo Ito passando per Mvrdv, 5 storie dalla mostra in arrivo all'Adi Design Museum di Milano esplorano gli habitat progettati per i cani nell'ottica dell'empatia interspecie e del design inclusivo.

Se condizione imprescindibile per il successo di un progetto è che l’architetto o il designer trascendano i confini egoici per mettersi nei panni di chi concretamente fruirà della loro opera, allo stesso modo non c’è motivo per cui questo scatto empatico non debba spingersi oltre l’orizzonte antropocentrico verso altre specie: a pensarci, è un assunto valido per tutta l'architettura.  

È anche il punto di partenza per “Architecture for Dogs”, la mostra in programma all’Adi Design Museum di Milano dal 3 dicembre 2024 al 16 febbraio 2025.

Giulio Iacchetti, Italian Greyhound. Foto Hiroshi Yoda

Il diretore artistico di Muji, Kenya Hara, designer giapponese di rilievo internazionale, è qui anche il curatore: e per la prima edizione italiana della mostra l'ha voluta integrare integrata con contributi inediti rispetto alla precedente edizione londinese del 2020.

Attraverso l’esposizione di insolite cucce per cane firmate dai nomi più prestigiosi del design e dell’architettura contemporanea (come Asif Khan, Atelier Bow-Wow, Fgmf, Hiroshi Naito, Kenya Hara, Kazuyo Sejima, Kengo Kuma, Konstantin Grcic, Ma Yansong, Mvrdv, Reiser + Umemoto, Shigeru Ban, Sou Fujimoto, Torafu Architects, Toyo Ito), la mostra indaga come il design e l’architettura possano innescare relazioni appaganti e non strettamente funzionalistiche tra l’ambiente e gli esseri viventi in senso lato, affinché questi divengano protagonisti consapevoli dello spazio che vivono e che si plasma sulle loro esigenze materiali, psicologiche ed emozionali.

“Questi progetti vanno oltre la semplice cuccia o spazio funzionale per il cane, indagando nuove modalità di interazione, esplorando come architettura e design possano rappresentare un linguaggio che accomuna tutte le specie viventi”, sottolinea il curatore.

L’allestimento, a cura dello stesso Hara, prevede un sistema fluido di isole espositive che raccontano ciascuna in modo diverso il rapporto interattivo tra ambiente costruito e utente canino: dalla panchina studiata per consentire ristoro alle razze più provate dal caldo (Hiroshi Naito), al passeggino dotato di cuscini riparati dal sole per i più anziani (Toyo Ito); dalla cuccia incorporata nell’arredo (Fgmf), alla cuccia-dondolo (Mvrdv), a quella verticale (Bow-Wow) che consente di guardare il padrone negli occhi facendo esercizi di mobility,  e magari risvegliando competenze cognitive assopite dalla prolungata frequentazione del divano.

Tra sforzi di lettura della psicologia animale e interpretazioni, talvolta, forse eccessivamente “proiettive” dei bisogni umani più che canini, la mostra offre invece una riflessione sul valore inclusivo e universale del design, restituendo in forma giocosa la profonda affezione per il migliore amico dell’Uomo. Non a caso, l’esposizione si svolge negli spazi dell’Adi Design Museum: “uno dei pochi musei milanesi e di tutta Italia a consentire l'accesso ai cani negli spazi espositivi, rendendo così possibile una fruizione condivisa tra persone e animali in un ambiente culturale aperto e accogliente”, come spiega il presidente del museo, Luciano Galimberti. La natura inclusiva del progetto si coglie anche nella partecipazione diretta del pubblico, che può gratuitamente scaricare disegni e istruzioni di montaggio delle cucce dal sito ufficiale per adattarle alle esigenze specifiche del proprio quattro zampe. 

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